Palermo, 23 maggio 2011 - Sono entrate in porto a Palermo le due navi “della legalita’” con a bordo i quasi duemila studenti che parteciperanno assieme a migliaia di loro coetanei siciliani, alle manifestazioni per ricordare il giudice Giovanni Falcone nel diciannovesimo anniversario della strage di Capaci, in cui fu ucciso assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di polizia Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Sono state messe a disposizione dalla Snav e ribattezzate “Giovanni” e “Paolo”, in memoria di Falcone e di Borsellino, e sono salpate ieri rispettivamente da Civitavecchia e da Napoli.

Ai due magistrati è dedicato il convegno “Giovanni e Paolo, due italiani” cui partecipano i ministri Alfano, Maroni, Gelmini e Prestigiacomo. Sulla “Giovanni” ha viaggiato anche il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, mentre sulla “Paolo” c’era gli altri don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che durante la navigazione hanno animato incontri con i giovani sui temi della lotta contro la mafia.

Ad attendere in banchina, delegazioni delle 160 scuole di Palermo e Provincia che si sono impegnate nell’organizzazione della giornata. “Il silenzio e’ la forza del mostro”, “La mafia ruba il futuro” e “La liberta’ non paga il pizzo” gli slogan su tre grandi striscioni. In segno di saluto, sono stati agitati palloncini tricolore. Presente anche Maria Falcone, sorella del magistrato e presidente della Fondazione a lui intitolata.

Quest’anno alle iniziative per ricordare Falcone, che si inseriscono anche nelle iniziative per i 150 anni dell’unita’ d’Italia, intervengono anche per la prima volta studenti europei nell’ambito del progetto “Europa per i cittadini”, finanziato anche dalla Regione siciliana. Sono giovani provenienti da Estonia, Olanda, Albania, Bulgaria, Lituania, Macedonia, Grecia, Spagna, Ungheria, Romania, Francia, Austria, Serbia, Croazia.

“Dite di essere fieri del vostro sangue siciliano, ma continuate a versarlo come se fosse vino scaduto”. E’ un messaggio diretto ai presunti valori dei mafiosi quello riportato su uno degli striscioni che i 50 ragazzi europei del progetto “Onde di legalita’” hanno portato oggi sbarcando al porto di Palermo dalla nave della legalita’ giunta da Civitavecchia. Gli altri striscioni, in inglese e nelle 15 lingue dei Paesi partecipanti al progetto, riportano frasi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e saranno portati in corteo prima fino all’Aula Bunker e poi all’Albero Falcone.

Nel corso del progetto, organizzato dalla Fondazione Falcone e finanziato dal programma comunitario “Europa per i cittadini” e dalla Regione Siciliana, i ragazzi hanno partecipato ad una settimana di incontri con esponenti della magistratura e della societa’ civile. Resteranno a Palermo fino a mercoledi’.

POLEMICA ALFANO-GRASSO - “La pietra angolare della nostra riforma della giustizia è la parita’ tra accusa e difesa, e separazione delle carriere”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso di un botta e risposta con il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dov’e’ stato commemorato il giudice Falcone. E a proposito della riforma, il ministro ha letto un’intervista che rilasciò Falcone al quotidiano La Repubblica, in cui affermava di vedere nelle separazione delle carriere una garanzia dell’autonomia dei giudici. “Falcone voleva l’autonomia e l’indipendenza della magistratura -ha replicato Grasso- però non si può pensare di dichiarare nella Costituzione il pm autonomo e indipendente, e poi togliergli la direzione delle indagini”.

“Il procuratore Grasso è un uomo delle istituzioni, che non fa sconti al governo, ma non si pone al servizio di una parte politica. Ed è una cosa importantissima”, ha poi detto Alfano, mentre Grasso ha dato atto al ministro “di percepire al volo le priorità e quelle cose che sono veramente utili, come ha fatto quando all’inizio del suo mandato gli prospettai l’idea di Falcone di aggredire i patrimoni dei mafiosi dando la competenza alle direzioni distttuali antimafia e il coordinamento alla procura nazionale antimafia”.

Grasso però ha rincarato la dose. "E’ difficile smorzare le tensioni, ma è difficile - ha spiegato - perché è come cercare di dialogare con chi ti prende a schiaffi”. Perché non restassero dubbi, Grasso ha citato vecchie dichiarazioni del presidente del Consiglio: “Dobbiamo usare il Vangelo, porgi l’altra guancia perché - ha detto - la delegittimazione che è frutto di essere considerati un cancro da estirpare, antropologicamente diversi, rende tutto più difficile”. 

LO SFREGIO - Le manifestazioni per il 19/o anniversario della strage di Capaci sono state sfregiate da un raid vandalico avvenuto questo pomeriggio in piazza Magione, il luogo dove nacquero Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e dove oggi gli studenti palermitani hanno allestito un villaggio della legalità. Una banda di giovani teppisti, cinque o sei in tutto, ha danneggiato un pullman che era stato utilizzato dai ragazzi che hanno partecipato alla manifestazione antimafia. Oltre ad infrangere i finestrini i vandali hanno anche imbrattato la fiancata del bus con la scritta "viva la mafia".

Uno dei presunti protagonisti del raid, un ragazzo di 15 anni, è stato bloccato dalla polizia intervenuta sul posto dopo una segnalazione. Il minorenne è stato accompagnato in questura e denunciato per danneggiamento, prima di essere riconsegnato ai suoi genitori. Sull’episodio sono in corso indagini della Polizia. 

MARIA FALCONE: LA MEMORIA DI GIOVANNI VIVE NEI GIOVANI - “Dopo la morte di Giovanni Falcone e della scorta nel 1992 il loro ricordo rivive in centinaia di giovani e di ragazzi che allora non erano neanche nati. Eppure hanno una memoria della loro storia che forse noi adulti, in parte, abbiamo dimenticato”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato e presidente della Fondazione a lui intitolata, che ha accolto nel porto di Palermo le due navi della legalita’ con a bordo circa 2.000 studenti giunti per partecipare alla commemorazione del diciannovesimo anniversario della strage di Capaci. Ai giornalisti che le chiedevano degli attacchi rivolti contro la magistratura, Maria Falcone ha risposto: “”Per me non e’ una novita’. Giovanni fu il magistrato ad essere attaccato”.

MESSAGGIO DI NAPOLITANO - “In questi anni tanto si e’ detto di Giovanni e Paolo, sappiamo tutto di loro. Sulle loro orme la Fondazione Giovanni e Francesca ha intrapreso un cammino nelle scuole italiane per insegnare ai ragazzi la pluralita’ delle idee, che devono convergere in quello che e’ il bene nazionale comune”. Cosi’ il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio letto da Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci, nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, dove si svolgono le celebrazioni per commemorare il 19 anniversario dell’eccidio. Le note del Nabucco di Verdi e dell’inno alla gioia di Beethoven sono state intonate dai ragazzi delle scuole palermitane, Migliaia gli studenti di medie ed elementari provenienti dalla Sicilia e da diverse regioni italiane. Tutti indossano magliette bianche con le figure stilizzate dei due giudici e le scritte “Giovanni e Paolo, due italiani” che e’ anche il titolo della manifestazione.

BERLUSCONI: FALCONE RESTERA' SEMPRE NEI NOSTRI CUORI - Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in occasione della strage di Capaci, ha inviato un telegramma al Prefetto di Palermo per ricordare le vittime dell’attentato, il giudice Falcone, la moglie Francesca, gli uomini della scorta. Nel testo del telegramma, il Presidente Berlusconi ricorda la figura del giudice Falcone, “divenuto uno dei simboli della lotta alla criminalita’ organizzata nel nostro Paese. Restera’ sempre nei nostri cuori”. Ed ha espresso a nome suo e di tutto il governo la sentita partecipazione.

MARONI: COLPIRE LA MAFIA AL CUORE IN SICILIA COME AL NORD, IN MANETTE 8 BOSS AL GIORNO - “Sono i fatti le risposte alla lotta contro la mafia, con importanti risultati soprattutto per quanto riguarda l’aggressione ai patrimoni, alle ricchezze della mafia. Stiamo ottenendo risultati straordinari ed e’ la via che vogliamo intensificare per colpire al cuore il potere mafioso, in Sicilia e in tutte le altre regioni comprese quelle del nord”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, oggi a Palermo per commemorare il giudice Falcone nel diciannovesimo anniversario della strage di Capaci.

SCHIFANI: HANNO ALIMENTATO LA VOLONTA' DI RISCATTO - “Sono passati diciannove anni dal giorno in cui l’Italia fu colta incredula dalla notizia della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Falcone era un simbolo della lotta alla mafia e per questo la mafia decise di eliminarlo con spietata ferocia. Cio’ che quel disegno criminale non volle o non pote’ capire e’ che quel simbolo avrebbe continuato a vivere nelle coscienze e nella caparbia volonta’ di chi non si e’ mai piegato alla logica mafiosa e che la sua memoria, insieme a quella di tanti altri eroi, avrebbe alimentato un fiume inarrestabile di volonta’ di riscatto. Cio’ che qualcuno voleva sradicare e’ germogliato piu’ forte che mai. L’esempio e il ricordo di Giovanni Falcone e di chi con lui perse la vita per i piu’ alti valori dello Stato ci devono spingere a concludere il lavoro da lui intrapreso, e da molti coraggiosamente condotto, con straordinari successi, in questi anni, fino alla sconfitta definitiva della criminalita’ mafiosa”. Cosi’ il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio a Maria e Anna Falcone, sorelle del magistrato, e alla Fondazione “Giovanna e Francesca Falcone” in occasione del diciannovesimo anniversario dell’assassinio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta.

GELMINI: CRUCIALE EDUCAZIONE ALLA LEGALITA' - “Questa giornata rappresenta un momento cruciale di un percorso di educazione alla legalita’ che le scuole portano avanti tutto l’anno”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini oggi a Palermo per partecipare alle commemorazioni del 19esimo anniversario della strage di Capaci. “Una giornata -ha proseguito- che evidentemente rappresenta una ferita indelebile, una cicatrice che resta nell’Italia per un attacco sferrato contro la giustizia e contro i servitori dello Stato. Questa pero’ e’ diventata allo stesso tempo, grazie a Maria Falcone e all’impegno di tante insegnanti e di tantissime scuole italiane, anche una giornata di grande mobilitazione da parte di studenti che ci danno speranza e dimostrano che l’Italia non si e’ arresa di fronte alla criminalita’ piu’ violenta. Come diceva Giovannni Falcone la mafia va combattuta non attribuendo questo compito a poche persone ma attribuendoci ciascuno di noi la responsabilita’ di combatterla”. Il ministro ha poi aggiunto che quella di oggi e’ una giornata “che non si potra’ dimenticre, sia per il luogo dove si svolge, l’aula bunker, luogo storico dove si celebro’ il maxiprocesso di mafia, ma anche un luogo simbolo del fatto che l’Italia, il Paese e lo stato non si sono arresi davanti alla mafia. Anche il numero elevato di beni confiscati che sono diventati luoghi dell’educazione dell’istruzione e’ un segnale importante nella giusta direzione”.

IL PROCURATORE LARI: SPATUZZA APRE NUOVI SCENARI D'INDAGINE - “Stiamo lavorando a spron battuto e i risultati dovrebbero arrivare a breve. Siamo a buon punto, agiamo su piu’ fronti e le nostre indagini spaziano dall’attentato all’Addaura alle stragi di Capaci e via D’Amelio, che in questo momento ha carattere di piu’ urgenza anche in ragione di nuove collaborazioni con la giustizia”. Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari al suo arrivo all’aula bunker di Palermo per la commemorazione di Falcone.

"Le dichiarazioni di Spatuzza aprono nuovi scenari di indagine anche con riferimento alla strage di Capaci. Stiamo lavorando anche su questo, considerando che da tre anni lavoriamo su questi temi con un organico ridotto e con risorse al minimo del tollerabile”. Lo ha detto Sergio Lari in merito alle ultime dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza.

“Con la Procura di Palermo i rapporti sono sereni e non c’e’ alcun conflitto. Il problema era nato per una diversa valutazione in merito al provvedimento di fermo emesso dalla Procura del capoluogo siciliano. Su questo e’ intervenuto anche il procuratore nazionale antimafia con una direttiva e ora ci sono anche delle regole che le due Procure devono rispettare. Le indagini continuano ma ovviamente alla fine ciascuno tirera’ le sue somme. Non tutti devono pensare alla stessa maniera”. Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari a Palermo, in merito al caso Ciancimino.

PRESTIGIACOMO: NON MOLLARE LA LOTTA - “Sul fronte della lotta alla mafia questo governo, ma anche tutti i cittadini, non dovranno mollare mai perche’ la mafia e’ una schiavitu’ ed e’ paura, noi invece amiamo la nostra terra, la vita e la liberta’”. Lo ha affermato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, presente nll’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo per la commemorazione del giudice Falcone nel 19esimo anniversario della strage di Capaci. “In particolar modo -ha aggiunto Prestigiacomo- oggi che si ricordano Falcone e Borsellinmo in mezzo ai ragazzi, il messaggio piu’ bello che si possa dare a questi studenti e’ di amare la vita e quale luogo migliore se non quello della scuola per trasmettere i valori della legalita’? Siamo impegnati tutti in questa battaglia: non molleremo mai”. Il ministro siracusano ha salutato le scolaresche presenti e indossato uno dei cappellini della legalita’.

FINI: UN DOLORE CHE SI RINNOVA - Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato il seguente messaggio alla Presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, professoressa Maria Falcone: “Sono trascorsi diciannove anni da quel terribile 23 maggio del 1992, quando Giovanni Falcone fu ucciso da sicari mafiosi insieme alla moglie, il giudice Francesca Morvillo, e agli uomini della scorta, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Debbo dire che al sentimento di dolore che ogni volta si rinnova, in maniera immutata, al ricordo di quel tragico episodio, si aggiunge un senso di orgoglio e di rimpianto per un autentico eroe italiano dei nostri tempi. La ricorrenza del centocinquantesimo anniversario dell’Unita’ d’Italia ci esorta a riflettere sul contributo dei molti eroi dell’epopea risorgimentale che sacrificarono la propria vita per la causa dell’indipendenza della Patria. Credo vi sia un legame invisibile, ma essenziale, tra quei straordinari protagonisti della storia unitaria e uomini come Giovanni Falcone che non ha esitato a dedicare tutta la sua esistenza, il suo impegno di magistrato, i suoi progetti di vita, i suoi affetti piu’ cari alla dignita’, alla giustizia e alla liberta’ del nostro Paese. La straordinaria capacita’ investigativa e l’inflessibile tenacia di Giovanni Falcone nella lotta contro la mafia erano costantemente animate da un sentimento di speranza e di fiducia per il futuro della sua Sicilia e per le virtu’, talora inaspettate, degli individui.

“Ho imparato a riconoscere l’umanita’ anche nell’essere apparentemente peggiore; ad avere un rispetto reale, e non solo formale, per le altre opinioni”. E’ una frase di Falcone, nella quale si riassume la sostanza morale e ideale della sua personalita’. La sua grandezza di uomo, il suo coraggio e le sue straordinarie doti di magistrato ne hanno fatto un vero gigante della storia civile del nostro Paese che non potra’ mai essere dimenticato. Per queste ragioni, desidero rinnovarLe i miei sentimenti di stima e di apprezzamento per l’instancabile attivita’ della Sua Fondazione che vuole fare, in particolare dei piu’ giovani, degli entusiasti e risoluti interpreti della sua eredita’ morale e civile. Di questo messaggio il nostro Paese ha tuttora grande bisogno e il mio auspicio e’ che il Vostro impegno, fortemente sostenuto dalle Istituzioni, sia sempre piu’ diffusamente compreso dalla coscienza collettiva come testimonianza concreta del patrimonio nazionale di valori democratici e di liberta’ da difendere sempre ed incondizionatamente. Nel rivolgerLe i miei sentimenti di sincera stima, mi e’ gradita l’occasione per inviarLe i miei saluti piu’ cordiali, con sincera stima.”

MESSINEO, PROCURATORE CAPO DI PALERMO: LA MAFIA HA SPONDE POLITICHE - “All’ipotesi di una trattativa fra Stato e mafia stiamo lavorando da molto tempo. Gli elementi che abbiamo ritrovato e che stiamo approfondendo sempre di piu’ in ulteriori attivita’ istruttorie, dimostrano che vi furono comportamenti di uomini delle istituzioni che non sono spiegabili se non in chiave della ricerca di contatti con la mafia e di sponde politiche. A questa complessa attivita’ si da’ per comodita’ il nome di trattativa ma e’ chiaro che non e’ una trattativa in senso tradizionale, cioe’ non vi furono plenipotenziari che si sedettero allo stesso tavolo per trattare, ma vi fu uno scambio di messaggi a un certo livello tra uomini delle istituzioni e soggetti riconducibili a Cosa nostra”.
Lo ha detto Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo, oggi all’Ucciardone per ricordare il giudice Giovanni Falcone e le altre vittime della strage di Capaci. Alla domanda di un giornalista se le stragi come quella di Capaci sono riconducibili alla trattativa tra Stato e mafia, Messineo ha risposto: “Dai dati acquisiti fino ad adesso dovrebbero ricavarsi delle conseguenze di carattere processuale. Alcune sono state versate nel processo che si svolge attualmente a Palermo nei confronti del generale Mori e in quella sede sono visibili, criticabili o comunque conoscibili da parte di tutti. Altri elementi potrebbero eventualmente ricondurre ai collegamenti con le stragi, ma su questo punto io non posso dare nessuna indicazione”.

AYALA: CENTRI OCCULTI DI POTERE ORIENTANO L'AZIONE DELLA MAFIA - “Emerge una verita’ sommersa sulle stragi del ‘92 e ricordo che allora fu il primo a dire che dietro non c’era solo la mafia. Nel giugno dell’89, dopo il fallito attentato all’Addaura, Falcone in una intervista alla Stampa, in cui parlo’ di menti raffinatissime e di centri occulti di potere capaci di orientare l’azione della mafia. Se questo e’ lo scenario del fallito attentato dell’89, perche’ non dovrebbe essere cosi’ anche per le stragi del ‘92?”. Lo ha detto il giudice Giuseppe Ayala, che fece parte del pool antimafia con Falcone, a margine delle commemorazioni del diciannovesimo anniversario della strage di Capaci a Palermo.

MORVILLO, PROCURATORE CAPO DI TERMINI IMERESE: LA ZONA GRIGIA ESISTE ANCORA - “Dopo 19 anni i segnali positivi che ci fanno sperare di poterci un giorno liberare dalla mafia non sono poi tanti e vengono principalmente dai giovani e dalle associazioni antiracket che si impegnano quotidianamente nella diffusione della cultura dell’antimafia”. Lo ha detto Alfredo Morvillo, procuratore della Repubblica a Termini Imerese e fratello di Francesca Morvillo, moglie del giudice Falcone, uccisa con lui nella strage di Capaci. “I momenti negativi sono ancora tanti - ha proseguito Morvillo - Tuttavia la ben nota zona grigia e’ ancora esistente e ancora abbondantemente corteggiata dalla maggior parte della gente di Palermo. Fino a quando dalle nostre parti la mafiosita’ costituira’ un discrimine sociale avremo ben poco da sperare per il futuro”. Morvillo ha poi aggiunto che “l’esistenza di questa zona grigia costituisce la palla al piede della lotta alla mafia e rende vano il sacrificio di Falcone e Borsellino. In questi ultimi anni alcuni hanno accettato ben volentieri in regalo poltrone di potere da parte di persone vicine ad ambienti mafiosi. Sarebbe opportuno che questa gente facesse un passo indietro perche’ altrimenti il messaggio che si da’ e’ che si puo’ convivere con la mafia. Cio’ produce un danno incalcolabile che ci fa tornare indietro di diversi anni”.

LO BELLO, CONFINDUSTRIA SICILIA: ABBIAMO SOSPESO 35 SOSPETTI - “Oltre 100 imprenditori iscritti a Confindustria Sicilia hanno denunciato episodi di criminalita’ e ben 35 sono stati sospesi dall’associazione per via di possibili contatti con la mafia “. Lo ha affermato il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, intervenendo alla commemorazione della strage di Capaci. “Si tratta di dati congiunturali -ha detto Lo Bello- che testimoniano una realta’ importante, ma cio’ a cui puntiamo e’ cambiare il modo di pensare di altri 200 imprenditori, ancora tanti di loro pensano che un contratto di protezione con la mafia convenga e considerano l’illegalita’ un elemento competitivo”. Lo Bello, rivolgendosi al ministro dell’Interno Maroni, presente nell’aula bunker dell’Ucciardone, ha chiesto aiuti gli imprenditori che rifiutano di pagare il pizzo. “C’e’ gia una forte azione dello Stato che sta funzionando, ma serve una maggiore presenza delle istituzioni, che devono essere impermeabili al crimine e una maggiore solidarieta’ dello Stato e delle associazioni di categoria”. Lo Bello ha poi definito il ruolo dei giovani di Addio Pizzo, “fondamentale nella lotta al crimine in Sicilia”.