Messina, 20 settembre 2010 - Un’altra lite tra due medici, questa volta all’ospedale Papardo di Messina, avrebbe provocato lesioni a un nascituro. Il diverbio, secondo i genitori del neonato, che una settimana fa hanno presentato una denuncia ai carabinieri, sarebbe sorto per decidere se procedere con un cesareo o parto naturale. Il sostituto procuratore di Messina Anna Maria Arena ha aperto un’inchiesta. L'avvocato Marianna Giuffrida, legale della coppia, ha detto che i suoi assistiti hanno denunciato soltanto il primario di ginecologia dell'ospedale Papardo di Messina, Francesco Abate. L'avvocato ha spiegato che 'è stato Abate a insistere per praticare il parto naturale invece del cesareo. Gli altri medici, invece, erano favorevoli alla soluzione chirurgica''
 

CONDIZIONI STABILI - Il neonato è stato trasferito al Policlinico Universitario, dove si trova tuttora ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale in coma farmacologico. ’Il bambino ha avuto una sofferenza post ischemica. Abbiamo proceduto con la ventilazione e l’abbiamo sedato e intubato ed e’ in coma farmacologico’’. A dirlo e’ il professor Ignazio Barberi, direttore dell’unita’ operativa di terapia intensiva neonatale del Policlinico. ‘’Il bambino - spiega Barberi - ha sofferto perché gli è mancato l’ossigeno ed è andato in asfissia. Al momento le condizioni sono serie ma in netto miglioramento, qualcosa di piu’ preciso si potra dire tra una settimana’’.

LE INDAGINI - A presentare la denuncia sul nuovo caso a Messina sono stati i genitori del neonato in coma. L’inchiesta è coordinata dal pm della Procura di Messina Anna Maria Arena. I carabinieri, nei giorni scorsi, hanno sequestrato le cartelle cliniche nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del ’Papardo'. Stando alle prime ipotesi, al momento della nascita non sarebbe arrivato per qualche secondo l’ossigeno al cervello e questo avrebbe creato lesioni cerebrali. Il piccolo potrebbe aver riportato delle lesioni neurologiche che gli provocherebbero problemi al movimento degli arti. Subito dopo il parto i famigliari della donna si sono scagliati contro il primario. L’inchiesta è aperta contro ignoti.

LA MADRE - ‘’Non so se i medici hanno litigato, so di certo che ero giunta all’ospedale Papardo dove, a parere di tutti i medici avrei dovuto partorire con un cesareo, viste le dimensioni del bambino, che pesava 4 chili 150 grammi. Ma il primario, Francesco Abate, e’ intervenuto, sostenendo la tesi del parto naturale e vietando il cesareo. E’ stato tremendo: ho subito lacerazioni, il parto e’ stato difficilissimo, il bimbo ha avuto difficolta’ di ossigenazione, subendo danni’’. E’ quanto afferma la donna che il 13 settembre scorso ha partorito al Papardo di Messina. Giunta nel pomeriggio al Policlinico di Messina, dove il bimbo e’ ricoverato in coma al reparto di terapia intensiva, la donna, insieme al marito ricorda quei terribili momenti: ‘’Non avrei mai pensato a un parto naturale - aggiunge - perché le dimensioni del bambino lo sconsigliavano. L’unico a insistere per questo metodo e’ stato il primario Francesco Abate, mentre gli altri suoi colleghi erano favorevoli al cesareo, anche se non l’hanno praticato. Per questo ci siamo rivolti alla magistratura’’. Quanto alle accuse rivolte dal primario ai parenti della puerpera, che avrebbero aggredito i medici, la donna afferma che ‘’sì, c’era stato un battibecco tra i sanitari e i familiari di qualcuno che aveva partorito o stava partorendo, ma mio marito e le persone a noi vicine sono estranei a questo episodio’’.

L'ORDINE DEI MEDICI SMENTISCE - Il presidente dell’Ordine dei medici di Messina, Giacomo Caudo, dopo avere contattato il primario di ginecologia dell’ospedale Papardo, assicura che “i colleghi non hanno avuto nessun diverbio in sala parto”. In un primo momento Caudo aveva espresso a nome dell’Ordine dei medici “il profondo senso di smarrimento e sbigottimento qualora questa notizia fosse stata accertata” e si era detto pronto “ad avviare tempestivamente le necessarie indagini per accertare eventuali responsabilità”.

LA COMMISSIONE ERRORI SANITARI - Il presidente della Commissione errori sanitari, Leoluca Orlando annuncia che una delegazione della Commissione si recherà il prossimo 4 ottobre a Messina per far visita al Policlinico e all`ospedale Papardo, per “verificare il contesto in cui sono maturati una serie di sospetti casi di malasanità in poche settimane”. Nel frattempo la commissione invierà una richiesta di relazione all'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, per chiedere una relazione su quanto accaduto e sollecitare l'adozione di un provvedimento sanzionatorio e cautelare nei confronti dei responsabili.
“Le strutture sanitarie della città di Messina, per l'irresponsabile comportamento di alcuni e per la mancanza di efficienza sotto il profilo organizzativo, sono diventate simbolo della malasanità in Italia”, così il presidente della Commissione parlamentare d`inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, ha commentato quanto accaduto presso l’ospedale Papardo.

ARRIVANO ANCHE I NAS - Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale ha annunciato di aver disposto l’invio dei Nas a Messina. “In un mese due liti tra medici, due vite compromesse e due madri traumatizzate e sofferenti nella stessa città. Le notizie che arrivano dall’ospedale ‘Papardo’ di Messina mi lasciano allibito e scioccato”, ha commentato Marino, spiegando: “Ho già avviato un’ulteriore istruttoria attraverso i carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale: i documenti che ne deriveranno andranno ad aggiungersi agli atti acquisiti dopo le tragiche vicende del Policlinico di Messina e di Policoro, Piove di Sacco e Reggio Emilia”.


“Chi parla di errori umani e minimizza dovrebbe, a questo punto, cambiare idea definitivamente. E’ un’emergenza, una falla del sistema che sta diventando letale per il nostro Paese. Non possiamo accettare - continua Marino - che le vite delle donne italiane e dei loro figli appena nati siano sacrificate in sala parto, a causa di liti, negligenze e malpractices. L`Italia per anni ha rappresentato un modello proprio in questo settore e in generale per la sua sanità pubblica. Ora questo sistema è sempre più a rischio.”