Pescara, 30 luglio 2010 - PARLA UNA LINGUA nuova, un mix di spagnolo, francese, italiano e inglese. Una parola in ciascun idioma a formare una frase che un senso compiuto non ce l’ha, ma il cui significato appare stranamente chiaro. Quel gentile signore dalla barba bianca ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Pescara ora ha un nome, e soprattutto una storia alla spalle: è un genio matematico francese scomparso da casa più di tre anni fa. Tra i malati pescaresi era arrivato a maggio, ma qualcosa nella sua personalità ha subito attratto l’attenzione del personale sanitario.


Quello strano modo di parlare, la capacità di infarcire le sue scarne frasi di citazioni dotte, il vezzo di citare i posti più remoti del mondo come se li avesse visitati tutti. E poi le formule matematiche, anche le più astruse, elaborate con la facilità di tabelline sulle labbra di un bambino.

E ALLORA sono partite le indagini, per capire chi fosse quello strano signore, quale tortuosa strada l’avesse portato nell’oblio della memoria e chi fosse rimasto ad aspettarlo sull’altra sponda. Il duro lavoro degli agenti negli uffici persone scomparse delle questure di Pescara e Roma ha permesso di mettere in collegamento informazioni — ormai abbastanza impolverate, per la verità — trovate presso l’ambasciata francese in Italia: la descrizione dell’uomo, la corporatura, la cultura innegabilmente sopra la media.


Tutti i pezzi del puzzle sono andati improvvisamente a posto ed ecco che lo strambo signore ha riacquistato lo status di cittadino con un nome e un cognome. E, assieme, una storia e una famiglia.


Ora si sa che è Michel Doumesche
, 61 anni, genio francese della matematica scomparso da casa nel 2007. Da tre anni la sua famiglia lo stava cercando ovunque. E intanto, Michel girovagava per diversi Paesi europei senza meta e senza afferrare il filo d’Arianna che lo riportasse a casa. Aiutato dalla sua dimestichezza con le lingue, è arrivato in Italia almeno un paio d’anni fa: nel 2008 comparve in provincia di Taranto, poi soggiorna per un certo periodo in provincia di Foggia, in un istituto di suore.

 Ma a un certo punto, il vento dell’irrequitezza lo porta spinto di nuovo in giro, lontano dalla Puglia. Ed ecco che un paio di mesi fa arriva a Pescara: non sa il suo nome, non ha soldi, né documenti. Finisce in ospedale. E la sua storia potrebbe finire così.

E invece il lieto fine è affidato alla buona volontà dei poliziotti che, evidentemente, si appassionano a una vicenda così particolare. Il lieto fine si consuma tra le lacrime dei familiari che si precipitano dalla Francia, increduli dopo tre anni di inchieste, ricerche, appelli andati a vuoto.