Roma, 1 novembre 2011 - Stop alla barbarie. Entra oggi in vigore la normativa che vieta il taglio di orecchie e coda ai cani contenuta nella Convenzione Ue per la protezione degli animali da compagnia, ratificata dalla legge nazionale n. 210 del novembre scorso. Esultano gli animalisti (e probabilmente anche i cani). Non le lobby degli allevatori, degli espositori e dei cacciatori. Un grumo di potere che nell'anno trascorso, in attesa dell'entrata in vigore della nuova legislazione, ha cercato con ogni mezzo di cristallizzare lo status quo appoggiandosi ai duellanti del piano superiore, ovvero il ministro della Salute Ferruccio Fazio e il sottosegretario Francesca Martini, litigiosi coinquilini di governo (e sul fronte veterinario).

 

NESSUNA DEROGA - Il divieto di interventi chirurgici non necessari - di cui quelli estetici e para-funzionali certamente fanno parte - prevede un'unica possibile deroga: e cioè l'esplicita adozione di provvedimenti legislativi. L'Italia non li ha adottati e quindi stop, ad oggi non c'è più bisturi o forbice per cani speciali, siano essi un damerino da esposizione o un segugio in punta. In ogni caso, niente maltratrattamenti.

 

STORIA ITALIANA - E pensare che, se qualche eccezione poteva esser invocata, magari per discutibili opzioni funzionali, l'anno trascorso è stato impiegato male. Le lobby che fanno business su allevamento, esposizione e addestramento di animali avevano infatti esultato, quando la Convenzione Ue aveva cassato l'esplicito divieto di interventi chirurgici. Non si erano accorte che le deroghe andavano previste per legge. Non per pedigree. E nessun provvedimento legislativo è stato adottato.

 

GUERRA ROMANA - Anzi, il ministro Ferruccio Fazio (molto vicino alle esigenze del business) e la sottosegretaria Francesca Martini (appena più sensibile alla causa animalista, ma non sino al punto di andare alla rottura) hanno trascorso gli ultimi dodici mesi a combattersi a suon di ordinanze e circolari. Una storia molto italiana. Con risultati poco edificanti.

 

FAZIO 1 - Prima si è mosso Fazio, il 16 marzo scorso, spiegando con una circolare interpretativa che "fermo restando il divieto assoluto di praticare interventi chirurgici a scopo estetico sugli animali da compagnia, sussiste tuttavia la possibilità di eseguire, in via eccezionale, interventi chirurgici non curativi ritenuti necessari sia per ragioni di medicina veterinaria nell'interesse dell'animale, beninteso qualora tali ragioni siano state rilevate dal medico veterinario che se ne assume la responsabilità (...), questione riferibile "in particolare all'intervento di caudotomia (ndr, amputazione della coda) effettuabile sui cani impegnati in talune attività di lavoro, nonché in quelle di natura sportiva-venatoria spesso espletate in condizioni (...) di fitta vegetazione che espongono l'animale al rischio di fratture, ferite e lacerazioni della coda, con ripercussioni sulla salute e sul benessere dello stesso. Visto, come sa commuoversi la contorta  prosa ministeriale quando c'è da difendere il business della razza e le volontà dei cacciatori?

 

MARTINI 1 - Il 22 marzo era arrivata la risposta del sottosegretario Martini che, in un'ampia ordinanza sulla tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, calava la polpetta avvelenata (per gli allevatori ed espositori) di vietare non solo la messa in vendita ma anche "l'esposizione" fino al marzo 2013 dei cani sottoposti a interventi chirurgici non curativi.

 

FAZIO 2 - Immediata la risposta di Fazio che il 19 maggio placava le lobby canine facendo chiarire alla direzione generale del ministero che - testuale - "possono legittimamente partecipare ad esposizione i cani che sono stati sottoposti al taglio della coda" ante-ordinanza della Martini. Chi non conosce un cane dalla coda mozzata che chiede di salire in passerella la domenica e spedisce il tagliando agli organizzatori?

 

MARTINI 2 - Ed ecco la puntuale replica del sottosegretario Martini che il 4 agosto, mentre Fazio chissà dov'era, ristabiliva la sua leadership tematica integrando l'ordinanza del 22 marzo 2011 con la conferma del divieto di "esposizione" dei cani morfologicamente alterati a scopi non curativi, ma solo a fine di "vendita". Ovvero una bella concessione agli allevatori interessati alla vetrina del campione di razza operato per poi vendere bene le cucciolate.

 

TA-TA-TAR - Tutto risolto? Macché. Siccome l'Italia non è un Paese normale ecco che pochi giorni addietro il Tar ha sospeso l'efficacia dell'ordinanza Martini 1 in seguito al ricorso promosso dall'Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), secondo il quale - riporta l'agenzia Geapress - adesso l'unica fonte del diritto sarebbe la circolare Fazio 1, quella che pilatescamente rinviava tutto al veterinario.

 

DOMANDONE - "Può una circolare contraddire una disposizione comunitaria in ottemperanza alla quale l’Italia ha emanato un preciso recepimento?" si chiede Geapress che ha lanciato il caso. Certo che no. Ma le lobby canine non staranno a cuccia. E se qualche allevatore fosse beccato con le orecchie in mano, di certo tirerà fuori tanta 'utile' produzione ministeriale. Insomma, finirà come sempre: alla prima denuncia contro la chirurgia estetica di razza, avanti a passo di giustizia fino alla Cassazione. Talvolta la migliore amica dell'uomo.

di Giovanni Rossi