Palermo, 7 maggio 2010 - Il pentito gelese Antonio La Perna stamattina ha deposto durante il processo a Palermo per il sequestro e l’uccisione del giornalista Mauro De Mauro e ha sostenuto che alcuni mesi prima dell’incidente aereo in cui morì il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, a Gela arrivò l’ordine "di fare questo omicidio. Tutto era pronto - ha detto La Perna- avevamo recuperato la macchina, lupare e qualche mitra ma poi qualche giorno prima arrivò il contrordine".


L’ordine e il contrordine, secondo La Perna, arrivarono dai fratelli Emanuello. L’omicidio di Mattei, ha affermato il pentito, doveva essere compiuto "per fare un favore a Giuseppe Di Cristina", boss della mafia nissena. Il collaboratore non sarebbe stato in quel momento a conoscenza che l’obiettivo da colpire fosse Enrico Mattei. L’attentato fu bloccato "perchè noi, così mi fu detto dagli Emanuello, non eravamo all’altezza del compito e per questo l’incarico fu affidato ai catanesi, in particolare a Pippo Calderone, a cui Di Cristina era molto legato. Dopo qualche mese ho saputo che era caduto l’aereo dove poi perse la vita l’ingegnere Mattei. Successivamente ne riparlai con gli Emanuello e mi confermarono l’attentato. Dell’argomento parlai anche con Saro Rizzo, del clan di Niscemi e frale ipotesi, ma erano voci, si disse che l’attentato era stato compiuto per favorire il successore dell’ingegnere Mattei".


Il pentito ha spiegato che per colpire Mattei sarebbero state preparate una Fiat Millecento e delle armi che poi vennero nascoste e sotterrate in località Spina Santa che si trova a pochi chilometri dal Motel Agip a Gela. Secondo il pentito la preparazione dell’attentato sarebbe da collocarsi tra il settembre e l’ottobre del ‘63. "In ogni caso l’agguato -ha affermato La Perna- doveva essere visibile o all’Anic o all’Agip ma si parlò anche di Galliano Castelferrato in occasione di una visita di Mattei".