{{IMG_SX}}Perugia, 4 dicembre 2007 - "Dio mi ha aiutato ad uscire da questa cosa e quindi nel nome di Dio ho già perdonato". Lo ha dichiarato il musicista congolese Patrick Dija Lumumba rivolgendosi ai giornalisti all'uscita della Procura di Perugia, dove questa mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio avvenuto davanti al pubblico ministero Giuliano Mignini per l'omicidio di Meredith Kercher. Tratto in arresto il 6 novembre scorso in seguito alle dichiarazioni di Amanda Knox, Patrick è tornato in libertà il 20 novembre scorso su richiesta dello stesso pm. Il musicista congolese dal primo momento si è sempre proclamato innocente affermando di essere restato nel suo pub la sera dell'omicidio. "Continuo a credere nella magistratura italiana perchè non ho fatto niente", ha detto Lumumba, che ai giornalisti ha confidato di stare bene.

 

LA LETTERA DI AMANDA A SOLLECITO

 

"Caro Raffaele come va? Non voglio parlare sul caso ma oggi ho trovato che posso mandarti una lettera...". Comincia così la lettera, pubblicata da "Il Messaggero", di Amanda Knox a Raffaele Sollecito, i due ragazzi in carcere per l'omicidio di Meredith Kercher. Io sto bene. -scrive Amanda- Pazzo, no?... Sto bene ma aspetto di vivere di nuovo...". "Io capisco -continua- se tu non pensi è una buona idea rispondermi. E così capisco se non ricevo una risposta. Io sto bene. Pazzo, no? Non posso immaginare questa situazione, ma siamo qui".

 

"Gli agenti sono gentili con me -aggiunge ancora- e io ho una compagna di cella che lava i miei vestiti e mi chiama 'bimba'. Mia mamma e mio papà sono qui a Perugia. Non so se guardi la tv. Io no, perchè i giornalisti dicono cose che non sanno niente. Mia mamma è bella, vero? L'uomo con lei è il mio vero padre". "E allora -prosegue- io voglio solo sapere come va". "Io sto bene -conclude- ma aspetto di vivere di nuovo. Spero che stai bene. Sinceramente, Amanda".