{{IMG_SX}}Mosca, 16 giugno 2008 - Il futurismo a 360 gradi. E' l'intento della mostra appena inaugurata in terra russa. A quasi cento anni dalla sua nascita, la rivoluzione futurista italiana sbarca per la prima volta al museo Pushkin di Mosca, riscoprendo le sue contiguità storiche e culturali con l'avanguardia di questo Paese. La mostra è frutto di una collaborazione con il Mart, il museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, presieduto da Franco Bernabè e apre in anticipo le celebrazioni per il centenenario del movimento, che cade nel 2009.

 

Una sorta di viaggio di ritorno in Russia, dopo quelli di Umberto Boccioni e Filippo Tommaso Marinetti all'inizio del Novecento, ma anche una rivincita di Mosca, forse oggi la città europea che più incarna il mito futurista della modernità, della velocità, della trasformazione. Oltre 200 le opere esposte fino al 24 agosto, di cui un'ottantina del Mart ed altre provenienti dalle Civiche raccolte di Milano, dalla Galleria nazionale di arte moderna di Roma e da collezioni private italiane, americane, israeliane e svizzere. La mostra si apre al primo piano con una delle icone del futurismo, la scultura 'Forme uniche della continuità nello spazio' di Boccioni, proveniente dall'Israel museum di Gerusalemme.

 

E se nello spazio centrale si concentrano altre sculture (Depero e Prampolini, Renato Bertelli, Renato di Bosso, Mino Rosso ed Ernesto Thayaht), sulle pareti si può ammirare l'evoluzione della pittura futurista, da 'Souvenir de voyage' di Severini a 'Ciò che mi ha detto il tram' di Carlo Carrà, fino alle opere più note di Boccioni, Balla, Soffici e Russolo. Opere che, insieme agli 'Intona-rumori', traducono le teorie dei principali manifesti futuristi, esposti in una vicina ala del museo insieme alle 'parole in libertà', a disegni della città futura di Antonio S. Elia, Mario Chiattone e Tullio Crali. Il Pushkin, insieme alla galleria Tretiakov di Mosca, al Museo Russo di San Pietroburgo e ad altri musei provinciali, contribuisce con un nucleo di opere dei cubo-futuristi russi. Numerose le tele della sezione russa, da Olga Rozanova ad Aleksandra Exter (la sua 'Firenze' è uno dei poster della mostra), da Vladimir Maiakovski a Natalia Goncharova, nonchè foto, bozzetti, giornali e recensioni d'epoca.

 

''Un evento di risonanza europea'', ha detto la direttrice del Pushkin Irina Antonova nel presentare l'iniziativa, che batte sul tempo la grande mostra generalista del centro Pompidou in programma ad ottobre in Francia, dove il futurismo ebbe la sua teorizzazione con Marinetti e la sua prima esposizione. Ma la mostra moscovita, come ha sottolineato la sua collega del Mart Gabriella Belli, ha anche il pregio di ''focalizzare l'attenzione sui rapporti tra futurismo italiano e russo e di esplorare il fenomeno a 360 gradi''. Con l'aggiunta di un ciclo di iniziative promosso dall'istituto di cultura italiano e che spazierà dalla fotografia alla musica, dalla danza, al teatro e al design contemporaneo, quest'ultimo con l'Alfa Romeo artshow. ''Tra Italia e Russia vi fu una contiguità culturale nell' elaborazione di un movimento artistico che rappresentò una rivoluzione radicale e che, a differenza del cubismo, investì anche la vita socio-culturale dell'epoca, proponendo l'arte come forma di libertà e di progresso'', ha spiegato la Belli.