di Pier Francesco De Robertis

QUANDO ai vescovi italiani capita di patire un incubo è perché hanno sognato palazzo Chigi abitato da Pier Luigi Bersani con Antonio Di Pietro alla Giustizia e Nichi Vendola all’Istruzione o ai Diritti civili. Al di là delle parole dure pronunciate ieri dal cardinale Bagnasco sulla condotta morale del premier, non è infatti Silvio Berlusconi il fantasma cattivo della Chiesa italiana. Non perché i vescovi amino spassionatamente il Cavaliere o vogliano sparire con lui, semplicemente perché ai loro occhi Berlusconi è ormai morto, politicamente si intende, e si aspetta solo di sapere come e quando sarà celebrato il funerale. E’ il centrosinistra zapaterista in cui i cattolici sono sempre più marginalizzati il vero spauracchio di una Chiesa che orfana prima della Dc poi del ruinismo sta ora guardando con preoccupazione alla Terza repubblica nascente.
Il carico da undici contenuto nel messaggio di Bagnasco è infatti nel passaggio in cui il presidente della Cei spiega che «sembra stia rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniugando l’etica sociale e l’etica della vita sia promettente germe di futuro, senza nostalgie».

PER LA prima volta il cardinale appone pubblicamente il proprio imprimatur all’idea se non di un nuovo partito cattolico, per lo meno alla nascita di un movimento di raccordo tra il mondo della politica e la Chiesa italiana. Confermando le voci sempre più insistenti degli ultimi tempi che segnalavano un gran lavorio di parte della gerarchia e di alcuni tra i più importanti e rappresentativi movimenti ecclesiali, oltre che di esponenti di spicco del mondo politico e sindacale. Non a caso il prossimo 17 ottobre a Todi è previsto un convegno che in questa ottica si annuncia fondamentale, a cui parteciperanno aclisti, ciellini, Azione cattolica, Mcl, Compagnia delle opere, Confcoperative, Coldiretti. Aprirà Bagnasco in persona, chiuderà il segretario Cisl Bonanni. Così, tanto per capire da che parte tira il vento.
E’ dunque a quella «nuova Dc» che pensa la Chiesa italiana? No. Bagnasco sa che la Balena Bianca è morta e sepolta, tant’è che quando ieri ha evocato il «nuovo soggetto» ha subito precisato che non servono «nostalgie». Ciò a cui pensano i vescovi per il dopo-Berlusconi è una derivazione italiana del Ppe, che potrebbe essere o una sorta di Udc allargata oppure una versione rinnovata dello stesso Pdl in cui i valori cattolici siano ben rappresentati.
In ogni caso qualcosa che si collochi nell’ambito del centrodestra e sia alternativo al centrosinistra, come peraltro accade nelle altre grandi democrazie europee (tipo la Spagna o la Germania) dove i popolari stanno da una parte e i socialisti o socialdemocratici dall’altra.
Il passsaggio decisivo del monito di ieri è proprio quello in cui Bagnasco spiega che il futuro soggetto dovrà coniugare «etica sociale ed etica della vita», dove per etica della vita si intendono i valori non negoziabili come bioetica, aborto, diritti civili, scuola paritaria.

TUTTI quei temi che i cattolici nel Pd secondo la Chiesa non hanno saputo difendere, nel dibattito pubblico o in più occasioni nelle regioni in cui governano con gli ex diessini. Dei «cattolici adulti» alla Prodi, impegnati in politica ma in autonomia dalla Chiesa e dai suoi richiami, i vescovi paiono fidarsi poco. Così a ben guardare i veri destinatari del monito di Bagnasco non sono solo Berlusconi e i berlusconiani, ma quei cattolici che militano nel centrosinistra, tipo Letta, Fioroni, Castagnetti, la stessa Bindi, e che alla fine ormai vicina del berlusconismo Santa Madre Chiesa potrebbe chiamare a serrare i ranghi.