Palermo, 12 luglio 2011 - Trentasette persone accusate di far parte dei mandamenti mafiosi di Pagliarelli e di Porta Nuova sono state fermate all’alba dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo, che hanno eseguito con l’operazione “Hybris” un provvedimento emesso dalla Dda con carattere di urgenza per interrompere attivita’ estorsive a danno di commercianti e imprenditori, e prevenire attentati incendiari o ritorsioni fisiche contro le vittime.

Oltre trenta i casi di ‘pizzo’ sui quali si e’ fatta luce, grazie anche alla collaborazione dei taglieggiati. Gli indagati sono accusati associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni, alle rapine, e al traffico di stupefacenti, e di aver favorito, a vario titolo, le latitanze dei boss Gianni Nicchi e Filippo Annatelli. I destinatari del provvedimento sono vertici e affiliati del mandamento di Pagliarelli e della famiglia di Borgo Vecchio.

Il provvedimento restrittivo si collega alle indagini del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei carabinieri di Palermo la cattura di Nicchi. E’ stata ricostruita la fitta rete logistica e funzionale che garantiva al boss la latitanza e il mantenimento del suo ruolo al vertice del mandamento. Del clan di Pagliarelli sono stati scoperti l’organigramma e le ramificazioni relazionali e di cointeressenza con tutti gli altri mandamenti palermitani, in particolare, quelli di Porta Nuova, Santa Maria di Gesu’, l Brancaccio, Noce, Boccadifalco, Tommaso Natale, Misilmeri e Bagheria.

E’ emerso anche che appartenenti alla famiglia mafiosa del Borgo Vecchio svolgevano funzioni direttive ed esecutive in seno al mandamento di Porta Nuova, di cui il clan fa parte, soprattutto nella gestione delle estorsioni sul territorio di competenza. Come risulta da intercettazioni video e audio iniziate nel 2007 e riscontrate anche dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l’organizzazione oltre a imporre il “pizzo” ad oltre 30 imprenditori e commercianti reinvestiva i guadagni illeciti nel traffico di cocaina, acquisendone all’ingrosso grosse quantita’ da smerciare poi sul mercato siciliano attraverso una rete di spacciatori capillarmente controllata. Anche questa indagine ha confermato la prassi mafiosa dell’assistenza ai detenuti in carcere, compreso il pagamento delle parcelle degli avvocati, la retribuzione mensile degli affiliati, il controllo sulle rapine.