La retrocessione dalla serie A alla B ha pesato molto sui conti del Bologna chiusi al 30 giugno dello scorso anno. E’ l’effetto della stagione 2004/2005 che si concluse con la sconfitta nel doppio incontro di spareggio con il Parma (andata 0-1 per i bolognesi e ritorno 2-0 per i ducali), con il gol dell’attaccante nerocrociato Alberto Gilardino all’ultimo minuto del match di ritorno che condannò i rossoblù alla serie inferiore: ciò ha comportato conseguenze molto pesanti sul conto economico. Si può dire che il “caso Bologna” potrebbe essere preso come esempio calzante delle enormi difficoltà a cui va incontro una società retrocessa dalla massima serie.
Stando alla relazione sulla gestione, nel 2005/2006 la società felsinea (in cui ha raggiunto l’ottavo posto in serie B) ha subìto il crollo verticale dei ricavi pari al 62% (13,62 milioni contro i precedenti 35,68 milioni). In particolare, la retrocessione dell’anno precedente ha avuto un effetto devastante sugli incassi allo stadio: la differenza in negativo rispetto al 2004/05 è stata di 4,24 milioni. La quasi totalità di questa cifra riguarda le gare di campionato.

Né è servito al presidente Alfredo Cazzola una ferrea politica di tagli dei costi, diminuiti drasticamente del 46%: lo squilibrio costi/ricavi è stato pari a 8,96 milioni e si è incrementato del 48% rispetto all’anno precedente. L’esercizio si è concluso con un passivo pari a 9,32 milioni, inferiore del 25,1% a quello del 2004/05. Nonostante ciò, stando alla relazione del collegio sindacale, “l’entità della perdita registrata nell’esercizio, cui si somma la residua perdita riportata nell’esercizio precedente, supera il terzo del capitale sociale”: di conseguenza si sono resi necessari i provvedimenti imposti dal Codice civile, ossia abbattimento e ricostituzione del capitale. Secondo quanto affermato dal verbale dell’assemblea straordinaria del 17 novembre 2006 e iniziata alle ore 17, senza alcuna ombra di superstizione da parte dei consiglieri, l’operazione è stata sottoscritta dagli azionisti Finalca, controllata da Cazzola, per il 50%, e per il 25% da 28 Investimenti (si veda il box successivo) e dalla Promozioni Commerciali Italia poi fusa nella Cogei Costruzioni di Renzo Menarini, consigliere del Bologna. La società ha beneficiato tra versamenti “a titolo di capitale” e incasso di crediti dai soci per 14,9 milioni: un segno tangibile della volontà degli azionisti di sostenerla concretamente. A proposito del consiglio di amministrazione, i suoi membri hanno ricevuto un ammontare totale di 20mila euro.



Addio sponsor

 

La retrocessione nella serie cadetta ha comportato la fuga di tre sponsor e la risoluzione del contratto con Sky. Riguardo alla pay-tv, l’accordo sarebbe scaduto il 30 giugno prossimo: i corrispettivi sarebbero stati di 13 milioni per il 2005/06 e di 13,65 milioni per il 2006/07. L’intesa con lo sponsor Amica Chips sarebbe scaduta anch’essa alla stessa data: la sua risoluzione ha comportato per il Bologna un mancato incasso di 1,1 milioni nel 2005/06 e 1,2 milioni nel 2006/07. La società rossoblù ha dovuto rinunciare anche al milione di euro proveniente da Tim per la cessione dei diritti Umts: il contratto sarebbe scaduto il 30 giugno 2006. E’ sparito anche il corrispettivo di 150mila euro proveniente sempre dalla società di telefonia cellulare del gruppo Telecom: quest’ultima ha risolto il contratto prima della scadenza, posta a metà dell’anno scorso. Il conto economico riporta di un vistoso calo delle entrate totali da sponsorizzazioni per 1,24 milioni (-55,5%). Sul sito del Bologna, alla voce sponsor, si nota tra gli sponsor istrituzionali la Promotor Intenational (Cazzola), Cogei Costruzioni (Menarini), e due capisaldi dell’economia emiliana: Aemil Banca e Manutencoop. Tra i media partner spicca Stadio, edizione “nordista” del Corriere dello Sport, che è anche sponsor media della Roma e sponsor istituzionale della Lazio.
La relazione sulla gestione riporta però di altri contratti, che “prevedono invece corrispettivi differenziati a seconda della categoria del campionato di partecipazione”. Si segnalano tra essi, ma la società non ha indicato cifre, il contratto di cessione dei diritti televisivi del digitale terrestre per il territorio italiano con Media Partners Italia, quello di cessione delle immagini delle partite per l’estero stipulato con Media Partners & Silva Limited. Complessivamente, nel 2005/06 i diritti tv sono crollati verticalmente per circa 22 milioni, passando da 23,12 a 1,16 milioni.



Conflitto d’interessi

 

Il Bologna ha invece indicato i minimi garantiti per la concessione della raccolta pubblicitaria a Schematre, che scadrà il 30 settembre 2009: in caso di partecipazione in serie A essi variano da 1,6 a 2 milioni, contro i 500mila per la serie B. Sempre riguardo alla concessionaria, la società petroniana ha sottoscritto il 24 luglio 2006 “una transazione risolutiva del rapporto contrattuale” che “prevedeva, tra l’altro, la concessione da parte di Bologna F.C. 1909 spa a Schematre srl della licenza di utilizzo del marchio “Bologna Football club”” insieme a una serie di attività di carattere pubblicitario, di sponsorizzazione e promozionale per lo sfruttamento dello stesso marchio. Inoltre, l’intesa contemplava il compimento di prestazioni d’opera allo stadio Dall’Ara. “In data 15 settembre 2006, la società ha sottoscritto – si legge nella relazione sulla gestione – con Promotor International spa un contratto di concessione dei diritti di gestione pubblicitaria e promozionale per la stagione sportiva 2006/2007”. Questo accordo è un vero e proprio conflitto d’interessi per Cazzola, in quanto riveste gli incarichi contemporanei di presidente e azionista di riferimento del Bologna, tramite la Finalca, assieme a quelli di amministratore delegato e principale azionista, sempre tramite la Finalca, della Promotor International. In quest’ultima c’è anche una presenza bancaria: si tratta di Interbanca, banca d’affari del gruppo Antonveneta Abn Amro, secondo azionista con il 20%. Uno dei suoi consiglieri di amministrazione esecutivi è Massimo Moratti, azionista di riferimento e presidente dell’Inter.

 

Acquisti e costi

 

Non ha avuto effetto sul risultato finale l’unica plusvalenza di 1,7 milioni incassata dalla cessione alla Fiorentina del difensore Alessandro Gamberini. Invece, Federico Giunti, ceduto gratis al Chievo, ha prodotto una minusvalenza di 50mila euro. Correttamente, il Bologna li ha inseriti tra i proventi e gli oneri straordinari secondo quanto previsto dal Codice Civile. Complessivamente, il saldo nel bilancio 2005/06 della campagna acquisti è risultato positivo per 1,15 milioni: gli unici due acquisti, Marazzina dal Siena e Mingazzini dall’Atalanta sono costati rispettivamente 200 e 300 milioni.
Sono proprio le voci riguardanti i calciatori quelle che hanno comportato i maggiori tagli dei costi, passati da 41,72 a 22,59 milioni. La società felsinea non ha differenziato quelli dei tesserati dal restante personale: i salari e stipendi sono calati del 36,3%, mentre gli oneri sociali del 9%. Gli ammortamenti immateriali, che riguardano per la maggior parte i diritti alle prestazioni dei giocatori, sono stati decurtati del 63,24%. La retrocessione in B ha avuto almeno l’effetto positivo di far precipitare del 90,67% la somma sui biglietti venduti e sugli abbonamenti spettante alle squadre ospiti.

 



Debiti e crediti in calo

 

Anche il Bologna, come molti altri club di A e B, soffre di un gravoso squilibrio tra i debiti (12,40 milioni, –32,5%) e i crediti (3,03 milioni, -47,66%) pari a 9,36 milioni. La buona notizia è che questo dato è in calo del 21,96% rispetto al 2004/05. La voce crediti è essenzialmente composta da 1,9 milioni per “crediti commerciali” e da 700mila euro verso società calcistiche. Tra i debiti si segnalano quelli “vari esigibili entro 12 mesi” pari a 5,73 milioni, in aumento di oltre 200mila euro. Secondo la nota integrativa sono composti da somme dovute al “personale sportivo per 2.800.543 euro, valore comprensivo del debito maturato per la quota di retribuzioni variabili riconosciute ai tesserati”. Il Bologna risulta anche debitore per 1,9 milioni per accordi transattivi sottoscritti con ex dipendenti “il cui pagamento ha scadenza oltre il 30/6/2006”. Un’altra porzione riguarda il “debito relativo al prestito obbligazionario scaduto e non rimborsato al 31/3/2006 nei confronti degli ex obbligazionisti dott. Galletti per 260.489 e Seci spa per 260.489 euro”. Un posto di rilievo lo occupano i debiti complessivi verso le banche, pari a 1,52 milioni, in drastico calo del 64%. Di questi, 1,2 milioni sono dovuti ai mutui contratti con il Credito Sportivo.
Anche la società rossoblù, al pari di altre finora esaminate, possiede debiti verso il fisco per 1,15 milioni (+63% rispetto all’esercizio precedente), tutti esigibili entro 12 mesi. Nel documento è specificato che “la voce accoglie principalmente le ritenute operate su stipendi e compensi corrisposti a giugno 2006 e versate a luglio 2006”. La società ha costituito un fondo imposte per 141mila euro per alcuni peccati veniali di natura tributaria. Un importo di 135mila euro è stato accantonato per un “avviso di accertamento per omessa dichiarazione-imposta sulla pubblicità per l’anno 2006”. I restanti 6mila euro riguardano “il modello Unico 2004 sc”: l’Agenzia delle entrate ha contestato il ritardato versamento degli acconti di imposta.