Roma, 8 agosto 2010 - «Il postino c’era già prima dell’Unità d’Italia, c’è ancora oggi e ci sarà pure in futuro. Certo, bisogna adeguarsi ai tempi. Noi lo stiamo facendo e i risultati si vedono». Massimo Sarmi, dal 2002 amministratore delegato di Poste Italiane, snocciola i numeri «di un successo italiano» nato dalla volontà di «guardare al futuro, senza dimenticare la vocazione di sempre, ossia la comunicazione tra le persone».
 

Con lettere e cartoline che si usano sempre meno il futuro delle Poste è a rischio?
«Lo sarebbe se ci fossimo limitati a gestire l’esistente. Noi invece ci mettiamo al passo con i tempi e, anzi, cerchiamo pure di anticiparli».
 

In che modo?
«Abbiamo presentato un piano per rendere più capillare la distribuzione della posta in vista della completa liberalizzazione del mercato dal prossimo gennaio. Inoltre, tra circa un mese partiremo con una sperimentazione che pensiamo rivoluzionerà il rapporto tra cittadini e Poste Italiane».
 

Il sabato, però, il postino non busserà più.
«E’ vero, da gennaio sarà così, ma gli altri giorni le consegne si allungheranno fino alle ore 20».
 

Ci sarà il problema di giornali e riviste in abbonamento che sono recapitate il sabato.
«Con la Federazione degli editori stiamo studiando come non interrompere quel tipo di servizio».
 

Qual è l’aspetto più innovativo del piano?
«Credo che il primato spetti ai servizi su misura: la possibilità per i cittadini di concordare il giorno in cui recapitare la corrispondenza, il ritiro a domicio della posta registrata. Il sabato resterà la consegna di telegrammi e raccomandate».
 

Cosa avete in serbo con la nuova sperimentazione?
«Un salto nel futuro. Doteremo 12mila postini di uno speciale computer con cui sarà possibile fare al proprio domicilio una serie di operazioni. Dalle più semplici, come ricevere una lettera, alle più complicate, come spedire una raccomandata, pagare un bollettino in contanti o con il bancomat. Più o meno tutto quello che si può fare in un ufficio postale».
 

Dove lo sperimenterete?
«Nella zona di Prato e partirà nei prossimi mesi».
 

Qualcuno sostiene che le Poste stanno perdendo la loro vocazione originaria.
«Restare ancorati al concetto di consegna delle lettere con l’avvento di internet e dei messaggini telefonici sarebbe stato un suicidio. La prova è ciò che è accaduto negli altri paesi».
 

Che cosa intende?
«In Olanda ormai la posta si consegna solo tre volte a settimana, le poste inglesi sono fallite, in Usa il personale è stato ridotto, in Austria si chiudono uffici ogni giorno».
 

E in Italia?
«Abbiamo proceduto a una razionalizzazione, ma gli uffici postali sono aumentati di 300 unità arrivando a 14mila. La forza lavoro è stata mantenuta a quota 150mila. E negli ultimi anni abbiamo ottenuto utili per oltre 3 miliardi».
 

Sembra il miracolo della moltiplicazione di pani e pesci.
«Nessun miracolo, più semplicemente Poste italiane sono diventate la più grande società di servizi che esista in Italia».
 

Quindi, in Italia un’azienda pubblica può essere efficiente?
«Certo, abbiamo accettato e vinto la scommessa di essere un’azienda che agisce su un libero mercato dove si confronta con la concorrenza. Vuole qualche esempio?».
 

Dica.
«La nostra piattaforma bancaria fa circa 40mila transazioni al giorno, da quando ce lo hanno permesso facciamo circa mille polizze al giorno di assicuraziono danni. I giovani sono diventati i principali clienti per la nostra rete di telefoni mobile e la previdenza complementare. Siamo all’avanguardia in tanti settori. Al punto che Paesi come Egitto, India, Albania... ci hanno chiesto di aiutarli a rinnovare il loro sistema postale».
 

La morale?
«Mettendosi al passo con i tempi il postino non muore mai».