Brescia, 15 aprile 2011 - Troppo bella, a scuola attira gli sguardi maschili nonostante indossi gli abiti tradizionali e il velo: quindi chiusa in casa. E’ la storia di J., 19 anni, studentessa pakistana di un istituto professionale di Brescia, che da due settimane non frequenta le lezioni, perché per i familiari è sgradito che la ragazza attiri, suo malgrado, l’attenzione degli uomini.

La vicenda è venuta alla luce mediante una lettera pubblicata su un giornale locale, Bresciaoggi, che ha pubblicato l’appello accorato di un insegnante. “J. è una ragazza dolce, sensibilissima, dall’intelligenza cristallina e dalla voglia di studiare, di capire, di partecipare davvero encomiabili (cari colleghi professori, di quanti dei nostri alunni 'nostrani', privi dell’ostacolo linguistico in sè, potremmo dire lo stesso?) - scrive il professore in apprensione per l’alunna sparita nella lettera -. . J., dopo una situazione di partenza difficoltosa dal punto di vista didattico, ha saputo da sola risollevare le proprie sorti, arrivando ad avere un pagellino infraquadrimestrale immacolato, corredato da una condotta irreprensibile. J. però ha un 'difetto': è bellissima. Di una bellezza magnetica, arcana, indescrivibile. E questo, si sa, spesso diventa una condanna".

"Da più di una settimana - prosegue la lettera - non viene a scuola. Ha interrotto la frequenza a causa, a quanto ci è dato saperne (ma, ahinoi, siamo nel campo del 'sentito dire', del volere dei famigliari, ai quali sarebbe venuto all’orecchio di sguardi, innamoramenti, dediche d’affetto inconcepibili per l’onore di genitori e fratelli, i quali l’avrebbero promessa in sposa a un individuo mai visto che sta nella sua lontana terra natia. I compagni si chiedono intimoriti che fine abbia fatto J., noi insegnanti, insieme alla scuola, proviamo incessantemente a contattare la famiglia ai recapiti telefonici forniti, ma niente da fare”.

La ragazza poco prima di smettere la frequenza si sarebbe confidata in lacrime con una professoressa lamentando i propri problemi in famiglia: “Non denuncio soltanto perché temo di fare la fine di Hina Saleem" avrebbe detto.

"INTERVENGA BERLUSCONI" - "La vicenda della giovane pakistana di Brescia, segregata dalla famiglia, testimonia l’ennesimo scandalo causato dal buonismo multiculturale moderno, che tutto permette e tutto giustifica, sulla pelle della seconda generazione immigrata in Italia", dice in proposito l’On. Souad Sbai, Deputata Pdl.

"Rischiare di tornare in Pakistan per la scadenza del permesso di soggiorno, a causa della non frequenza della scuola, è solo l’ultimo dei soprusi che una ragazza come Jamila può subire. Segregata, costretta a non vedere nessuno e obbligata al velo: questo è oscurantismo - prosegue Sbai - e oggi come non mai necessita una legge che smantelli anche la sola possibilità che una situazione del genere si verifichi. Faccio appello al Presidente Berlusconi affinch‚ si adoperi con tutte le sue forze per dare una patria e un futuro senza discriminazioni a questi ragazzi, che sono a tutti gli effetti italiani per aver conseguito gli studi obbligatori, e pensano italiano e sognano italiano. Mentre c’èchi ancora reputa l’estremismo soggetto a sensibilità personale - conclude - le ragazze ‘colpevoli’ di voler essere integrate ci rimettono la dignità e spesso la vita”.