Milano, 17 gennaio 2011 - "Se ci sarà bisogno di andare in Brasile per spiegare la verità farò anche questo". Così Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere per il cui omicidio è stato condannato Cesare Battisti, a margine dell’incontro con l’Ufficio di presidente del Consiglio regionale lombardo.

Torreggiani, che nella sparatoria in cui fu ucciso il padre riportò una ferita che oggi lo costringe a vivere su una sedia a rotelle, ha continuato: "Non credo che sia necessario andare in Brasile, anche se ho una forte richiesta di alcuni esponenti, anche del mondo politico, che mi chiedono di andare a spiegare la mia posizione. Il mio interesse non è andare in Brasile, sto facendo altre cose qui".

I prossimi impegni di Torreggiani, infatti, sono l’organizzazione di una "manifestazione nazionale. Una piazza di gente tutta unita a far sentire la sua voce". Un’iniziativa che dovrebbe essere pronta "per fine mese" o comunque entro "la prima settimana di febbraio". Poi c’è il "Comitato cittadini per la giustizia, che lavorerà. Prenderemo le problematiche sulla giustizia e cercheremo di dare il nostro contributo".

Inoltre, sottolinea Torreggiani, "mercoledì sarò a Strasburgo. Grazie al presidente Berlusconi, sono riuscito a ottenere di parlare con i delegati europei del caso Battisti". Il figlio del gioielliere ucciso tiene a far sapere che "non si fermerà mai", anche se "il parere della Corte brasiliana sull’estradizione di Battisti sarà ancora negativo".

Insomma, Battisti deve scontare la sua pena, anche perchè "i suoi compagni si sono presi la responsabilità e, anche grazie ad alcuni sconti di pena, ora sono fuori. Lui, invece, con quel ghigno, dopo 30 anni, si fa beffe di noi familiari".

Infine, Torreggiani ammonisce: "Non estradandolo creiamo un precedente, apriamo una porta per cui delinquenti e assassini possono poi vivere liberi. Vorrebbe dire sovvertire l’ordine democratico. Quando la giustizia non funziona le società vanno in declino".