{{IMG_SX}}Como, 16 luglio 2009 - Se vi erano ancora tenue speranze, sono state vanificate nelle ultime ore dal responso degli esperti del laboratorio di Antropologia e di Medicina legale di Milano: il corpo carbonizzato rinvenuto martedì mattina nel cortile di una casa situata in via Toti a Cirimido (Como) è di Maria Rosa Albertani, la donna 39enne scomparsa da oltre un mese. La conferma della sua identità la si è avuta attraverso la comparazione della struttura dentaria.


Il corpo è, d’altronde, irriconoscibile. Le indagini coordinate dai sostituti Maria Vittoria Isella e Giuseppe Rose, che hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario e tentativo di occultamento di cadavere, proseguono soprattutto nell’ambito famigliare. Si sta cercando di capire se il fallimento dell’impresa edile di papà Luigi possa in qualche modo ricondursi all’orribile delitto.


Mary era entrata in conflitto, anche legale, con la sorella Stefania che ne aveva denunciato la scomparsa il 9 luglio scorso. Tuttavia non si riesce a risalire a qualcuno che possa averla vista, invece, dopo che alcuni vicini la trovarono priva di sensi in quello stesso cortile di via Toti da alcuni vicini, e il giorno della denuncia. Di più: Mary lavorava da vent’anni al Calzaturificio Brunate di Cirimido e i titolari hanno fatto sapere che non si presentava al lavoro sin da metà maggio.


"Non si assentava mai senza un preavviso, questa volta invece, non ha detto nulla. Preoccupati, abbiamo chiesto informazioni ai famigliari che ci avevano rassicurati sostenendo che aveva deciso di prendersi qualche giorno di vacanza. In effetti aveva una 60ina di giorni in arretrato m a non aveva mai espresso il desiderio di consumarli."


Tra le pochissime certezze, il fatto che l’omicidio è avvenuto altrove ma sarà molto difficile capire con quali modalità sia stato compiuto e quando. Chi l’ha commesso, comunque, ha poi dato alle fiamme il corpo assicurandosi che bruciasse completamente per far sparire eventuali tracce. Quindi l’ha caricato su un’auto portandolo nel retro della casa di via Toti, la stessa dove la famiglia Albertani ha vissuto fino a pochi mesi fa, quando l’intera proprietà finì pignorata per il fallimento dell’impresa edile del padre di Mary. Alcuni testimoni, persone che abitano in una palazzina frontale alla ‘casa dell’orrorè, hanno riferito di aver distintamente udito nella notte "uno strano andirivieni di auto, almeno due a giudicare dai rumori e dalle sgommate. Poi il silenzio di sempre".


Strano, secondo i vicini. Il mattino successivo il macabro rinvenimento, del tutto casuale: una pattuglia di carabinieri stava compiendo accertamenti proprio sulla scomparsa di Mary quando si è imbattuta in un telo di cellophane verde tenuto fermo con quattro sassi agli angoli: sotto il cadavere carbonizzato.