Roma, 2 settembre 2010 - TRA POCHI giorni la prima campanella suonerà anche per loro. Ma non li accompagnerà nelle aule. Almeno, non tutti. Per la maggior parte segnerà l’inizio di un’ennesima, estenuante attesa. Quella di un posto di lavoro. Con la speranza che, il più presto possibile, possa diventare un posto fisso. La rabbia degli insegnanti precari sta montando. Sono 232.048 i docenti iscritti nelle graduatorie permanenti, in attesa di una cattedra definitiva o da supplente. Secondo la Uil, sono 10.000 quelli che resteranno senza incarico. E così il tam tam sta risalendo la Penisola al grido di "la scuola è diventata una macelleria di precari e la riforma Gelmini la sta distruggendo". Dopo i digiuni dei docenti siciliani e di Benevento, anche in Friuli e a Milano aspiranti prof hanno iniziato lo sciopero della fame. "Si va verso la mobilitazione nazionale davanti al ministero dell’Istruzione", ha detto Salvo Altadonna, insegnante di sostegno, in sciopero della fame da 15 giorni e partito per Roma assieme a una delegazione di precari siciliani, per partecipare in piazza a Montecitorio a due assemblee del coordinamento nazionale precari.

ANCHE Carmela Salvo, 55 anni, è siciliana. Originaria di Palermo, da cinque anni è docente precaria a Maniago (Pordenone). Ieri mattina ha parcheggiato la sua utilitaria nella piazza del paese e ha giurato che non si sposterà da lì fino a quando non avrà una cattedra. Lo ha ribadito anche al sindaco di Maniago, Alessio Belgrado che è andato a visitarla. "A 55 anni — ha aggiunto — non sono ancora riuscita a diventare di ruolo e la contrazione delle cattedre ha impedito che ottenessi un incarico annuale. La mia più grande vergogna è stata quando, due anni fa, mia figlia, anche lei precaria in un call center, mi ha pagato il biglietto dell’aereo per tornare in Friuli a insegnare. Mi sono idratata molto e domani (oggi, ndr) sarò visitata dal mio medico. Attendo di capire cosa accadrà, ma grande solidarietà, segno che la gente capisce il mio amore per la scuola".

A MILANO, quattro precari hanno iniziato a non alimentarsi per chiedere "non solo la difesa dei nostri posti di lavoro ma una scuola pubblica statale di qualità" hanno spiegato davanti all’Ufficio scolastico regionale. "Siamo contrari a ogni ipotesi di smantellamento, regionalizzazione o ingresso dei privati. Inoltre, chiediamo il ritiro dei tagli previsti dalla legge 133 e il reintegro dei finanziamenti". Ai precari è arrivata la solidarietà di Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella commissione Cultura di Montecitorio che ha chiesto al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, di rompere il suo "inaccettabile silenzio".