Catanzaro, 2 marzo 2010 - Il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero (Pd) e l’ex presidente Giuseppe Chiaravalloti (centro-destra), imputati nel processo «Why not» relativo a presunte irregolarità nella gestione di fondi pubblici, sono stati assolti dal Gup Abigail Mellce. La sentenza è stata emessa alle 16,30 circa al termine dei giudizi abbreviati.

"Sapevo di essere innocente ma è bello sentirselo dire da un magistrato terzo, dopo due anni di difficoltà e di sofferenze. Un calvario indicibile. A un giudizio sereno non poteva che finire così". Arriva a sentenza la famosa inchiesta denominata "Why Not", e si dice sollevato il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, assolto da ogni accusa. E ricorda che l’inchiesta è stata avviata a suo tempo da "un pm divenuto, grazie anche a essa, un protagonista della vita politica del paese. Voglio ricordare a tutti - afferma Loiero - che nel corso di tale inchiesta, oggi azzerata dal Gup per la grandissima parte degli indagati, oltre a essere stato costretto a vivere in un clima di gogna permanente, piuttosto ricorrente nel Mezzogiorno, ho subito intercettazioni e anche una perquisizione di fronte alla mia famiglia che ricordo come una delle cose più umilianti e anche un pò strazianti della mia vita. Ho sempre nutrito, tuttavia, un grande rispetto nei confronti della magistratura, quel rispetto inculcatomi dalla mia umile famiglia e dalla scuola che ho avuto da ragazzo la fortuna di frequentare. Non ho mai escluso dall’area del rispetto - aggiunge Loiero - l’ufficio dell’accusa che, sia pure pubblica, è sempre una parte nel processo. Colgo loccasione però per segnalare all’opinione pubblica che esiste in Italia, specie nel Mezzogiorno, una sparuta pattuglia di Pm, non più di due-tre persone, (a cui lo Stato assegna il monopolio della forza legale per sottrarla all’arbitrio dei potenti) che mette sotto accusa i politici per poterne, attraverso immaginarie inchieste, prenderne il posto. Semplicemente sostituirli".
 

LA SENTENZA

Otto condanne sono state comminate dal Gup Abigail Mellace a conclusione dei 42 riti abbreviati nell’ambito del processo Why not. Trentaquattro le assoluzioni totali pronunciate dal magistrato, tra le quali quelle a favore del presidente della Regione Agazio Loiero, dell’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti, del segretario della Giunta Loiero Nicola Durante, dell’ex assessore della Giunta Chiaravalloti Gianfranco Luzzo, dell’ex assesore della Giunta Loiero, Pasquale Maria Tripodi, dell’assesore in carica ai Lavori Pubblici Luigi Incarnato, Sergio Abramo, consigliere regionale del pdl ed ex sindaco di Catanzaro, coinvolti nell’inchiesta a vario titolo. Fra gli assolti, anche Tommaso Loiero, dirigente della Regione Calabria e fratello del governatore uscente, e Vincenza Bruno Bossio, imprenditrice, moglie del capogruppo regionale del Pd Nicola Adamo.


Le persone rinviate a giudizio con il rito ordinario, che compariranno davanti al tribunale il prossimo 9 giugno, sono 27. Tra loro, fra gli altri, il consigliere regionale Francesco Morelli (Pdl), l’ex deputato Ennio Morrone (Udeur), gli ex assessori regionali Dionisio Gallo (Udc) e Domenico Basile (Pdl), il capogruppo regionale del Pd ,Nicola Adamo.
Ventotto i proscioglimenti, fra cui quelli del deputato del Pdl Giovanni Dima, del capogruppo regionale del Pdl Pino Gentile, dell’eurodeputato Mario Pirillo (Pd) del consigliere regionale del Pdl Alberto Sarra, dell’ex assessore regionale Diego Tommasi. 
 

La Procura generale di Catanzaro aveva chiesto la condanna di Loiero, indagato originariamente anche per corruzione, ad un anno e mezzo di reclusione solo per due ipotesi di abuso d’ufficio. Per l’ex presidente Chiaravalloti la procura aveva chiesto la condanna a due anni e 2 mesi per diverse ipotesi di abuso. Per entrambi, il magistrato ha deciso l’assoluzione totale.