Roma, 7 novembre 2011 - Ci sarebbe una svolta nel delitto di Pier Paolo Pasolini, ucciso 36 anni fa all’idroscalo di Ostia: lo rivela il quotidinao Il Messaggero secondo cui i risultati del Ris avrebbero trovato tracce di dna di un terzo uomo nelle tavolette trovate sul posto e usate per colpire lo scrittore e dagli indumenti.

 Tracce che non apparterrebbero né a Pasolini né a Pino Pelosi. Sarebbero questi gli esiti delle analisi sui reperti conservati nel museo di criminologia di via Giulia, risultati di cui si attende la relazione finale e che sarebbero stati tenuti segreti dagli inquirenti. Se confermata sarebbe una prova scientifica di una tesi già affiorata nel corso del processo e per anni sostenuta dai difensori de “la rana”.


Il pm Francesco Minisci, che ha disposto il riesame dei reperti, sarebbe ora pronto - secondo quanto riporta il Messaggero - ad ascoltare nuovi testimoni per confrontare i risultati delle prove scientifiche.

 

DACIA MARAINI - “I suoi amici più cari tra cui Moravia, io e Bellezza e molti altri, avevamo detto da subito che non era possibile che era stato ucciso solo da Pelosi”, afferma la scrittrice Dacia Maraini.

“Quella era stata una colluttazione molto violenta - aggiunge la scrittrice - chi lo aveva ucciso doveva avere delle tracce di sangue, Pelosi invece non aveva sangue addosso. Potevamo arrivarci prima - rimarca la Maraini - ho capito che ci sono dei sistemi piu’ sofisticati che allora non c’erano. Meglio tardi che mai, su questo non c’e’ dubbio. Pero’ si poteva cercare meglio invece di chiudure il caso in fretta e furia. Ora sono passati tanti anni, e certo e’ tutto piu’ difficile”.