{{IMG_SX}}Catania, 5 marzo 2008 - Non avrebbe permesso al figlio di 13 anni di vedere il padre. Adesso potrebbe essere costretta a pagare i danni dopo la costituzione di parte civile da parte del ragazzino e dell'ex marito davanti al giudice monocratico del tribunale di Catania, sezione distaccata di Acireale, Maria Pia Urso.

Il giudice, infatti, nel processo penale aperto a carico della madre per non avere rispettato l'ordinanza del tribunale, ha dettò sì, senza riserve, alla loro costituzione di parte civile.


La donna sarebbe incorsa nella fattispecie prevista dall'articolo 388 del codice penale, cioè la mancata esecuzione dolosa di un provvedimento dell'autorità giudiziaria, impedendo il «diritto di visita». Il processo si svolgerà ad Acireale dove l'udienza è stata fissata per il 21 ottobre.


"È il padre esercente la potestà genitoriale - spiega l'avvocato Vito Di Stefano, che con il collega Giuseppe Magnano, segue la causa - che nomina un avvocato per il figlio. Poi tutto si svolgerà come un processo ordinario in cui il giudice potrà decidere se risarcire le parti civili".

 
"In Sicilia è la prima volta che succede
- dice Carlo Vesuviano Riolo dell'Associazione papà separati di Catania - e questa decisione fa il paio con le recenti sentenze di Varese e Firenze dove le madri sono state condannate a risarcire anche i figli per non avere ottemperato all'obbligo di farli tenere al padre nei giorni e negli orari stabiliti. È un fatto importante perchè questo tipo di reato è plurioffensivo, cioè lede non solo l'amministrazione della giustizia, ma anche l'altro genitore e il figlio minorenne, non più solo vittima del conflitto coniugale e del processo, ma parte attiva".