Bolzano, 4 giugno 2011 - Una donna di 62 anni è morta stanotte a Firenze, intorno alle 4.40, nella sua abitazione di Sesto Fiorentino (Firenze). Si sospetta che il decesso possa essere stato causato dal batterio killer e per questo il pm ha disposto l’autopsia.

E’ escluso invece che il turista tedesco ricoverato a Merano abbia contratto una infezione dal batterio E.coli. Lo riferiscono fonti della direzione sanitaria dello stesso ospedale dove il cittadino tedesco era stato ricoverato. Il paziente - riferiscono dall’ospedale - ha una infezione intestinale di altro tipo.

L’allarme su un possibile caso di infezione dal batterio E.coli (sarebbe stato il primo in Italia) era stato lanciato dal quotidiano locale in lingua tedesca Dolomiten che però aveva anche evidenziato che non c’era ancora una diagnosi certa.

PRIMO CASO NEGLI STATI UNITI - Il batterio killer E.coli “arriva” anche negli Stati Uniti, anche se il contagio riguarda dei cittadini statunitensi che da poco sono stati in Germania. Il batterio, che ha provocato 19 morti tedeschi, sarebbe stato inoltre rilevato su due militari americani di stanza in Germania. Le autorità sanitarie statunitensi hanno precisato che oltre ai due soldati, si contano altri quattro casi sospetti di contagio, legati a quattro cittadini americani rientrati da un viaggio nel nord della Germania.

VENTI MORTI - Il bilancio delle vittime provocate dall’epidemia di E. Coli in Germania è salito a quota 19, contro le 17 segnalate fino a ieri. Lo scrive oggi il tabloid tedesco Bild, sottolineando che l’ultimo decesso è stato registrato ieri nel Brandeburgo - il primo in questa regione - alle porte di Berlino. Il totale delle vittime in Europa aumenta così a 20.

I NUMERI - Sono in tutto 13 i Paesi dove sono stati accertati casi di di sindrome emolitico-uremica (Seu) e di Escherichia Coli Enteroemorragico (Ehec), secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), per un totale di 1.836, 103 dei quali al di fuori della Germania.

Alla Germania, epicentro dell’epidemia, vanno infatti aggiunti altri 11 Paesi europei e gli Usa, dove la CDC di Atlanta ha accertato due casi di Seu collegati all’epidemia tedesca. Per la Germania i dati al momento sono fermi alle 15 del 2 giugno e risultano ufficialmente notificati 520 casi di Seu (11 morti) e 1.213 di Ehec (6 morti), per un totale di 1.733 (17 morti).

Negli 11 Paesi europei sono stati accertati in tutto 101 casi - 31 di Seu, 1 fatale e 70 Ehec, così suddivisi: Austria 2 (Ehec), Repubblica Ceca 1 (Ehec), Danimarca 17 (7 Seu, 10 Ehec), Francia 10 (Ehec), Olanda 8 (4 Seu, 4 Ehec), Norvegia 1 (Ehec), Polonia 1 (Seu), Spagna 1 (Seu), Svezia 46 (15 Seu, 31 Ehec), Svizzera 3 (Seu), Regno Unito 11 (3 Seu, 8 Ehec). Tutti i casi accertati di Seu e Ehec tranne 1, rileva l’Oms, sono di pazienti che vivono in Germania o vi si sono recati di recente.

IL GIALLO DEL RISTORANTE - La pista di un ristornate di Lubecca (Schleswig-Holstein, nella Germania del Nord) come possibile fonte dell’epidemia di E. Coli non è dimostrata: lo ha detto Christian Seyfert, il portavoce del ministero dello Schleswig-Holstein per la Protezione dei consumatori. Le informazioni di stampa non sono "avvalorate dai fatti", ha commentato Seyfert riferendosi a un articolo pubblicato dal quotidiano Luebecker Nachrichten. Secondo il giornale, 17 clienti del ristorante hanno contratto il virus e uno di loro è morto. "Ci sono diversi elementi nei diversi Stati regionali", ha aggiunto il portavoce.

IL MINISTRO FAZIO - Qual è il cibo che fa da veicolo al cosiddetto ‘batterio killer’ "è ancora sotto studio. Ma abbiamo chiesto alla Germania di fare indagini specifiche sulle forme di confezionamento, perché sembrerebbe più trasversale", la modalità di diffusione del batterio, piuttosto "che riferita a un singolo alimento". Lo ha detto il ministro alla Salute Ferruccio Fazio durante l’incontro che ha visto il vicepresidente della Cina Xi Jinping visitare l’ospedale San Raffaele di Milano.

"Se prima o poi - ha aggiunto Fazio - ci sarà un italiano che è stato nella zona di Amburgo e che ha avuto la malattia non ci dovremo stupire; perché la malattia è circoscritta a una zona, come già avvenuto con altre patologie in passato".

In ogni caso, il ministro ha voluto ribadire che "i nostri cibi e le nostre verdure sono assolutamente sicure, bisogna però lavarle sempre. Comunque non abbiamo problemi, la nostra sanità è sotto controllo, e le nostre strutture sono allertate". All’origine del batterio killer, ha concluso Fazio, "non c’è una mutazione, ma una normale ricombinazione tra batteri, che produce forme nuove più tossiche, e per le quali noi abbiamo meno anticorpi per affrontarle".

L'IPOTESI CARNE - "Abitualmente questo microrganismo vive nell’intestino dei bovini. Quindi si può trovare nelle carni crude, come le tartare, ma anche negli hamburger. Il mio consiglio è di cuocere tutto molto bene". Lo dichiara in un’intervista a ‘la Repubblica’ Donato Greco, epidemiologo esperto Oms per le malattie batteriche, in merito all’infezione che sta colpendo l'Europa.

Quanto all’ipotesi che l’infezione possa diffondersi attraverso l’acqua, Greco aggiunge: "Il modo in cui si sta diffondendo la malattia mi fa escludere questa ipotesi. Tra l’altro quel germe non ama stare nell’acqua, dove pure può essere presente. Anche frutta e verdura mi sembrano meno probabili rispetto alla carne: non ho mai visto dei colli enterotossici su questi alimenti. Comunque credo, e mi auguro, che l’Oms nel giro di poco ci dica da dove parte la malattia. Mi sorprendono i tempi lunghi impiegati dalla Germania per capire cosa sta succedendo".

In merito alle cure, secondo l’epidemiologo, "gli antibiotici non sono indicati come terapia. Il danno non lo fa il batterio ma la tossina da questo prodotta. E’ questa che va combattuta. Gli antibiotici piuttosto rischiano di sconquassare ancora di più la flora naturale dell’intestino e quindi usarli potrebbe essere controproducente. Ci sono altre terapie, anche complesse vista la gravità della malattia".

COLDIRETTI: PERDITE PER 25 MILIONI DI EURO - "L’Italia deve chiedere i risarcimenti alle competenti autorità europee per i danni economici subiti ingiustamente dai produttori di frutta e verdura nazionali per il crollo dei consumi provocati dalla diffusione di notizie, poi risultate infondate, sull’epidemia di Escherichia Coli, la cui causa è stata attribuita dalle autorità tedesche all’inquinamento di una partita di cetrioli provenienti dalla Spagna". E’ quanto ha affermato Sergio Marini il presidente della Coldiretti.

Il divieto alle esportazioni in Russia dove l’Italia spedisce ortaggi e legumi freschi per un importo di 4,4 milioni di euro all’anno è solo l’ultimo effetto della approssimazione nella gestione dell’emergenza che - ha sostenuto Marini - ha provocato un crollo nei consumi in tutta Europa e che ha colpito ingiustamente anche le produzioni nazionali di ortofrutta con perdite che hanno raggiunto i 25 milioni di euro.

La Coldiretti oggi ha organizzato iniziative ‘antipanico’ con la distribuzione da parte degli agricoltori di cetrioli e altra frutta e verdura made in Italy a chilometri zero nelle aree di sosta delle autostrade nel Lazio 'La macchia Ovest' (zona Frosinone) e in Emilia Romagna la Sillaro Ovest (zona Bologna) A14 direzione Sud mentre a Treviso presso l’azienda agricola Barzan Luigino in via Canizzano 153/C è stata preparata insieme alla Regione Veneto una mega insalatona.

E ZAIA INAUGURA UNA MEGA INSALATA CONTRO LA PAURA - Un insalata da mezza tonnellata, fatta con 250 kg di cetrioli, 300 kg di pomodori e un pizzico di radicchietto (50 kg): tutti ortaggi di stagione, freschissimi e preparati a due passi dal grande orto che li produce. E’ stata questa la risposta forte alla psicosi del batterio killer, organizzata da Coldiretti e dal presidente del Veneto Luca Zaia, che oggi all’azienda agricola Barzan di Treviso, assieme a centinaia di produttori e di rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, ha raccolto e portato i cetrioli alle massaie che preparavano l’insalatona gigante e ha fatto da assaggiatore alla qualita’ della verdura made in Italy.


“Siamo vicini agli agricoltori e a chi sta perdendo, come accade per il Veneto, 600 mila euro al giorno (sono 3 milioni a livelo nazionale) perche’ questi prodotti non hanno piu’ mercato. Quando c’e’ la psicosi la gente si rifiuta di consumare. E’ stata data tutta la colpa al cetriolo che pero’ non c’entra nulla, si puo’ invece consumare senza alcun problema ricordando i consigli della nonna, che sono quelli di lavare bene frutta e verdura e lavarsi bene le mani con acqua abbondante”.
 

“Questa e’ una crisi mediatica - ha detto ancora il presidente veneto - perche’ galvanizzata dalla comunicazione”. Zaia, nell’occasione ha anche ribadito il suo no al nucleare e ha assicurato che votera’ si’ sulle schede per nucleare e acqua. “Non indico le linee del partito - ha detto - ma il sentimento del popolo, che e’ quello di difendere fino in fondo questi due grandi valori”. E no ancora agli Ogm: “Il mio e’ un no convinto a tutela dei 4700 prodotti tipici italiani, dei 350 prodotti tipici veneti, ma soprattutto a tutela dell’identita’ dell’agricoltura italiana, se ci omologhiamo agli Ogm vorra’ dire che gli altri, cioe’ le multinazionali, verranno qui a fare cannibalismo della nostra agricoltura”.