Perugia, 21 aprile 2010 - Il gup di Perugia, Paolo Micheli, ha prosciolto i venti imputati per i quali il pubblico ministero Giuliano Mignini aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta relativa alle presunte irregolarità compiute in occasione del ritrovamento del cadavere del medico perugino, Francesco Narducci.


La decisione del gup è arrivata al termine di una lunga camera di consiglio durata per l’intera giornata di martedì. Tra gli imputati figuravano anche alcuni familiari del gastroenterologo, ma anche pubblici ufficiali e appartenenti alle forze dell’ordine, accusati, a vario titolo, di aver preso parte al tentativo di depistaggio delle indagini sulla morte del medico perugino, scomparso in circostanze misteriose l’8 ottobre del 1985 e il cui cadavere venne trovato nella acque del Trasimeno.

 

Secondo la ricostruzione accusatoria il presunto sodalizio avrebbe operato dal giorno della scomparsa del medico, fino a dopo il luglio del 2004, per cercare di sviare gli accertamenti sulla morte e, in particolare, per evitare che si ipotizzasse un omicidio legato alle vicende del mostro di Firenze. Secondo l’accusa, infatti, il medico sarebbe stato ucciso perchè coinvolto nelle vicende dei delitti fiorentini e poi, con uno scambio di cadavere, l’omicidio sarebbe stato mascherato da incidente o suicidio.