Roma, 25 ottobre 2010 - Contrariamente a quanto inizialmente riferito il 15 marzo 2005 in Iraq il sergente Salvatore Marracino non si sparò con la sua stessa arma, che in precedenza si era inceppata. In realtà "fu colpito accidentalmente" da fuoco amico durante un’esercitazione. È quanto si legge in uno dei quasi 400.000 file segreti sulla Guerra in Iraq diffusi dal sito web Wikileaks. Secondo l’ipotesi accreditata all’epoca, invece, il 28enne di San Severo (Foggia) si sparò alla fronte con la sua stessa arma, che si era inceppata poco prima.

Nel rapporto americano datato il 15 marzo 2005, classificato segreto e pubblicato da Wikileaks con diversi omissis, si legge che ‘’alle ore 13, un (militare italiano) stava prendendo parte a un’esercitazione di tiro a Nassiriya. E’ stato accidentalmente colpito (alla testa). E’ stato trasferito all’ospedale in Camp (Mittica) e classificato come incidente. E’ stato trasferito all’Ospedale navale di (Kuwait City). E’ morto alle 16.45 circa’’, ora locale.

LA MADRE -‘’A noi hanno sempre detto che Salvatore e’ morto per un incidente causato dalla sua arma’’, ha detto la madre del sergente della Folgore Salvatore Marraccino, Maria Luigia Grosso. ‘’Non so bene come - ha aggiunto - ma pare che sia partito un colpo da un’arma che si era inceppata più volte. Noi non abbiamo nessuna comunicazione e quindi non sappiamo nulla di nuovo su questa vicenda’’ aggiunge la signora Maria Luigia.


‘’Quello che posso dire - racconta - è che noi abbiamo rinunciato già da tempo a qualsiasi azione legale. Devo dire, con estrema sincerita’, che l’Esercito ci è stato e ci è sempre vicino. Hanno ricordato mio figlio con una targa nella caserma Pisacane di Livorno, gli hanno dedicato un torneo e anche intitolato una palestra. Ogni anno andiamo due volte a Livorno in occasione di manifestazioni a favore del mio Salvatore’’.


‘’Anche gli amici che aveva - conclude la mamma del sergente - si sono dimostrati molto affettuosi con noi, anche perche’ tutti gli volevano bene e lo stimavano. Dopo quanto ho appreso da voi, in relazione ad una eventuale causa diversa della morte di mio figlio, mi interessero’ per avere eventuali notizie in merito. Notizie che abbiamo appreso solo stamane da voi’’.

LA VERSIONE UFFICIALE - La notizia della morte a Nassiriya del sergente Marracino arrivò nell’Aula della Camera proprio mentre si stava per votare il rifinanziamento della missione italiana in Iraq. A informare il Parlamento fu il vicepremier Marco Follini spiegando che Marracino, ‘’durante un’attività regolarmente programmata di tiro con le armi portatili, nel tentativo di risolvere un inceppamento della propria arma, è stato raggiunto da un colpo alla testa’’.
Nel tempo la ricostruzione è apparsa sempre piu’ sfocata: non si è più parlato esplicitamente di un colpo esploso dall’arma impugnata dallo stesso Marracino. Durante i funerali, la madre del ragazzo lancio’ un appello ai commilitoni del figlio perche’ la aiutassero a ‘’fare chiarezza’’ su quanto accaduto.

VOLONTARIO NELL'ESERCITO - Salvatore Domenico Marracino era arrivato in Iraq il 25 febbraio 2005; si era arruolato volontario nell’Esercito il 14 ottobre 1997 poco dopo aver conseguito il diploma di maturita’.
Aveva sempre avuto una particolare predilezione per l’Esercito ed entro’ nel 185/o Rao, il Reggimento acquisizione obiettivi della Brigata Folgore, un reparto d’elite. Agli amici diceva di essere orgoglioso di poter servire la patria.
Marracino, un giovane sportivo ed atletico, aveva superato prove impegnative per entrare a far parte di questa cerchia ristretta di militari. Specialisti nelle tecniche di ‘’infiltrazione ed esfiltrazione’’, in grado di muoversi in area operativa ‘’fino a 8-10 giorni senza rifornimenti’’, capaci di ‘’sottrarsi alla cattura, evadere e fuggire da un’area controllata dal nemico’’, ed anche di sopportare interrogatori ‘’pressanti’’.


Quella in Iraq non era la prima missione all’estero; ne aveva gia’ fatte altre, l’ultima delle quali in Afghanistan. A Nassiriya il sergente Marracino era arrivato da venti giorni, esattamente dal 25 febbraio. Era il vice comandante di un distaccamento acquisizione obiettivi del Rao, che aveva come compiti soprattutto ricognizioni a scopo informativo a medio e lungo raggio e di sorveglianza dell’area di responsabilita’ del contingente italiano.A San Severo viveva con i genitori (il padre falegname, la madre casalinga) e due fratelli.


‘’Siamo orgogliosi di nostro figlio e non rimpiangiamo minimamente la scelta di vita che ha fatto, la sua decisione di onorare la Patria arruolandosi nell’Esercito e svolgendo diverse missioni di pace all’estero’’ commento’ il padre, Antonio.