Roma, 22 settembre 2010 - Piena assoluzione, perché i fatti contestati non sussistono, per Vittorio Emanuele di Savoia ed altre 5 persone imputate a Roma di associazione per delinquere nel procedimento riguardante la vicenda dei nulla osta per le licenze riguardanti le installazioni di videopoker. A disporre il proscioglimento è stato il gup di Roma Marina Finiti che ha dichiarato come si è detto l’insussistenza dei fatti contestati.
 

Il procedimento che ha coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia e le altre persone era stato avviato dal pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock e poi trasferito a Roma e affidato al pubblico ministero Giancarlo Amato, che oggi a conclusione della requisitoria aveva sollecitato l’assoluzione degli imputati.
 

Secondo l’iniziale accusa a partire dal 2004 gli imputati avevano creato un’associazione per delinquere che operava nel mercato illegale dei nulla osta per l’installazione di videopoker rilasciati dai Monopoli di Stato. Per raggiungere il loro scopo gli imputati avevano fatto sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso. Oggi, come si è detto la vicenda è finita in una vera e propria ‘bolla di sapone'.

Commentando l’esito del procedimento uno dei difensori degli imputati, Vincenzo Dresda che assiste Ugo Bonazza ha sottolineato che "l’esito assolutorio conferma definitivamente quanto già statuito negli archiviazioni precedenti in ordine alle imputazioni commesse e consente di ribadire con maggior forza che gli arresti eseguiti 4 anni fa si fondavano su accuse inconsistenti". Secondo il penalista "il danno causato dal macroscopico errore giudiziario non ha travolto soltanto il personaggio famoso di turno, ma anche cittadini comuni qual era ed è Ugo Bonazza, serio imprenditore del cosiddetto Nord Est, che improvvisamente quando ingiustamente venne privato della libertà e sbattuto sulle prime pagine dei quotidiani nazionali come il ‘ruffiano del re'".


Insieme a Vittorio Emanuele di Savoia erano finiti sotto accusa Rocco Migliardi, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci, Achille De Luca e Nunzio Laganà, considerati dalla pubblica accusa gli organizzatori e partecipanti ad un’associazione per delinquere impegnata nel settore del gioco d’azzardo fuori legge.