Parma, 24 giugno 2011 - Mazzette e tangenti per migliaia di euro pagate da imprenditori compiacenti per costruire opere pubbliche e per la manutenzione del verde cittadino. Terremoto a Parma, dove 11 persone sono state arrestate stamattina dalla Guardia di Finanza per corruzione e peculato: in manette sono finiti tre dirigenti del Comune (tra cui il comandante della Polizia municipale, l’ex carabiniere Giovanni Maria Jacobazzi), un dirigente dell’Iren (ex Enia), sei imprenditori ed un investigatore privato.
 

Le indagini delle Fiamme gialle, dirette della locale Procura, sono partite per verificare la correttezza degli appalti in materia di realizzazione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria del verde pubblico della città e hanno scoperto un “giro vorticoso di interessi privati soddisfatti attingendo o meglio depauperando ingenti risorse pubbliche destinate ai servizi ed al benessere dei cittadini”. Sono state quindi raccolte “ulteriori, ficcanti ed inconfutabili prove” su numerosi episodi di corruzione: centinaia di migliaia gli euro di fondi pubblici distratti. I dirigenti comunali coinvolti costituivano società per creare i ‘soggetti economici’ in grado di contrarre con la pubblica amministrazione e su cui convogliare il denaro pubblico previsto per i lavori.


Secondo gli inquirenti il comandante della Municipale, invece, oltre a trarre a proprio vantaggio il sistema dei finti o inadeguati lavori pubblici, si sarebbe speso in favore di personaggi, cittadini e locali pubblici per evitare il pagamento di sanzioni già comminate o per consentire, “attraverso un uso spregiudicato del proprio comando”, le loro attività irregolari, soddisfando così le necessità di qualche imprenditore locale. Il comandante avrebbe anche venduto notizie e informazioni riservate, acquisite in ragione del proprio ruolo o con la complicità di altri soggetti.
Le Fiamme gialle hanno così scoperto “un quadro di diffuso e cronico dissipamento delle risorse pubbliche” a vantaggio di pubblici dirigenti, che avevano organizzato il proprio lavoro per trarre il maggior vantaggio possibile. Durante l’operazione - chiamata ‘Green Money Atto II - i militari hanno eseguito numerose perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati, anche in altre città.