Roma, 21 gennaio 2010 - Ridurre la pena per Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia. È quanto chiede il procuratore generale Giovanni Galati alla Seconda Sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito. La Suprema Corte deve decidere sul ricorso presentato da Totò Cuffaro condannato a Palermo in appello a sette anni di reclusione.

Per la Procura Generale della Cassazione, Cuffaro non può essere accusato di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra perché manca la prova "di aver voluto favorire il sodalizio mafioso". Il sostituto procuratore generale Giovanni Galati ha chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna chiedendo dunque alla Corte d’Appello di Palermo di rideterminare la pena al ribasso.

Secondo il pg Galati, infatti, è da considerarsi prescritto "l’episodio di favoreggiamento nei confronti di Guttadauro e Miceli, in quanto non è configurabile a suo carico l’aggravante mafiosa: siccome il fatto risale al 2001, risultano decorsi i termini di prescrizione". Rimane invece in piedi, ha proseguito Galati, "la contestazione del favoreggiamento semplice nei confronti del manager della Sanità Aiello, l’episodio risale al 2003". In pratica i giudici di Palermo dovranno rideterminare la condanna solo per questo ultimo reato dal momento che la continuazione con l’altro episodio viene meno.

"Siamo parzialmente soddisfatti della requisitoria". Lo ha detto l’avvocato Nino Mormino che difende in Cassazione l’ex governatore della Sicilia. "Noi daremo battaglia fino alla fine con tutti i nostri motivi di ricorso, non solo su quelli relativi all’aggravante mafiosa: ma il giudizio del Pg, che ha ritenuto inesistente il favoreggiamento a Cosa Nostra, è già un bel risultato".