Roma, 3 ottobre 2011 - Fa niente se le province, a forza di picconarle, magari un giorno saranno abolite. Perché a Salerno, provincia più estesa della Campania (e dodicesima in Italia), tanto per non correre rischi e guardare in faccia il futuro, hanno da tempo deciso di costituirsi in Regione. E che Regione: "Principato di Salerno". Staccando 4.918 kmq di territorio a concreta vocazione produttiva e ad altissima qualità turistica dalla Campania dei rifiuti e dei veleni.

 

ITER AVVIATO - I referendari del Sud fanno sul serio. Prima hanno raccolto il parere favorevole del territorio per richiedere regolare consultazione, poi hanno depositato il plico alla Corte di Cassazione e, incassato il primo decisivo - quello sull'ammissibilità -, da quattordici giorni compostamente attendono la risposta della Consulta sull'eccezione (addirittura favorevole ai firmatari) che la Cassazione ha promosso sull'incostituzionalità della legge anni '70 che attribuiva il diritto di voto a tutti gli abitanti delle Province o delle Regioni decise a costituire nuove realtà territoriali, anziché ai soli interessati. Per le Province il caso è già stato risolto a favore delle nuove entrate di qualche anno fa, ora criticatissime, da Monza a Fermo, da Verbania a Barletta-Andria-Trani. Adesso tocca alle Regioni e il nascituro Principato di Salerno, entità virtuale n° 21, già scalda le urne. Incurante delle fratture emotive.

 

LARGA ADESIONE - Il progetto culturalmente eversivo (per tradurlo in lingugaggio tivù, sarebbe come dividere Michele Santoro da Sandro Ruotolo) ha per primo firmatario il presidente della Provincia di Salerno, Edmondo Cirielli. E che la richiesta non sia una boutade lo dimostra l'adesione di ben 82 Consigli comunali su 158, rappresentativi di oltre 600.000 abitanti (quando sarebbe bastato arrivare a 350.000). "E ci siamo fermati perché già soddisfatti - commenta Cirielli -. Hanno aderito tutti i Comuni del Pdl, quasi tutti quelli guidati dall'Udc e diversi del Pd. E' stato un sì trasversale alla prima richiesta di nuova sovranità regionale nella storia della Repubblica, oltretutto basata sull'articolo 5 della Costituzione che riconosce e promuove le autonomie. E se il referendum avesse esito positivo, il parlamento non potrà certo prendere la questione sottogamba".

 

RIVENDICAZIONI PER CASSA - L'iter referendario poggia su ragioni "innanzitutto di carattere economico, poi di carattere politico e storico - continua il promotore -. A Roma e Napoli versiamo ogni anno una cifra intollerabile. Solo di Irpef diamo 2 miliardi di euro alla Regione Campania, per non contare poi l'Irap, le accise carburanti, e il resto delle contribuzioni. In cambio riceviamo sempre la metà di quanto dovremmo ottenere rappresentando il 20 % della popolazione e quattro volte di meno rispetto alla superficie. Salerno ha 2700 km di strade, Napoli 600. Eppure nessuno ne tiene conto. E non parliamo dei fondi europei. Se la dotazione complessiva della Campania è di 5 miliardi, la nostra dovrebbe essere almeno di un miliardo. Invece ammonta ad appena 400 milioni. E dobbiamo pure ringraziare il governatore Caldoro che l'ha raddoppiata. Bassolino si era fermato a quota 200".

 

DANNI INCALCOLABILI - Un problema irrisolvibile. "Sì, perché Napoli è un'idrovora che tiene tutto per se - continua Cirielli -. Neppure Gaspare Russo, unico presidente salernitano nella storia della Regione Campania, riuscì a fare nulla". Poi c'è la revanche tutta campana contro "la serie di disastri degli ultimi 20 anni che la politica regionale ha causato, tra monnezza e sanità, soprattutto a noi salernitani: un danno economico diretto e indiretto, anche dal punto di vista dell'immagine e del richiamo".

 

NUMERI E STORIA - La Provincia di Salerno ha 1.107.504 abitanti (il doppio della Basilicata, più del triplo del Molise) e comprende attualmente circa metà del territorio della Campania (4.918 kmq, poco meno della Liguria). "Ma più di tutto - spiega Cirielli - questo territorio rappresenta un'unità di tipo regionale vecchia di 1500 anni. In questo progetto siamo accompagnati da una serie di ragioni storiche e identitarie, che furono fatte valere anche da Carmine De Martino, deputato salernitano dell'Assemblea costituente che propose la regione salernitana. E fino al 1861, anno dell'Unità d'Italia, la provincia di Salerno fu infatti una regione nella sostanza". Con radicate capacità amministrative, forse frutto di cromosomi longobardi renitenti al lassimo. "Nonostante tutto, siamo vittime da sempre della cattiva amministrazione decisa per noi a Napoli, Avellino o Roma, dai De Mita, dai Gava, dagli Scotti, dai Mastella. Ma lo sa che fino allo scorso anno l'Asl di Salerno perdeva 30 milioni al mese, cioè 350 milioni all'anno? E' bastato commissariarla e il problema si sta risolvendo. Pensate cosa potremmo fare da soli".

 

RITORNO AL PASSATO - Nessuno scrupolo a lasciare Napoli? "Macché" replicano dal comitato separatista. "Con Napoli non c'è mai stata effettiva unità amministrativa se non dal 1977, anno della costituzione delle regioni attuali che peraltro non erano forti come lo sono oggi. Perché quindi dovrebbero contare di più gli ultimi 34 anni rispetto ai 1500 precedenti?". E qui subito riecheggia il passato longobardo, quando le insegne di Arechi o di Pandolfo erano temute in tutta l'Italia meridionale.

 

IDENTITA RADICATA - "Tutti sanno che Salerno é area diversa da Napoli - prosegue Cirielli -. Esiste un problema identitario". E persino di capacità, secondo il promotore del referendum: "Siamo più efficienti, siamo la quarta provincia d'Italia per raccolta differenziata, abbiamo più bandiere blu di tutti, e soprattutto esprimiamo un'evidente peculiarità identitaria e geografica". Di cui sono parte strutturale le 8 Dop, i tre vini Doc, i 3 Igp e un 1 Igt dell'eccellenze enogastronomiche locali, dal limoncello alle mozzarelle di bufale, dal pomodoro alle nocciole, dai fichi alle percoche.

 

GIOIELLI IN COSTIERA - Eh già, il Salernitano è uno scrigno di tesori. Da Positano a Sapri, 220 km di costa dal clima e dai profumi inimitabili. Per non parlare di Amalfi e Paestum, di Eboli e Giffoni, dei Monti Alburni e del Cilento. Per la verità ci sono anche Sarno, emblema del dissesto idrogeologico e altre zone meno 'cool'. Ma chi non ha le sue magagne? Secono i referendari, tutta l'area confluirebbe nel Principato di Salerno. O addirittura nei Due Principati. "Perché in passato esisteva il Principato di Benevento, dal quale Salerno si separò - prosegue Cirielli -. Ne ho parlato con il presidente della provincia di Benevento, Cimitile. L'opzione c'è".  A dispetto della mancanza di continuità territoriale (in mezzo alle due province c'è Avellino), ma in omaggio all'antica unità storica spezzatasi nell'anno domini 851. Dopo che i franchi di Carlo Magno, già nel 787, presero i longobardi a mazzate.

 

ATTESA SENTENZA - Il caso del Principato di Salerno è quindi approdato alla Corte Costituzionale, che per la prima volta si trova ad affrontare le procedure previste dall'art. 132 della Costituzione per l'istituzione di una nuova Regione. ''Abbiamo agito - ricorda Cirielli - perché il sentimento autonomista rispetto a Napoli è molto forte, e la possibilità di raggiungere il quorum è concreta". La Consulta dovrà decidere, come già avvenuto per le province, se al referendum parteciperanno solo gli elettori della provincia di Salerno oppure quelli dell'intera Campania. "Ma è assai improbabile che la Corte emetta una sentenza che non tuteli gli interessati. Tanto, poi, anche in caso di consultazione favorevole, toccherebbe al Parlamento decidere".

 

PIDIELLINO ANOMALO - Cirielli non è un presidente della Provincia qualsiasi. Deputato del Pdl, presiede la Commissione difesa della Camera e deve la sua notorietà alla cosiddetta legge ex Cirielli. Ex perché - caso raro negli annali parlamentari - Cirielli ritirò la firma dal provvedimento che aveva presentato e che poi fu approvato. "Lo feci perché all'ordinario disegno di modificare la legislazione sui recidivi inasprendo le pene fu appiccicata la riforma della prescrizione". La cosiddetta norma salva-Previti, "alla quale ero appunto contrario. E quindi agii di conseguenza". Ritorsioni?  "Nel Pdl non è che mi vogliano tutto questo bene. Diciamo che si arrendono ai voti che porto". Si arrenderà anche il Parlamento a un'eventuale separazione dalla Campania per via referendaria? Cirielli vola basso: "Prima aspettiamo il si della Consulta, poi ragioniamo e votiamo. Ma la nostra sovranità territoriale, improntata a ragioni storiche, identitarie e di buona amministrazione, ha tutti i diritti di essere affermata".

 

STRANO SCENARIO - Altro che lumbard e fanfaronate padane che tanto fanno arrabbiare il presidente della Repubblica. Stavolta, potrebbero essere i lungubard salernitani a dargli un dispiacere. Quanto meno come napoletano.