Roma, 18 dicembre 2010 - Non può essere punito lo straniero che, nonostante abbia ricevuto un ordine di espulsione, non lascia l’Italia perchè si trova in “estremo stato di indigenza” o comunque per “giustificato motivo”. E’ il principio stabilito dalla Corte Costituzionale, che in una sentenza ha bocciato parzialmente una delle norme del ‘pacchetto sicurezza’ dello scorso anno sul reato di clandestinità. Davanti alla Consulta la questione è stata sollevata dal Tribunale di Voghera.
 

I giudici della Consulta censurano il fatto che non sia stato previsto il “giustificato motivo” nelle modifiche al testo unico sull’immigrazione introdotte col ‘pacchetto sicurezza’ del 2009: una clausola tra quelle “destinate in linea di massima a fungere da ‘valvola di sicurezza’ del meccanismo repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorchè, anche al di fuori della presenza di vere e proprie cause di giustificazione, l’osservanza del precetto appaia concretamente ‘inesigibile’ in ragione, a seconda dei casi, di situazioni ostative al carattere soggettivo od oggettivo”.

Come nel caso appunto di “estrema indigenza, indisponibilità di un vettore o di altro mezzo di trasporto idoneo, difficoltà nell’ottenimento dei titoli di viaggio”, la clausola di “giustificato motivo” esclude - sottolineano i giudici costituzionali - la “configurabilità del reato”.

 

LE REAZIONI

DE CORATO - Contro questa sentenza il vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, punta l’indice e spiega: “A furia di cavilli il mezzo milione di clandestini che gironzolano in Italia, di cui 50mila a Milano, reiterando reati che destano allarme sociale, con tassi per il furto 45 volte superiori agli italiani, come sostiene un recente rapporto Ismu, ce li terremo tutti”.
Secondo De Corato “a poco a poco i giudici stanno smontando il ‘pacchetto’ sicurezza”. Perché a giugno la Consulta già aveva invalidato l’aggravante di clandestinità e lo scorso novembre una sentenza a Sezioni Unite della Cassazione ha poi deciso che per un clandestino basta avere figli per evitare il rimpatrio. “Ora è la volta degli indigenti - conclude il vice sindaco - non punibili anche se fanno carta straccia dei provvedimenti del questore. Mi chiedo alla fine quali irregolari possano effettivamente essere espulsi”.

IL PD -  “Una sentenza che ripristina un principio di civiltà: la povertà non è un reato, la solidarietà è parte dei doveri delle istituzioni e della politica”, afferma invece Barbara Pollastrini. “Si tratta di una lezione - conclude l`ex ministro per le Pari opportunità - all`intolleranza di questo governo verso chi ha come sola colpa quella di essere in condizioni di miseria”.

E incalta Livia Turco: “La decisione di oggi della Corte Costituzionale è una vittoria per i diritti umani. Per la seconda volta - prosegue - la Consulta boccia la politica di questo governo sull`immigrazione. La prima volta quando ha giudicato illegittima l`aggravante di clandestinità e oggi riconoscendo non punibile l`immigrato irregolare che in ‘estremo stato di indigenza’, o comunque per ‘giustificato motivo’, continua a rimanere illegalmente in Italia”.
“E` una sentenza - aggiunge Turco - che mette al centro la dignità umana, come è scritto nella nostra Costituzione. Una persona povera o inerme non può e non deve essere espulsa, se è a rischio la sua incolumità”.

LEGA - La sentenza della Corte Costituzionale “si pone in netto contrasto con l`applicazione del reato di clandestinità così come previsto nel decreto sicurezza”. E “per l`ennesima volta il Parlamento approva leggi rigide per contrastare l`immigrazione clandestina e i giudici, seppur l` Alta Corte, in questo caso, ne vanificano l`operato”, denuncia la Lega Nord, con la Vicepresidente dei deputati Carolina Lussana.
“Di fatto - sottolinea Lussana- riconoscere lo stato di indigenza come un giustificato motivo perché i clandestini non si allontanino dal nostro paese rende inapplicabile il reato di clandestinità garantendo così a tutti gli immigrati irregolari l`impunità. Quale clandestino ora verrà non dichiarato indigente?”.