Roma, 22 marzo 2011 - E’ reato imporre alla figlia il taglio dei capelli tipo tosatura. Lo sottolinea la Cassazione nel confermare una condanna per abuso dei mezzi di correzione e di disciplina nei confronti di una madre di origini nigeriane residente a Macerata, Florence I., colpevole di aver appunto costretto la figlia alla tosatura. Come ricostruisce la sentenza 11251 della sesta sezione penale fu proprio la madre, con tanto di forbici da cucina, a costringere la bambina a sottoporsi al taglio radicale dei capelli.

Per la Suprema Corte, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della donna, un comportamento di questo tipo “indipendentemente dal luogo di provenienza e dall’ambito culturale della genitrice” rappresenta un vero e proprio abuso dei mezzi di correzione volto ad “affermare la propria autorita’ sulla piccola”. La mamma 54enne era gia’ stata condannata dal gip del Tribunale di Macerata il 21 febbraio 2007 in base al reato punito dall’art. 571 c.p. Verdetto confermato dalla Corte di Appello di Ancona il 10 giugno 2010.

Contro la doppia condanna la mamma nigeriana ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che per l’applicazione della condanna mancasse il “requisito dell’abitualita’, essendosi trattato di un fatto puramente occasionale” da inserirsi “in un incidente di percorso nel naturale rapporto genitore figlia” che aveva visto la sua genesi “nell’esigenza della madre di tagliare personalmente i capelli alla figlia e di usare la maniera forte per fronteggiate l’isterico e ingisutificato rifiuto della piccola”. La madre, ancora, a sua discolpa aveva fatto notare che i suoi sistemi educativi facevano parte del bagaglio culturale africano.

Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso di Florence I. e ha evidenziato che il reato in questione “non ha natura necessariamente abituale, sicche’ ben puo’ ritenersi integrato da un unico atto espressivo dell’abuso, ovvero da una serie di comportamenti lesivi dell’incolumita’ fisica e della serenita’ psichica del minore, che, mantenuto per un periodo di tempo apprezzabile e complessivamente considerati, realizzano l’evento, quale che sia l’intenzione correttiva o disciplinare”.