Roma, 5 luglio 2010 - Dal vicariato di Roma arriva il nulla osta all'eventuale ispezionare nella basilica romana di Sant’Apollinare, la tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della banda della Magliana, ritenuto coinvolto nel sequestro e nell’omicidio, che risalgono al 1983, della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Inoltre il Vicariato ha fatto sapere che non si opporrà ad una eventuale richiesta dell’autorita’ giudiziaria italiana o della famiglia De Pedis, di traslare altrove la salma del boss tumulata nel 1990 nelle camere mortuarie della chiesa.


La nota del Vicariato di Roma, che porta la data del 2 luglio, è stata inviata alla trasmissione di Raitre 'Chi l’ha visto?', che ne ha diffuso il testo e tornerà a occuparsi di questo mistero.


Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi sta indagando da tempo la Procura di Roma, che di recente ha anche ascoltato un uomo, indicato come 'Mario', ritenuto il telefonista del sequestro Orlandi. Nel corso della deposizione, 'il telefonista' - che non avrebbe avuto un ruolo attivo nel sequestro ma sarebbe a conoscenza dell’intera vicenda - avrebbe anche fornito agli inquirenti notizie sui motivi della sepoltura di Enrico De Pedis, nella chiesa di Sant’Apollinare, a due passi da piazza Navona. ‘Renatino’ fu ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio del 1990 in via del Pellegrino, nei pressi di Campo de’ Fiori.


Secondo gli inquirenti romani, il sequestro di Emanuela Orlandi sarebbe stato organizzato e gestito da De Pedis con suoi uomini di fiducia non appartenenti alla banda che insanguinò Roma tra gli anni settanta o ottanta. Nel registro degli indagati, al momento, sono tre le persone iscritte (ma gli inquirenti ipotizzano che siano almeno cinque quelle coinvolte). Ai tre, tra cui figura anche l'autista di De Pedis, gli inquirenti sono arrivati grazie alla testimonianza di una donna, che per un periodo fu legata sentimentalmente a 'Renatino'.