Genova, 20 luglio 2011 - Erano le 17. 27 del 20 luglio 2001 quando, al culmine di una giornata di scontri tra forze dell’ordine e manifestanti durante il G8 di Genova, il 23enne Carlo Giuliani fu ucciso con un colpo di pistola al volto davanti alla chiesa di piazza Alimonda. A premere il grilletto fu il giovane carabiniere Mario Placanica che, insieme ad altri militari, era a bordo della jeep assaltata da un gruppo di manifestanti, tra cui il 23enne genovese che al momento dello sparo aveva appena sollevato da terra un estintore.

A dieci anni di distanza da quel tragico pomeriggio il comitato “Verso Genova 2011” ha organizzato un’iniziativa collettiva in piazza Alimonda in memoria di Carlo Giuliani. Dal primo pomeriggio a sera inoltrata sono previsti interventi, testimonianze, musica e uno spettacolo teatrale per non dimenticare ciò che successe dieci anni prima in quella piazza e chiedere verità e giustizia per la morte di Carlo. Il processo a carico di Mario Placanica si era infatti concluso il 5 maggio del 2003, con l’accoglimento del gip della richiesta di archiviazione formulata del pubblico ministero per legittima difesa e uso legittimo delle armi.
 

HEIDI GIULIANI -  "La giustizia ha bisogno anche della buona volontà delle persone e quindi ha bisogno di pubblici ministeri e magistrati di buona volontà, disposti a guardare i fatti e non ad archiviare per comodità", ha dichiarato Heidi Giuliani (VIDEO), madre di Carlo, il manifestante ucciso a Genova durante gli scontri del G8 del 2001, commentando l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte del figlio.

“I tribunali quando sono stati messi nelle condizioni di farlo - ha aggiunto l’ex senatrice, a margine della presentazione delle iniziative organizzate nel capoluogo ligure in occasione del decennale del G8 - hanno emesso delle sentenze importanti, non dimentichiamo la sentenza di secondo grado per la Diaz e Bolzaneto ma il caso di Carlo - ha sottolineato - è stato archiviato e non è stato possibile ottenere un processo”. Il significato di tornare a Genova a dieci anni di distanza, secondo Haidi Giuliani, “è lo stesso di tutti gli anni passati: denunciare la violenza di Stato organizzata qui nel 2001, che poi è proseguita in tanti altri luoghi, per citare solo l’ultimo la Val di Susa”.

PISAPIA: NEGATO PUBBLICO DIBATTIMENTO - “Dieci anni fa moriva Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni, con le speranze e le paure di tanti suoi coetanei. Era un ragazzo che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per il mondo, cui sentiva di appartenere e che desiderava più giusto, più libero, più democratico. Nel decimo anniversario dell’uccisione di Carlo sono vicino ai suoi genitori, Heidi e Giuliano. A loro è stato sempre negato il diritto a un pubblico dibattimento, l’unico che avrebbe potuto fare piena luce sulla dinamica di quei tragici avvenimenti che resteranno per sempre dolorosamente impressi nella nostra memoria e nella storia d’Italia”, dice il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ricorda Carlo Giuliani nel decimo anniversario della sua scomparsa.
 

AGNOLETTO: ABBIAMO VERITA', NON GIUSTIZIA -  Gli alti dirigenti di polizia condannati per “le torture di Bolzaneto, la mattanza della Diaz e i pestaggi per strada” durante il G8 del 2001 a Genova, “devono essere cacciati” perché “non possiamo accettare che la sicurezza di tutti noi e i valori costituzionali, siano difesi da chi è stato condannato per reati gravissimi come induzione alla falsa testimonianza e prove false”, dichiara l’ex parlamentare europeo e leader del Genoa Social Forum, Vittorio Agnoletto, in occasione del decennale del G8.

 “Oggi noi abbiamo la verità su gran parte delle cose che sono accadute ma - ha affermato Agnoletto - manca assolutamente la verità sull’omicidio di Carlo Giuliani. Su quello - ha sottolineato l’ex portavoce del movimento - non hanno voluto fare un processo per paura di quello che sarebbe potuto venire fuori, che avrebbe potuto smontare la versione ufficiale dei fatti”.

Sui maltrattamenti dei detenuti nella caserma di Bolzaneto, sulla sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz, ex sede del Genoa Social Forum e sulle violenze per strada contro i manifestanti “abbiamo delle verità con dei nomi e cognomi dei responsabili, che sono stati anche condannati, ma -ha precisato Agnoletto- non abbiamo giustizia perché c’è la legge sulla prescrizione e allora siamo qui a chiedere una cosa molto semplice, che i condannati siano cacciati. Devono abbandonare i posti ai quali sono stati promossi in questi anni”, ha concluso l’ex parlamentare europeo, ricordando che alcuni dei condannati oggi sono “ai vertici delle forze delle ordine e dei servizi segreti”.

I PROCESSI TRA ASSOLUZIONI E CONDANNE - Sono quasi un centinaio i condannati, tra manifestanti, agenti e dirigenti delle forze dell’ordine, per le violenze che nel luglio del 2001 sconvolsero il capoluogo ligure. I processi più importanti, quello sulla sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz, sui maltrattamenti dei detenuti nella caserma di Bolzaneto e sugli scontri di piazza che culminarono con la morte di Carlo Giuliani, hanno portato alla condanna di una settantina tra agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell’ordine, tra cui l’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro e di una decina di manifestanti.

Il primo procedimento aperto dal tribunale del capoluogo ligure è stato proprio quello a carico di 25 manifestanti, accusati di devastazione e saccheggio per gli scontri di via Tolemaide, a margine del corteo delle “tute bianche”. In primo grado, il 14 dicembre del 2007, 24 imputati erano stati condannati complessivamente a 110 di reclusione, 10 dei quali per devastazione e saccheggio e soltanto uno era stato assolto. Il 9 ottobre del 2009, in appello, sono state confermate le 10 condanne per devastazione e saccheggio, con pene complessive di 98 anni di carcere. Per gli altri manifestanti alla sbarra è scattata in alcuni casi l’assoluzione, in altri la prescrizione.

Il processo a carico di Mario Placanica, il carabiniere accusato di aver ucciso Carlo Giuliani durante gli scontri di Piazza Alimonda, si è concluso il 5 maggio del 2003 con l’accoglimento del gip della richiesta di archiviazione formulata del pubblico ministero per legittima difesa e uso legittimo delle armi. Per il violento blitz della polizia nella scuola Diaz, ex sede del Genoa Social Forum, il 13 novembre del 2008 erano stati condannati in primo grado 13 imputati e altri 16 assolti, tra cui i vertici della polizia.

La Corte di appello di Genova ha ribaltato parzialmente la sentenza il 18 maggio del 2010, condannando 25 imputati, tra cui i dirigenti di grado più elevato, a quasi 100 anni complessivi di reclusione.
Per le violenze sui manifestanti detenuti nella caserma di Bolzaneto, il 14 luglio del 2008 erano stati condannati in primo grado 15 imputati ed assolti altri 30, tra carabinieri, poliziotti, agenti di custodia e sanitari. Il 5 marzo del 2010, in appello, tutti gli imputati sono stati ritenuti responsabili civilmente e condannati a risarcire le vittime dei maltrattamenti ma solo 7 di loro sono stati condannati anche penalmente perché nella maggior parte dei casi i reati erano ormai prescritti.

L’ex capo della polizia e attuale direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, Gianni De Gennaro e l’ex dirigente della Digos di Genova, Spartaco Mortola, accusati di avere istigato l’ex questore di Genova Francesco Colucci a rendere falsa testimonianza nell’ambito del processo per l’irruzione della polizia nella scuola Diaz, sono stati assolti in primo grado e condannati in appello, il 17 giugno del 2010, rispettivamente a 1 anno e 4 mesi e ad 1 anno e 2 mesi di reclusione. Contro la sentenza di appello entrambi gli imputati hanno fatto ricorso in Cassazione.


LA DIOCESI: FERITA NON RIMARGINATA -  Il ‘’modo migliore’’ per ricordare il G8 di Genova e’ ‘’trarre lezione di vita da quanto accaduto’’, scrive don Silvio Grilli, nuovo direttore dell’ ufficio stampa della Diocesi di Genova, in un editoriale pubblicato su Il Cittadino, il settimanale cattolico del capoluogo ligure.
Secondo il sacerdote quei ‘’giorni di violenza’’ furono ‘’una ferita profonda’’ che ‘’non e’ stata pienamente rimarginata’’.
‘’Bisogna cambiare pagina con esami di coscienza che siano sinceri’’, e’ l’esortazione del quotidiano della diocesi genovese, che chiede al mondo della politica di ‘’dare segnali concreti per il domani di Genova ponendo in essere propositi e progetti da realizzare con unita’ d’intenti, provvedendo al bene comune prima che a quelli di parte’’.