{{IMG_SX}}Livorno, 23 marzo 2007 - "Lo Stato italiano percepisce il 100% delle tasse che paghiamo , credo sia giusto che per 2 o 3 anni ci riducano le imposte in modo che le società, insieme ai comuni e al governo, facciano gli stadi nuovi". Il presidente del Livorno, Aldo Spinelli, ha così mugugnato da buon genovese il 19 febbraio scorso ai microfoni di Gr Parlamento contro l'elevata imposizione fiscale applicata verso le società di calcio, nel corso della trasmissione "La politica nel pallone".

Però probabilmente Spinelli ha dimenticato una serie di "peccatucci" di natura tributaria, da lui stesso confessati all'interno del bilancio della società toscana, chiuso al 30 giugno 2006.Infatti, stando alla nota integrativa che accompagna il documento contabile reperibile presso la Camera di Commercio, firmata dal presidente, il Livorno possedeva un debito con l'erario di 2,25 milioni "esigibile in 12 mesi", in leggero calo rispetto ai 2,46 milioni dell'anno prima, ma in deciso aumento rispetto all'importo di 1,64 milioni del 2003/2004.

Nella nota integrativa si spiega che nella voce debiti tributari "sono iscritti debiti per imposta Irap pari a euro 778.163 oltre a euro 170.886 per imposte differite al netto di euro 54.840 di imposte differite nell'anno precedente". Riguardo alla rimanente cifra, pari a poco più di 1,30 milioni, il testo della nota tace completamente: non è dato sapere di quale tipo di tributi si possa trattare. Per contro, la squadra toscana non possiede crediti con il fisco.

Ma c'è di più. Nella prima pagina della relazione sulla gestione Spinelli effettua un'altra "confessione". "Nel mese di agosto scorso l'Agenzia delle entrate ha notificato – si legge nel testo – un avviso bonario con il quale chiede il pagamento di imposte arretrate per oltre 700 mila euro". Il presidente prosegue specificando che "dopo un primo controllo l'importo è stato ridimensionato e sono in corso contatti con la stessa Agenzia al fine di ridurlo notevolmente". Dopo aver sottolineato questo primo chiarimento con l'organismo tributario, Spinelli afferma di aver inserito "nel presente bilancio, a titolo prudenziale, in un fondo imposte, l'importo ancora in discussione corrispondente a euro 557.614,86". Nel rendiconto passivo dello stato patrimoniale figura effettivamente un fondo rischi e oneri per imposte pari alla cifra riferita dal numero uno livornese. Tuttavia, si rileva un altro elemento, riguardante il fatto che il fondo per imposte è stato stanziato "in relazione a p.v.c. dell'Agenzia delle entrate ed avvisi bonari relativi a ritenute fiscali operate dalla società".Tradotto dal freddo linguaggio burocratico, la sigla pvc significa processo verbale di constatazione: ciò vuol dire che l'Agenzia delle entrate ha svolto un accertamento tributario sul Livorno.

Il roboante Spinelli ha proseguito sui media, per dirla con i versi di Fabrizio De Andrè della sua canzone "La domenica delle salme", la sua "vibrante protesta". In una recente intervista al quotidiano on line "Affari Italiani.it", Spinelli si è dichiarato "deluso e amareggiato" dai provvedimenti antiviolenza del governo, bacchettando anche l'operato del ministro Melandri: "Come lo devo valutare avendo lo stadio chiuso? Lascio giudicare alla gente. Mi ha chiuso un'azienda dove devo rispettare il Codice Civile pagando ogni mese contributi per Irpef e Inail".

Riguardo all'Inail, e a tutti gli istituti di previdenza con cui ha rapporti per la propria attività calcistica, il Livorno possiede al 30 giugno scorso un debito complessivo di circa 102mila euro, da rimborsare entro 12 mesi, in aumento del 3,54% rispetto agli oltre 98mila del precedente esercizio. Un peccato veniale rispetto alla cifra da versare ancora all'erario, ma è pur sempre un peccato.

Il numero uno del club amaranto ha proseguito nei giorni scorsi la sua crociata contro il fisco "brutto e cattivo". "Verso sei milioni di tasse allo Stato, ma non posso contare sugli introiti dei tifosi e, anzi, sono costretto a spendere ulteriormente per installare i tornelli che mi permettono di far entrare solo gli abbonati, ovvero gente che ha già pagato e i soldi dei quali sono già stati spesi nella gestione di quest'anno".

Spinelli ha lanciato questi suoi anatemi lo scorso 16 febbraio, nel corso della riunione tenutasi nella Prefettura livornese per discutere l'adeguamento dello stadio "Armando Picchi" alla nuova normativa antiviolenza prevista nel Decreto Amato. Ma cosa colpisce l'elevato carico tributario di sei milioni? E' una cifra non da poco, visto che ammonta a circa 12 miliardi delle vecchie e care lire. Spinelli lo ha spiegato sempre ad "Affari Italiani.it", specificando che "pago sei milioni di euro allo Stato all'anno per i miei calciatori. Più gli stipendi".

Il numero uno livornese ha fatto un po' di confusione: probabilmente ha scambiato come costo aggiuntivo la cifra della ritenuta d'imposta sugli stipendi dei giocatori, suoi dipendenti. A tal fine, va precisato che le società calcistiche agiscono come sostituti d'imposta, come qualsiasi altra azienda: le cifre versate al fisco non provengono dalle loro casse, ma bensì sono quelle dovute dai loro giocatori in base all'imponibile ottenuto. Esse non rappresentano quindi un costo aggiuntivo, ma sono già comprese nella retribuzione lorda erogata ai beniamini del pubblico labronico.

Il Livorno non scinde alla voce "costi della produzione" l'ammontare dei salari e stipendi dalle ritenute Irpef: si può ipotizzare che su 11,60 milioni spesi per gli emolumenti ai calciatori, circa sei possono essere versati come ritenute alla fonte. Spinelli specifica nella nota integrativa che "la voce comprende l'intera spesa per il personale dipendente", inclusi gli "accantonamenti di legge". Questi ultimi comprendono anche le ritenute Irpef. Da notare che il salto in avanti nel costo degli emolumenti è stato effettuato dal Livorno nel primo anno in cui ha disputato il campionato di serie A, ossia nel 2004/05: l'ammontare di salari e stipendi fu di 11,73 milioni contro i 5,26 pagati la stagione precedente quando la società era in serie B. Fino al 2003/04 la cifra versata come sostituto d'imposta era certamente inferiore ai sei milioni. A ciò va aggiunta la cifra di 810mila euro per "oneri sociali", in diminuzione di 103mila euro rispetto all'anno precedente. Infine, sempre riguardo alle retribuzioni, Spinelli specifica nella nota integrativa che "non è stato previsto alcun compenso né agli amministratori né ai membri del collegio sindacale".

LE MAXIPLUSVALENZE

Se il Livorno ha chiuso il bilancio al 30 giugno scorso con utile di 1,30 milioni di euro lo deve a tre personaggi e alla "Confindustria" del pallone: Urbano Cairo, presidente del Torino, Ivan Ruggeri, presidente dell'Atalanta, Romano Amadei, ex presidente del Modena, e la Lega Calcio. I tre numeri uno calcistici hanno consentito al loro collega Aldo Spinelli di ottenere quattro maxi plusvalenze da cessione calciatori: insieme anche a quella di circa 17mila euro ottenuta per il ghanese Emmanuel Osei, ceduto al club rumeno del Timisoara, il totale complessivo di questi proventi straordinari è stato pari a quasi 1,5 milioni. Infatti, stando al suo documento contabile, la società labronica, che militava in serie A, ha ceduto a quella granata disputante il campionato di B, due calciatori: il difensore Matteo Melara, venduto per 220mila euro, e il centrocampista Nikola Lazetic, al prezzo di 719mila euro.

Entrambe le operazioni, stando al sito www.tuttomercatoweb.com sono state effettuate nel calciomercato del gennaio 2006. Per il primo, la plusvalenza (ossia la differenza positiva tra il valore di vendita rispetto a quello di libro) è stata quasi piena rispetto all'importo di 57,44 euro: un apprezzamento astronomico del 383mila%. Da guiness dei primati è risultata anche la plusvalenza di 709mila euro per il ventinovenne Lazetic, pari al 7090% rispetto al valore netto contabile di 10mila euro. Neanche ai tempi del boom di Borsa tra il 1998 e il 2001 si è assistito a incrementi simili.

Da notare che, mentre il centrocampista serbo ha almeno giocato 16 partite, il ventisettenne Melara ne aveva disputate soltanto sei segnando una rete contro il Cagliari alla nona giornata: probabilmente questa marcatura ha contribuito a far lievitare le sue quotazioni.

Invece, il Livorno ha ceduto all'Atalanta (militante anch'essa in serie B nel 2005/06) il centrocampista Luis Centi (si veda il box a lui dedicato), il cui valore di libro era zero: il prezzo di vendita è quindi coinciso con una plusvalenza di pari importo di 200mila euro. Una cifra considerevole, se si pensa che Centi ha giocato solo otto partite in maglia amaranto. Con Armando Perna, classe 1981, si torna in difesa. Dalla sua vendita al Modena, la società di Spinelli ha incassato una plusvalenza netta di 354mila euro, rispetto al valore contabile. Il presidente livornese sarà stato molto soddisfatto dell'incremento rispetto al valore di carico, pari al 314,2%.

La Lega Calcio ha invece contribuito con 2,31 milioni a rimpinguare il conto economico del Livorno, che presenta per il 2005/06 una diminuzione drastica dei ricavi da gare (-216mila euro rispetto all'anno precedente) e di quelli da abbonamenti (-735mila). Nel documento depositato in Camera di Commercio non è stata specificata la motivazione della somma versata dalla "Confindustria del pallone": probabilmente sono soldi derivanti dalla mutualità, non presenti peraltro nel bilancio dell'anno precedente. Senza di essi, i costi (pari a oltre 21,70 milioni) avrebbero superato il valore della produzione per 648mila euro: invece la differenza è stata in favore dei ricavi per 1,66 milioni.

Il Livorno ha inserito assieme i proventi pubblicitari e quelli televisivi, ammontati a 15,31 milioni, con una variazione positiva di 800mila euro sull'anno precedente. A proposito di diritti tv, c'è da segnalare, alla voce "risconti passivi" dello stato patrimoniale, 400mila euro in diritti tv: un "aiutino" costituito da un anticipo di ricavi già speso nel 2005/06. Tra i ratei passivi, si segnalano i 138mila euro dati in premio ai calciatori e la cifra di un milione di euro erogata sempre ai tesserati come premio Uefa: la qualificazione alla competizione europea è stata possibile dopo le sentenze dei processi sportivi per Calciopoli. Il Livorno presenta uno squilibrio debiti-crediti di 3,64 milioni, in calo rispetto ai 6,60 del 2004/2005. Tornando al valore della produzione, ammontante a 23,36 milioni, si segnalano anche le entrate da prestiti calciatori per 970mila euro, assenti nel 2004/2005.

Da notare che, mentre nello schema dei ricavi, il Livorno ascrive la suddetta cifra, nella successiva tabella indicante i due calciatori oggetto dei prestiti (Giallombardo alla Lazio e Vigiani alla Reggina) l'importo ascritto è di 370mila euro. Quale delle due sarà la somma corretta?

IL MISTERO CENTI

Dov'è finito Luis Centi? Il trentunenne centrocampista di origine ligure è citato nel bilancio del Livorno chiuso al 30 giugno 2006: è presente nello specchietto della movimentazione dei diritti alle prestazioni (chiamato comunemente ancora in modo erroneo "cartellini) dei calciatori.

E' stato ceduto all'Atalanta con una plusvalenza di pari importo di 200mila euro: stando al sito www.tuttomercatoweb.com l'operazione è stata svolta il 12 gennaio 2006, durante la seconda fase del calciomercato. Tuttavia, spulciando il bilancio 2005/2006 della società bergamasca, si nota che non vi è stato inserito un dettagliato prospetto dei movimenti dei giocatori che sono stati acquistati o venduti: vi è soltanto una tabella con un riepilogo generale degli importi contabilizzati.

Non è dato sapere quindi se Centi sia stato eventualmente acquistato dalla squadra nerazzurra: inoltre, il suo nome non è presente né nella nota integrativa al bilancio, né nella relazione sulla gestione. Ma, facendo un passo indietro ed esaminando tutta la storia di Centi si scoprono altri particolari misteriosi. Secondo l'Almanacco del calcio della Panini, il giocatore è stato tesserato in serie B con il Treviso nell'agosto 2004, collezionando 31 presenze e tre reti. Considerata questa data, ci si attenderebbe che il centrocampista sia stato inserito nel bilancio di competenza della società veneta dell'anno 2004/2005, al termine del quale fu promossa in serie A.

Invece, si ha una sorpresa: nella tabella degli acquisti e vendite calciatori, disposta da una "circolare Co.Vi.So.C. prot. N. 4051.4/GC/pc del 11 maggio 2005" e allegata al documento contabile, non vi è traccia di Centi. Il suo nome compare solo a pagina 5 della relazione sulla gestione, nel paragrafo "fatti di rilievo successivi ed evoluzione della gestione", dove si parla della cessione nel calciomercato dei mesi di luglio e agosto 2005 di calciatori "reputati idonei solo per la disputa di campionato cadetto (Centi, Capone, Cortellini, Gissi, Ballotta, Zomer, Bellotto)".

Il calciatore non è stato inserito neanche nel prospetto delle movimentazioni dei diritti pluriennali allegato al bilancio 2005/2006. Così come non appare in nessun'altra parte di questo documento contabile. Centi ricompare, come si è visto, nella tabella delle compravendite dei diritti dei giocatori del Livorno nel bilancio 2005/2006: ma il suo nome risulta soltanto tra le cessioni, con un valore netto contabile pari a zero. Eppure, stando sempre al sito www.tuttomercatoweb.com il passaggio a titolo definitivo del centrocampista dal Treviso alla società toscana fu ufficializzato il 7 luglio 2005: il prezzo non fu comunicato. Il 27 gennaio scorso Centi è stato venduto dall'Atalanta all'Ascoli. Soltanto nei bilanci chiusi al 30 giugno prossimo delle due società si potrà constatare se ci saranno tracce di questa operazione.