{{IMG_SX}}Caltanissetta, 24 giugno 2008 - Ha dato alla luce il terzo figlio, nonostante i medici le avessero assicurato che l'interruzione volontaria della gravidanza fosse andata in porto. Ora la Corte d'appello di Caltanissetta ha condannato l'azienda ospedaliera "Vittorio Emanuele" di Gela a risarcire 80mila euro alla donna che all'epoca dei fatti, il 1999, aveva 40 anni, due figli ed era in difficili condizioni di salute.


Nove anni fa aveva deciso di non portare a termine la gravidanza d'accordo col marito, un operaio 45enne.
All'ospedale i medici di Ostetricia e Ginecologia erano tutti obiettori e l'intervento fu eseguito da un convenzionato esterno.

 

La cartella clinica attestò l'esito desiderato dell'intervento, ma settimane dopo il ginecologo della donna accertò che era in stato interessante da cinque mesi. In primo grado i giudici diedero ragione alla tesi del nosocomio gelese, secondo cui l'aborto terapeutico può anche non riuscire, ma adesso ecco la nuova sentenza.