Trento, 11 settembre 2010 - Gara di solidarietà e duri interventi del mondo cattolico sulla vicenda della mamma di Trento, privata della figlia dopo aver scelto di farla nascere nonostante uno stipendio da 500 euro al mese e una complessa situazione familiare. La madre, rifiutato il consiglio di abortire dato dai servizi sociali, ha partorito a gennaio. Da allora, non ha più visto la figlia, perché il Tribunale dei minori le ha sospeso la potestà genitoriale, dichiarando poi adottabile la bambina.

Dopo il clamore suscitato dalla vicenda, la lotta della madre per riavere la figlia ha raggiunto i massimi vertici istituzionali. Sul caso è intervenuto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che ha detto di "appoggiare l’iniziativa dell’onorevole Mussolini che ha richiesto un’audizione del giudice del Tribunale dei minori di Trento. Fin dall’inizio, ci siamo interessati alla vicenda della mamma di Trento — ha detto — perché possiamo immaginare il suo dolore, il più grande che una madre possa provare. Ma siamo convinti che una decisione così grave non sia stata presa a cuor leggero dalle autorità giudiziarie. Aspettiamo quindi di leggere la sentenza e appoggiamo l’iniziativa dell’onorevole Mussolini".

 
Dal mondo del volontariato, intanto, massima disponibilità ad aiutare la neo mamma. "Siamo pronti a fare tutto il possibile per scongiurare la separazione definitiva tra la giovane madre e la sua bambina — ha detto Gabriele Brunini, presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia —. Non ci possiamo solo rammaricare, ma siamo chiamati a offrire aiuto, accoglienza e lavoro a una madre in difficoltà che con coraggio ha rifiutato di abortire. Abbiamo già ricevuto offerte da diverse Misericordie di varie parti d’Italia. Non vogliamo polemizzare con nessuno, ma crediamo che separare un figlio da una madre sia uno degli atti più drammatici che possano esistere".
 

Durissime parole sono arrivate anche dal vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri. "È stato compiuto un delitto innominabile contro una persona — ha detto —, la sua libertà, il sacrosanto diritto a generare figli. Uno Stato che nella sua Costituzione mette al centro la persona e la famiglia, avrebbe dovuto aiutare una madre e non intervenire brutalmente togliendole la figlia, con un piglio che ricorda l’arroganza e la violenza dei regimi totalitari". Monsignor Negri si chiede se "la colpa di questa donna non sia stata quella di essersi opposta a chi voleva farla abortire". "Togliere un figlio alla madre per le condizioni economiche manifesta un’inaccettabile ingerenza dello Stato nella sfera della famiglia e del privato — dice Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc — compito dello Stato non è punire una donna perché ha scelto di avere un figlio, ma aiutare la famiglia".

Durissimo anche il Movimento per la vita che denuncia il rischio di "criminalizzare la maternità". Interviene con forza Maria Burani Procacccini della Fondazione Movimento Bambino, presieduta da Maria Rita Parsi: "Questo caso dimostra che è indifferibile l’emanazione di una nuova legge sulle adozioni nazionali, che introduca l’istituto dell’adozione ‘mite’ o ‘aperta’, più favorevole alla conservazione di rapporti con la famiglia di origine, qualora questa non vi riesca per uno stato di grave indigenza". Intanto Maria Rita Munizzi, presidente del Movimento Italiano Genitori, rende noto di aver già trovato a Roma un posto di lavoro per la mamma di Trento.