CdV, 11 giugno 2011 - “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa”. Benedetto XVI ha ripetuto queste parole di Paolo VI nel campo nomadi di Pomezia accogliendo oggi in Vaticano oltre duemila zingari delle diverse etnie europee. “Anch’io - ha detto Ratzinger - ripeto oggi con affetto: voi siete nella Chiesa! Siete un’amata porzione del Popolo di Dio pellegrinante e ci ricordate che non abbiamo quaggiu’ una citta’ stabile, ma andiamo in cerca di quella futura”.

Il Papa ha sottolineato come anche ai rom e agli altri popoli gitani sia giunto “il messaggio di salvezza, a cui - ha ricordato - avete risposto con fede e speranza, arricchendo la comunita’ ecclesiale di credenti laici, sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi zingari”. In particolare Ratzinger ha citato il beato Zefirino Gime’nez Malla, ucciso durante le persecuzioni anticristiane che hanno caratterizzato negli anni ‘30, la guerra civile spagnola e del quale si celebra con il pellegrinaggio di questi giorni il centocinquantesimo anniversario della nascita e il settantacinquesimo del martirio.

“L’amicizia con il Signore - sono state le parole del Pontefice - ha reso questo Martire testimone autentico della fede e della carita’. Con l’intensita’ con cui egli adorava Dio e scopriva la sua presenza in ogni persona e in ogni avvenimento, il beato Zefirino amava la Chiesa e i suoi Pastori. Terziario francescano, rimase fedele al suo essere zingaro, alla storia e all’identita’ della propria etnia.

Sposato secondo la tradizione dei gitani, assieme alla consorte decise di convalidare il legame nella Chiesa con il sacramento del Matrimonio. La sua profonda religiosita’ trovava espressione nella partecipazione quotidiana alla santa messa e nella recita del Rosario. Proprio la corona, che teneva sempre in tasca, divenne causa del suo arresto e fece del beato Zefirino un autentico ‘martire del Rosario’, poiche’ non lascio’ che gliela togliessero di mano nemmeno in punto di morte”.

“Oggi - ha scandito Papa Ratzinger nell’Aula Nervi gremita per la prima volta da un pellegrinaggio gitano - il beato Zefirino vi invita a seguire il suo esempio e vi indica la via: la dedizione alla preghiera e in particolare al Rosario, l’amore per l’Eucaristia e per gli altri Sacramenti, l’osservanza dei comandamenti, l’onesta’, la carita’ e la generosita’ verso il prossimo, specialmente verso i poveri; cio’ vi rendera’ forti di fronte al rischio che le sette o altri gruppi mettano in pericolo la vostra comunione con la Chiesa”.

“Anche voi siete chiamati - ha detto ancora il Papa ai rom e alle altre etnie zingare - a partecipare attivamente alla missione evangelizzatrice della Chiesa, promuovendo l’attivita’ pastorale nelle vostre comunita’”. Il Pontefice ha ricordato ai nomadi convenuti in Vaticano anche la presenza tra di loro di “sacerdoti, diaconi e persone consacrate, che appartengono alle vostre etnie: e’ - ha detto - un dono di Dio e un segno positivo del dialogo delle Chiese locali con il vostro popolo, che occorre sostenere e sviluppare”. “Date fiducia e ascolto - ha suggerito ai presenti - a questi vostri fratelli e sorelle, e offrite insieme a loro il coerente e gioioso annuncio dell’amore di Dio per il popolo zingaro, come per tutti i popoli! La Chiesa desidera che tutti gli uomini si riconoscano figli dello stesso Padre e membri della stessa famiglia umana”.

“Siamo - ha poi concluso il Papa teologo - alla Vigilia di Pentecoste, quando il Signore effuse il suo Spirito sugli Apostoli che cominciarono ad annunciare il Vangelo nelle lingue di tutti i popoli. Lo Spirito Santo - ha invocato infine - elargisca i suoi doni in abbondanza su tutti voi, sulle vostre famiglie e comunita’ sparse nel mondo e vi renda testimoni generosi di Cristo Risorto. Maria Santissima, tanto cara al vostro popolo e che voi invocate come ‘Amari Devleskeridej’, ‘Nostra Madre di Dio’, vi accompagni per le vie del mondo e il beato Zefirino vi sostenga con la sua intercessione”.