{{IMG_SX}}Roma, 8 febbraio 2007 - Ricche plusvalenze da cessione calciatori e boom dei ricavi. Grazie a questo mix il Catania ha potuto chiudere con un attivo di 17.884 euro il bilancio al 30 giugno 2006, Il risultato, relativo alla stagione della promozione dalla serie B alla A, è in drastico calo del 79% rispetto a quello precedente. Ma uno dei due elementi della fortunata combinazione è stato nascosto tra le pieghe del conto economico. Infatti, come si è visto per l'Inter (si veda la prima puntata), il consistente importo pari a 2,95 milioni di plusvalenze (ossia la differenza positiva rispetto al valore di libro) è stato inserito alla voce valore della produzione.

 

Stando al testo reperibile in Camera di Commercio, la società presieduta da Antonino Pulvirenti ha ottenuto plusvalenze su Roberto De Zerbi per 1,6 milioni (ceduto al Napoli per 2,5 milioni), Marco Padalino per 1,3 milioni (passato al Piacenza per pari importo) e Andrea Suriano per 50mila euro (venduto al Padova per la stessa somma). Al contrario della società nerazzurra, che lo ha inserito nel prospetto del documento contabile, il Catania ha reso visibile la cifra soltanto nel dettaglio della nota integrativa a pagina 22. Non è una questione da poco, visto che con la "panacea" delle plusvalenze la differenza tra i costi e i ricavi risulta positiva per oltre 457mila euro: invece, con la loro eliminazione diventa negativo per 2,49 milioni. Il Codice Civile prevede invece che le plusvalenze siano inserite tra i proventi e oneri straordinari, poiché i calciatori (o meglio i loro diritti alle prestazioni) sono un bene aziendale: le loro cessioni costituiscono componenti straordinarie. Naturalmente ne risente anche il valore complessivo della produzione, che diminuisce da 16,59 milioni a 13,64 milioni.

 

Cambia anche la sua differenza sull'esercizio precedente: +32,37% con le plusvalenze, +8,83% senza. Ciò che ha irrobustito questa importante voce è stata la vendita al botteghino, pari a 3,41 milioni, che ha subito un boom dell'80,32% rispetto all'esercizio 2004/05. Un risultato importante, se si considera che il Catania disputava la serie B. L'incremento degli incassi da biglietti venduti per le gare in casa del campionato è stato pari al 144,22%, mentre quello per gli abbonamenti è stato del 58,90%. Di contro, sono lievemente calati di poco oltre i 31mila euro i proventi da diritti tv, ammontati a 1,32 milioni. Nella nota integrativa, il Catania sottolinea "la stipula di un importante contratto con Media Partners Italia per la cessione di diritti televisivi e accessori per le prossime quattro stagioni sportive, per un importo complessivo pari a 64milioni circa". Da segnalare anche le consistenti entrate della Lega calcio, pari a 4,48 milioni (+9,58%) e la diminuzione di circa 28mila euro di quelli da enti regionale, ammontati a 122mila euro. I ricavi da sponsorizzazioni hanno due facce. Nella prima, lo sponsor tecnico ha elargito 322mila euro in più (pari a 543mila euro), mentre quello ufficiale ha versato nelle casse rossoblù 420mila euro. Lo sponsor tecnico ha anche generosamente versato 252mila euro come risconto passivo, ossia anticipo di ricavi futuri già impiegati nell’ultimo esercizio. L’altra faccia meno piacevole riguarda il calo drastico delle altre sponsorizzazioni, passate da 3,18 milioni a 661mila euro.

Nella nota integrativa e nella relazione sulla gestione, la società etnea non si lamenta degli effetti delle disposizioni antiviolenza del decreto Pisanu varato il 17 agosto 2005 e convertito in legge nell’ottobre dello stesso anno: d'altronde, con i lauti incassi al botteghino non ne avrebbe motivo. Nel documento contabile non si fa espresso riferimento ad eventuali lavori di adeguamento alla suddetta normativa per lo stadio "Angelo Massimino" (teatro degli scontri del 2 febbraio scorso), né alle cifre sostenute al riguardo. La dirigenza della società siciliana parla dell'impianto in quattro occasioni: la prima volta a proposito dell'ammortamento di 1.411 euro per "lavori effettuati nel corso degli esercizi precedenti", che presentano un costo storico di 7.052 euro. La seconda, per il costo dell'affitto, pari a poco più di 224mila euro. La terza, per il debito verso il "Comune di Catania per oneri stadio" per 62.833 euro. Infine, si fa accenno ai lavori di ristrutturazione per i locali della futura sede sociale, che sarà insediata nello stadio.

Di scarso impatto sui costi è stata la minusvalenza riportata per la cessione alla Sangiovannese (militante in C1) dell'attaccante congolese Kanjengele, il cui valore di libro era zero. L'importo è stato pari a oltre 36mila euro: senza di esso le spese sarebbero pari a 16,09 milioni, contro un valore dichiarato di 16,13 milioni. Tra queste spicca il boom di quelle per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci, pari al 230,25% rispetto al 2004/05. Sono esplosi del 97,99% anche i costi dei servizi, ammontati a 3,09 milioni. In esso si segnalano 800mila euro per "consulenze sportive" e l'incremento di 218mila euro per "compensi consulenti esterni". Per contro, il presidente Pulvirenti non ha percepito compensi, mentre il collegio sindacale ha ottenuto in totale appena 7mila euro, 2.800 in meno rispetto all'anno prima. Non ci sono espliciti accenni ai compensi dell’amministratore delegato Pietro Lo Monaco e a quelli del consigliere Angelo Agatino Vitaliti. Il patrimonio netto (ossia i mezzi propri del Catania, che presenta un capitale sociale appena al di sopra del limite minimo di 120mila euro per le spa stabilito dal Codice Civile) è risultato positivo per 224mila euro. Esso è stato irrobustito dalla riserva straordinaria di 82mila euro, composta da una parte degli utili del 2004/05 portati a nuovo. Ma vero il tallone di Achille dei conti del Catania è costituito dallo squilibrio debiti-crediti pari a oltre 3,08 milioni, in deciso aumento rispetto ai precedenti 200mila euro. Lo stato debitorio, pari a 12,73 milioni, ha subito un forte incremento del 40,02%, mentre i crediti, ammontati a 9,65 milioni, solo del 3,1% . Tra i debiti si segnala il +115,64% di quelli verso i fornitori, il +55,75% di quelli tributari e i 2,25 milioni verso la controllante Meridi. Tra i crediti si segnalano i 219mila euro nei confronti della Regione Sicilia.

I debiti fiscali

5,75 milioni di debiti fiscali costituiscono un grave problema per il Catania. In esso spiccano gli oltre 698mila euro per le ritenute Irpef sugli stipendi ai dipendenti, le oltre 399mila complessive dovute per l’Irap e le 560mila totali per l’Iva dovuta nel 2005 e nel 2006. Ma nella nota integrativa è stato evidenziato l’importo di 4,07 milioni per cartella esattoriale relativa ai debiti tributari scaduti al 31 dicembre 2005. In essa, scrivono gli amministratori, «in aggiunta ai tributi non pagati già appostati in bilancio si è altresì proceduto alla rilevazione delle sanzioni (in misura pari al 30%) e degli interessi maturati».

Il Catania ha presentato l’istanza alla concessionaria Serit Sicilia per ottenere la rateizzazione della cartella in 36 rate mensili: i debiti Iva e Irap saranno regolarizzati con il ravvedimento operoso. Nella relazione sulla gestione si ipotizza che i 64 milioni provenienti dall’accordo con Media Partners possa «sanare definitivamente le pendenze fiscali ancora aperte».

Il debito previdenziale

Rateizzare è la parola d’ordine per il Catania, anche per i debiti previdenziali: meglio ancora se in cinque anni, più tempo rispetto ai tre previsti per quelli con il fisco. Stando alla nota integrativa, la società ha al 30 giugno scorso un pregresso da onorare entro l’esercizio di 260mila euro e ulteriori 214mila euro per debiti con scadenza oltre il 2005/06. La maggior parte di questi ultimi riguarda l’Enpals (170mila euro): a seguire l’Inps con 39mila euro e l’Inpdai con circa 5mila euro. «Con riferimento ai debiti verso gli istituti previdenziali – hanno spiegato nel testo gli amministratori – ed in particolare verso l’Enpals, la società ha chiesto e ottenuto una rateizzazione dei debiti pregressi in 60 rate mensili con maggiorazione di sanzioni ed interessi». Le rate scadute al 30 giugno 2006 risultano regolarmente pagate. A quella data, gli interessi passivi sul condono Enpals ammontavano a circa 32mila euro.