{{IMG_SX}}Macerata, 30 aprile 2007 - E' finita la caccia alle presunte assassine di Vanessa Russo, la 23enne romana morta a causa di una ombrellata infertale in un occhio. Le due donne che avrebbero avuto un diverbio con lei e che l'avrebbero colpita a morte sono state fermate a Tolentino, in provincia di Macerata, dove avevano trovato ospitalità da un amico. Si tratta di due romene, una di 17 e una di 21 anni, già conosciute dalle forze dell'ordine perché segnalate per prostituzione.

 

Il fermo delle due giovani, trasferite in nottata a Roma, è stato possibile grazie alla diffusione delle foto segnaletiche ricavate dai filmati girati dalle telecamere a circuito chiuso all'interno della metropolitana di Roma. 

 

E' durata dunque poco più di 2 giorni la caccia alle due donne scatenatasi dopo la morte di Vanessa avvenuta, a quanto hanno accertato i medici, per la rottura dell'arteria cerebrale.

 

Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ha espresso "grande soddisfazione" per il lavoro serrato con cui le forze dell'ordine sono arrivate al fermo della presunta autrice dell'omicidio di Vanessa Russo, grazie anche alla proficua collaborazione dei cittadini che ne hanno permesso l'identificazione. "Lo dovevamo alla sua memoria, alla famiglia e alla città di Roma", ha detto Amato.

 

LA DIFESA DI DOINA

"Non volevo uccidere. Quella ragazza aveva la mia stessa età e aveva tutta una vita davanti". Ha sempre pianto nel corso dell'interrogatorio, svoltosi in procura, la rumena di 21 anni, Doina Matei (nella foto), da questa mattina rinchiusa nel carcere di Rebibbia con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi in relazione alla morte di Vanessa Russo, colpita all'occhio dalla punta di un ombrello alla stazione Termini della metropolitana di Roma. Assistita dall'avvocato Giuseppe Di Napoli, la rumena ha spiegato al procuratore aggiunto Italo Ormanni e al pm Sergio Colaiocco che con la vittima era esploso un alterco nel vagone della metro.

 

Tutto sarebbe nato da una spinta involontaria della rumena alla ragazza che forse ha temuto di essere vittima di un borseggio. La lite è proseguita sulla banchina. Vanessa Russo avrebbe schiaffeggiato l'altra che, per proteggersi, avrebbe alzato il braccio che impugnava l'ombrello. "Mi sono accorta che l'avevo colpita - ha dichiarato la straniera ai magistrati - ma non pensavo fosse così grave. Poi io e la amica (una minorenne, su cui sono in corso accertamenti, ndr) siamo andate via".

 

Per la difesa i fatti, così come esposti dall'indagata, sono abbastanza chiari e dimostrano la non volontarietà dell'omicidio. Chi indaga, però, è di parere opposto tanto da aver contestato alla donna una serie di testimonianze fornite da chi avrebbe assistito alla colluttazione in metropolitana. La rumena, secondo il difensore, non aveva alcuna intenzione di lasciare l'Italia: "Si sarebbe costituita prima o poi, presentandosi ai carabinieri". Pare che l'indagata sia anche madre di due figli e mai sarebbe espatriata. Probabilmente mercoledì ci sarà l'interrogatorio davanti al gip per la convalida del fermo e l'eventuale emissione di un'ordinanza di custodia cautelare secondo quanto sollecitato dalla procura della capitale. La difesa si è preoccupata di fare in modo che Doina Matei non entri in contatto con altre detenute.

 

IL PM: "OMICIDIO VOLONTARIO"

Quella di Doina Matei è stata "una reazione voluta, sproporzionata ai fatti, di una persona instabile che ha agito con impeto e forza, come risulta dall'esame autoptico". Per il procuratore aggiunto Italo Ormanni e per il pm Sergio Colaiocco non ci sono dubbi sulla volontarietà dell'omicidio contestato alla rumena. "È stato sicuramente un omicidio con dolo d'impeto, senza un accordo pregresso e senza alcun contributo materiale della seconda ragazza (la minorenne, ndr) - hanno aggiunto i due magistrati -. Abbiamo raccolto molte dichiarazioni testimoniali in questo senso".

 

"Il dolo d'impeto - hanno detto i due pm - è compatibile con la volontarietà dell'omicidio. La gravità del fatto è emersa immediatamente. L'indagata non può dire di non essersi resa conto di quello che aveva commesso. Quando indirizzi la punta dell'ombrello verso il volto di una persona non puoi pensare di non aver fatto nulla". Tutti d'accordo, invece, accusa e difesa, sul fatto che non fosse in atto un borseggio ai danni della giovane commessa romana. "Quelle due rumene facevano le prostitute ed erano ben vestite. Non ti metti in mostra per un borseggio che magari ti frutta pochi euro", hanno sottolineato gli investigatori.

 

L'indagata e la minorenne hanno poi lasciato la stazione della metropolitana e sono tornate alla pensione di Tivoli, dove stavano da un paio di settimane, per fare i bagagli. Poi la trasferta nelle Marche. Sono in corso accertamenti per capire chi abbia portato le due ragazze, in autobus o in macchina, dalle parti di Tolentino. La madre della Matei più giovane vive poco lontano, in provincia di Fermo. Al momento dell'arresto, la rumena aveva con sè pochi soldi, la somma sufficiente per spostarsi.

 

IL PRECEDENTE DI DOINA

Doina Matei, nel novembre del 2006, fu arrestata per violazione delle norme in materia di immigrazione clandestina e fu raggiunta da un provvedimento di espulsione perchè le era scaduto il permesso di soggiorno valido un anno per motivi di salute. Da gennaio, però, da quando cioè la Romania è entrata a far parte della comunità europea, l'indagata ha fatto più volte ingresso nel nostro Paese dove vive la madre.

 

Secondo quanto chiarito dal capo della squadra mobile Alberto Intini e dal comandante del reparto territoriale di Roma Alessandro Casarsa, la Matei faceva la prostituta: "Lavorava in proprio e non per conto di un'organizzazione, non è sposata e pare sia madre di due figli per il cui mantenimento mandava soldi a Plojesti, località vicino a Bucarest. A carico dell'indagata non risultano precedenti per lesioni, rissa o per fatti gravi analoghi a questo di cui ci stiamo occupando". Gli investigatori hanno recuperato gli abiti bianchi che la donna indossava al momento di aggredire Vanessa Russo. Sui vestiti, che l'indagata aveva già messo da parte, sarebbero state individuate tracce ematiche che ora sono oggetto di accertamento.

 

L'ALTRA: "NON C'ENTRO"

 

«È indagata anche lei per concorso in omicidio, ha dato la sua versione dei fatti, prevedibile, che è quella per cui non avevano alcuna intenzione di cagionare quello che è successo». Lo ha dichiarato l'avvocato Carlo Testa Piccolomini, difensore della ragazza rumena di 17 anni coinvolta con l'amica Doina Matei di 21 nell'omicidio di Vanessa Russo, uccisa nella metro con un ombrello, all'uscita dal tribunale per i minorenni di Roma dove è appena terminato l'interrogatorio. «Non è emerso che lei abbia tentato di far ritrarre la mano dell'amica, ma è emerso che è successo tutto in pochissimo tempo -ha aggiunto l'avvocato- Non si sono rese assolutamente conto. Lei ha assistito passivamente ai fatti. Il motivo scatenante è stata una spinta causata da una frenata brusca del mezzo».
L'avvocato Piccolomini, uscito dal Tribunale minorile di via Dei Bresciani, ha raccontato come la ragazza sia molto provata, spaventata e in difficoltà perchè in una situazione molto più grande di lei.
La 17enne verrà portata al Cpa di via Virginia Agnelli fino a mercoledì, giorno in cui avrà luogo l'interrogatorio di convalida da parte del gip dei minori.