Roma, 23  luglio 2010 - “Faremo di tutto per tutelare i nostri bagnini, ma le direttive europee vanno rispettate”. Questo, in sintesi, il pensiero di Lara Comi, a 27 anni la più giovane deputata del parlamento europeo, eletta con il Pdl nel 2009 grazie alle oltre 65 mila preferenze ottenute nella circoscrizione nord-ovest.
 

“La questione è spinosa - esordisce l'eurodeputato - In Italia abbiamo 35 mila aziende familiari che vivono grazie agli stabilimenti balneari. La nostra normativa prevedeva il rinnovo automatico delle concessioni demaniali, ma dal 2015 cambia tutto”.
 

La direttiva europea in materia parla chiaro: per tutelare il principio della concorrenza, ci dev'essere una periodica riapertura del mercato. Nel 2015 gli spazi destinati all'attività balneare saranno messi all'asta. Nessun diritto di prelazione, chi vince la gara si aggiudica il demanio. Una linea precisa: le spiagge vanno 'liberalizzate'.
 

“In realtà la scadenza era fissata per il 2009 -precisa la Comi -, ma il governo ha ottenuto una proroga di altri 6 anni, necessaria per la riorganizzazione del settore. Ora però bisogna pensare a una soluzione, il rinnovo automatico in favore del concessionario uscente costituisce oggetto di infrazione da parte della Commissione europea”.
 

Il sindacato dei bagnini nei giorni scorsi ha indetto uno sciopero per protestare contro la direttiva europea e il possibile ritocco dei canoni. Lei cosa ne pensa?
“Io credo che, negli anni, molti degli stabilimenti balneari italiani abbiano guadagnato somme non indifferenti con la loro attività. Prendete le spiagge di Santa Margherita Ligure o Portofino: i prezzi sono esorbitanti. Va aggiunto che i canoni sono effettivamente bassi, soprattutto in relazione ai profitti che genera un'attività di questo tipo. Certo è che la situazione cambia da zona a zona e la crisi degli ultimi anni nel settore s'è fatta sentire”.
 

Ma non pensa solo ai bagnini la stakanovista dell'europarlamento. La Comi, record di presenze in aula dall'inizio del suo mandato, si preoccupa anche dei consumatori.
“I titolari degli stabilimenti balneari, con lo spettro di vedersi portar via l'attività nel 2015, non stanno più investendo nelle loro strutture. Il servizio offerto cala, i prezzi no: a rimetterci sono i consumatori. Certo è che, dopo il 2015, la liberalizzazione dovrebbe venire incontro allo stesso consumatore e aiutarlo nella scelta. Se si riuscisse ad anticipare il bando, chi usufruisce del servizio ne trarrebbe sicuramente vantaggio”.
 

Ma, in concreto, quanto è grande il rischio di perdere la concessione demaniale per un bagnino che da anni esercita la sua attività, una volta aperto il mercato?
“Se le cose non cambiano, molto elevato. Oltre a essere appetibile per le multinazionali, il mercato fa gola anche agli stranieri che vivono in Italia e sono disposti ad accettare margini di guadagno inferiore”.
 

Insomma, non ci sarebbe da stupirsi se, nel 2015, un'ondata di bagnini cinesi o pachistani invadesse le nostre spiagge.
“Stando così le cose, direi proprio di sì”.
 

Cosa si può fare per venire incontro ai bagnini italiani?
“Margini ce ne sono, ma bisogna attivarsi subito. Fermo restando che il principio della concorrenza va rispettato, bisogna sottolineare che ogni regione avrà la possibilità di 'personalizzare' la gara per la concessione del demanio e stabilirne i criteri”.
 

In tal senso, lei cosa propone?
“In questi giorni, con il gruppo del Pdl, abbiamo sollecitato il presidente della Regione, Claudio Burlando, affinché si attivi subito per affrontare il problema in Liguria. La nostra proposta, innanzi tutto, è quella di istituire un gruppo di lavoro ad hoc composto da una serie di esperti, dall'assessore di riferimento e da una rappresentanza delle parti coinvolte, ovvero i bagnini”.
 

Ma il Pdl si sta muovendo anche a livello nazionale e non solo.
“Con Antonio Tajani, commissario europeo all'imprenditoria e all'industria, stiamo cercando di armonizzare il pacchetto turismo a livello europeo: l'obiettivo è fare sistema. Nel settore vige un regime fiscale differente fra i vari stati e questo potrebbe avvantaggiare gli investitori stranieri rispetto a quelli italiani. In tal senso abbiamo lanciato la proposta, che arriverà in commissione europea a ottobre, di uniformare anche l'IVA. Se in Italia pago 20 e in Spagna 16, non posso pensare di essere competitivo in un'ottica di mercato aperto”.
 

Per quanto riguarda la stagionalità invece?
“Un concetto che va superato. Anche a livello di efficienza, non possiamo avere strutture inadeguate ad agosto, perché congestionate, e quasi inutilizzate in ottobre. Il vantaggio del mercato aperto potrebbe proprio derivare da questo, dalla possibilità di avere un flusso di turisti costante nel corso dell'anno. Un 'plus' anche in termini di pianificazione”.
 

Altre proposte?
“La nostra idea è anche quella di dilatare il periodo di concessione del demanio. Vorremmo portarlo, dai 6 attuali, a 10 anni. In questo modo crediamo di incentivare l'imprenditore a investire e, allo stesso tempo, gli concediamo più tempo per rientrare nell'investimento stesso. Senza diritto di prelazione il rischio aumenta, cerchiamo di venirgli incontro”.
 

Insomma, la situazione è complicata e gli interventi devono essere mirati e tempestivi.
“Noi condividiamo l'apertura del mercato e crediamo nel principio della concorrenza. Allo stesso tempo, però, vogliamo tutelare i bagnini e le famiglie alle loro spalle. Faremo di tutto per portare le piccole medie imprese italiane del settore allo stesso livello dei loro competitori. Gara sia, ma alla pari”.