Roma, 30 ottobre 2009 - Non accennano a placarsi le polemiche dopo la morte di Stefano Cucchi, il 31enne arrestato il 16 ottobre per pochi grammi di cannabis e morto il 22 in circostanze a dir poco misteriose.

L'INCHIESTA: OMICIDIO PRETERINTENZIONALE

Omicidio preterintenzionale: è il reato ipotizzato per il momento contro ignoti dal pubblico ministero di Roma Vincenzo Barba al quale è stata affidata l’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi.

L’imputazione è stata formulata dopo un esame dei fatti iniziali della vicenda e dopo che il magistrato aveva interrogato parte dei carabinieri che arrestarono Cucchi, alcuni agenti di custodia che presero in carica il detenuto dopo che era stato convalidato l’arresto in tribunale dal giudice Maria Inzitari, nonchè un medico che dopo l’udienza lo visitò nelle celle di sicurezza del tribunale e i medici dell’ospedale Sandro Pertini che lo ebbero in cura dopo che nel carcere di Regina Coeli si sentì male. 

L’indagine ha avuto una precisa dimensione dopo che dall’autopsia è emerso che sul corpo c’erano ecchimosi e lesioni. L’esito completo dell’autopsia comunque non è stato ancora consegnato al magistrato il quale dovrà verificare se la morte, avvenuta il 22 ottobre scorso, possa essere conseguenza delle lesioni che appaiono sulla salma messa a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Attraverso gli interrogatori di questi giorni il pubblico ministero Vincenzo Barba sta ricostruendo tutta la vicenda anche per stabilire come e dove le lesioni riscontrate sul corpo di Cucchi siano state provocate.
Intanto da sottolineare che fino a questo momento nessuno ha presentato in Procura una denuncia sulla vicenda, neppure i famigliari i quali hanno, come noto, fatto ieri una conferenza stampa per denunciare i fatti e per chiedere che venga fatta luce sul caso che presenta allo stato ancora molti lati oscuri. 

Tra le persone che prossimamente potranno essere ascoltate da Barba anche la persona che la sera dell’arresto acquistò da Cucchi una piccola quantità di sostanza stupefacente. Ciò determinò l’intervento dei carabinieri che arrestarono Cucchi, portandolo poi nella loro caserma dove fu trattenuto per un’intera notte fino a comparire il giorno successivo, cioè il 16, davanti al giudice monocratico Maria Inzitari che su richiesta del pubblico ministero d’udienza Emanuele Di Salvo convalidò l’arresto disponendo il trasferimento in carcere.
Nessuno nel corso dell’udienza, secondo quanto è emerso fino ad ora, si è accorto del precario stato in cui si trovava Cucchi, che fu perciò trasferito dopo una visita nelle celle del palazzo di Giustizia a Regina Coeli. Da qui, poi essendosi sentito male, fu trasferito all’ospedale Sandro Pertini dove è morto.
 

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO

Dopo la toccante conferenza stampa della famiglia, ieri, scendono in campo i politici.

IL MINISTRO ALFANO

«Pieno sostegno alle indagini e celerità nell’accertamento della verità e dei colpevoli». È quanto ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso di una telefonata con il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara.  «Esprimo vicinanza alla famiglia Cucchi - ha detto Alfano - e, al contempo, ribadisco fiducia nell’operato della Polizia Penitenziaria che, ogni giorno, svolge i suoi delicati compiti con abnegazione e in contesti difficili. Auspico che l’autorità giudiziaria accerti, in tempi brevi, la verità dei fatti».

L'OSAPP: ERA GIA' CONCIATO COSI'

Stefano Cucchi sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale “già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fà in questi casi",  afferma Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (sindacato di polizia penitenziaria), citando fonti qualificate.

 
“Quale rappresentanti di un’istituzione
autorevole che qualcuno tenta di annientare strumentalizzando il ‘caso’ - dice l’Osapp -, siamo disgustati da una vicenda grave che sta via via assumendo le fattezze di un fatto politico e che rischia di disonorarci”, prosegue citando il caso Bianzino e il caso Aldovrandi.

 

FAREFUTURO: NO A LOGICA OMERTOSA

 “Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice”,  si legge in un corsivo di Ffwebmagazine (www.ffwebmagazine.it), il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, sulla vicenda del trentenne Stefano Cucchi, morto in circostanze da chiarire dopo l`arresto.
“Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo -. Perché verità e legalità devono essere ‘uguali per tutti’, come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una ‘terra di mezzo’ in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l`indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un ‘codice’ non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale”.

 

LA RUSSA: CARABINIERI CORRETTI

“Di una cosa sono certo: del comportamento corretto dei Carabinieri in questa occasione”, assicura il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervistato da Radio Radicale sul caso di Stefano Cucchi.
“Non c’è dubbio - ha affermato il ministro - che chiunque, qualunque reato abbia commesso, ha diritto a un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana. Quello che però è successo io non sono minimamente in grado di riferirlo, perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in quanto attiene da un lato ai Carabinieri in servizio per le forze dell’ordine e quindi in dipendenza del ministero dell’Interno, dall’altro del ministero della Giustizia. Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei Carabinieri in questa occasione”.

 

GARANTE DETENUTI: ACCERTARE OGNI PASSAGGIO

 “Penso si debba soltanto aspettare l’esito dell’autopsia, che sarà già stato acquisito. L’esame autoptico è fondamentale ai fini tecnici e scientifici per stabilire dove Stefano Cucchi è stato colpito e in che modo. Io continuo a pensare che sia stato colpito fuori dal carcere. È evidente che lui è arrivato a Regina Coeli già malmesso e se è così, bisogna capire i passaggi che sono avvenuti con le forze dell’ordine”, ha detto il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni intervistato da CNRmedia.

 “È stato malmenato violentemente - ha detto Marroni - Immagino che un tossicodipendente, viene arrestato, portato in un luogo di sicurezza e magari reagisce male, fa resistenza, protesta, le forze dell’ordine avranno reagito. A volte succede, purtroppo succede”.

 

FINOCCHIARO: GOVERNO FACCIA SUBITO CHIAREZZA

 Il governo faccia il possibile subito perchè si arrivi a conoscere la verità sulla morte di Stefano Cucchi. Lo chiede la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, che ricorda come il suo gruppo abbia già depositato diverse interrogazioni sul caso del ragazzo.


“Le foto, pubblicate oggi da molti quotidiani, del corpo di Stefano Cucchi orribilmente deturpato da evidenti percosse - afferma Finocchiaro - destano orrore. Di questa atroce vicenda si è già occupato nei giorni scorsi il mio gruppo parlamentare, chiedendo attraverso interrogazioni ai ministri della Giustizia e Difesa di fare chiarezza al più presto. Io aggiungo, oltre al cordoglio per la famiglia di questo giovane, che il governo dovrebbe fare tutto quanto in suo potere perché si arrivi presto a conoscere la verità su questa vicenda umana sconcertante e per ora misteriosa”.