Lissone (Monza), 18 settembre 2011 - Oggi sposi, ma domani non si sa. Per questo un gruppo di architetti brianzoli sta studiando la casa del futuro che tenga conto, ancora prima del fatidico sì, della possibilità del divorzio. «Una casa che abbia al centro la stanza dei bambini e attorno i locali autonomi dei genitori con bagno, punto cottura e camera da letto di mamma e papà — spiega l’architetto Carlo Zanella che lavora al progetto per la società Eco-network di Lissone in collaborazione con l’Associazione padri separati —. Oppure ancora, nelle abitazioni più ristrette si possono prevedere accanto alla cameretta del figlio degli spazi comuni, una zona giorno con sala e cucina, utilizzabile da entrambi gli ex coniugi, e degli spazi privati per il bagno e la camera da letto dei singoli genitori. Soluzioni che possono essere più facilmente attuate con spese ridotte su nuove costruzioni, predisponendo all’origine nell’appartamento tutti gli impianti e gli allacciamenti necessari in vista dell’eventuale separazione, ma che possono essere praticati anche sulla ristrutturazione dell’esistente, studiando con la coppia al momento dell’acquisto successive suddivisioni».

 


In caso di rottura del matrimonio basta alzare un semplice muro di cartongesso del costo di 500 euro o chiudere a chiave una porta. Il progetto, nato dall’esperienza personale dell’architetto, sarà presentato oggi alla fiera di Monza insieme ai risultati di un concorso di idee lanciato online cui hanno risposto dodici studenti universitari da tutta Italia e dall’estero.

 

I tempi cambiano e i costumi anche. E la necessità aguzza l’ingegno. Non sarà romantico arrivare all’altare pensando già al peggio, ma i brianzoli sono gente concreta, guardano avanti e pensano sempre al portafoglio. E le statistiche danno loro ragione.

 


«Nella sola Milano
i matrimoni che vanno in fumo sono cresciuti negli ultimi due anni del 30% — sottolinea Diego Alboni, presidente dei Padri separati della Lombardia — Un dato drammatico che ha sorpreso anche noi che eravamo abituati a un trend del 2, 3% l’anno. È l’effetto crisi del 2008 che ha aggravato l’instabilità delle famiglie, portandosi dietro pesanti strascichi. Quella dei papà costretti da un giorno all’altro dal giudice a uscire dalla casa coniugale e a trovarsi un’altra sistemazione, è diventata un’emergenza sociale».

 


Per questo l’idea della ‘casa divisa’, può essere una soluzione che va incontro alle mutate esigenze della società. La soluzione sembra essere l’ideale anche per i cambiamenti della famiglia. «In Italia l’84% delle case è di proprietà, l’immobile ci accompagna per 20, 30, 40 anni della nostra vita ma non segue l’evoluzione della famiglia — continua l’architetto Zanella —. La casa divisa serve per esempio anche ai nostri ragazzi che crescono e hanno bisogno di un loro spazio e agli anziani genitori che possono aiutarci nella gestione dei figli o che un domani bisognerà accudire».