ROMA, 10 dicembre 2010 - «HO LA MASSIMA fiducia nel lavoro dei magistrati e sono certo che sarà fatta piena luce su questa vicenda, che ha tutti i contorni della montatura mediatica. E ribadisco che da parte nostra non c’è nulla da nascondere». Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sulla notizia che anche le assunzioni a chiamata diretta dell’Ama, l’azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, sono finite nel mirino della Procura come quelle che per prime hanno fatto parlare di Parentopoli, all’Atac (trasporti pubblici), dove è già rotolata una testa eccellente.

Si è dimesso, infatti, rientrando nei ranghi della Polizia di Stato, il caposcorta dello stesso Alemanno, Giancarlo Marinelli, dopo la pubblicazione sui giornali dei nomi dei figli Giorgio e Ilaria, che risultano tra i circa 1800 beneficiati di un posto nelle «corazzate» del Comune. «Vogliamo la massima chiarezza — aggiunge il sindaco —. Per questo faremo altre indagini all’interno delle municipalizzate». E dopo aver ricordato che, oltre a quella penale della magistratura ordinaria, «esiste già un’inchiesta della Corte dei Conti e una interna», assicura che «per l’anno prossimo daremo nuove regole più forti di quelle previste dalla legge», in materia di concorsi pubblici per le assunzioni.


È ancora «a carico di ignoti» il fascicolo aperto giorni fa dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal pubblico ministero Francesco Polino sullo scandalo più grave che scuote il Campidoglio da quando il centrodestra si è aggiudicato la poltrona del primo cittadino vincendo le elezioni amministrative dell’aprile 2008.
Un’avvisaglia delle ultime «grane» risale alla primavera scorsa, quando dalle pieghe della maxi inchiesta per riciclaggio imperniata sui movimenti dell’affarista romano Gennaro Mokbel saltò fuori il nome di Stefano Andrini.

ANDRINI risultò prima assunto all’Ama e, poco dopo, promosso amministratore delegato di Ama Servizi.
L’Ad di Ama Roma S.p.a, Franco Panzironi, difese la promozione di Andrini fino a quando la carica dirompente dell’«affare Mokbel» indusse il giovane manager comunale a farsi da parte.
Anche per la Parentopoli fra i cassonetti dell’Ama, come per quella targata Atac, il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. All’Atac i magistrati hanno già chiesto di esibire un’ampia documentazione, che tra l’altro comprende i contratti di assunzione delle 854 persone «chiamate» direttamente e tutte le carte necessarie per ricostruire l’iter dell’avviso pubblico. Per il momento non sono previsti interrogatori, gli inquirenti vogliono prima avere un quadro completo della situazione.