ROMA, 11 maggio 2010 - IL CONSIGLIO di Stato ha accolto la posizione del ministero dell’Istruzione: la religione concorre all’attribuzione del credito scolastico dell’alunno.
Ne dà notizia il dicastero di viale Trastevere. Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, ha accolto «con soddisfazione la notizia che il Consiglio di Stato, riformando la sentenza del Tar della scorsa estate — che aveva accolto due ricorsi di studenti sostenuti da associazioni laiche — ha riconosciuto la legittimità delle ordinanze nelle quali si stabiliva che ai fini dell’attribuzione del credito scolastico, determinato dalla media dei voti riportata dall’alunno, occorreva tener conto anche del giudizio espresso dal docente di religione». La Gelmini sottolinea che «il Consiglio di Stato infatti ha stabilito che, nel caso l’alunno scelga di avvalersi di questo insegnamento, la materia diventa per lo studente obbligatoria e concorre quindi all’attribuzione del credito scolastico».


E anche il Vaticano aveva espresso un forte richiamo nei mesi scorsi, sostenendo che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è identico a quello di ogni altra disciplina e non può essere sostituito con la sola spiegazione del «fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica religiosa». Dev’essere, invece, una vera e propria materia scolastica, «con la stessa esigenza di sistematicità e di rigore» delle altre. Era stata la Congregazione per l’educazione cattolica a scendere in campo con una lettera ai vescovi. «E’ una posizione che condivido assolutamente», aveva fatto sapere la Gelmini, che si era detta convinta che in Italia l’ora di religione «debba essere non l’ora di catechismo, ma l’ora in cui si insegna la religione cattolica».

ANCHE gli insegnanti di religione, sono circa 25mila in Italia, avevano protestato, sostenendo che si rischiava di creare professori di serie A e di serie B anche perché in seguito alla decisione del Tar venivano esclusi dagli scrutini. All’epoca incassarono solidarietà bipartisan da Paola Binetti (allora ancora Pd) a Maurizio Gasparri (Pdl).