Alessandra Nanni
RIMINI, 19 novembre 2011 - La guerra alla prostituzione passerà anche per ‘vie fiscali’. Insieme a una nuova ordinanza del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, lucciole e clienti dovranno fare i conti anche con la Guardia di finanza e l’Agenzia delle Entrate.

Nel corso dei controlli sui marciapiedi a luci rosse della provincia, carabinieri e polizia saranno infatti armati anche di una sorta di ‘questionario’. Ai clienti chiederanno nome, cognome, indirizzo, targa dell’auto e certificato di proprietà del mezzo. Le ragazze, invece, potrebbero dover rispondere a domande più approfondite: dove vivono, se in appartamento, in residence o in albergo, quanto pagano e se sono in grado di esibire un regolare contratto d’affitto.

Tracce che verranno girate poi alle Fiamme gialle che valuteranno le informazioni e, nel caso, le segnaleranno all’Agenzia delle Entrate per una verifica fiscale. A motivare il giro di vite (in verità già bocciato una volta dalla Corte costituzionale) è l’eccezionalità della situazione che sta vivendo la riviera riminese e che ora avrebbe quei requisiti di ‘contingibilità’ e ‘urgenza’ che la Consulta definì condizioni necessarie quando respinse l’ordinanza precedente.


Negli gli ultimi mesi, il numero di prostitute sui marciapiedi della provincia è aumentato esponenzialmente. Alle stanziali, infatti, si aggiungono ogni settimana nuovi arrivi, per niente impressionate dai fogli di via che piovono loro addosso, unica arma a disposizione delle forze dell’ordine. Ci sono ragazze che hanno collezionato fino a cinquanta denunce. Carta straccia per le lucciole dell’Est che affollano lungomare, viali e statale ormai anche alla luce del sole, e pronte a investire i loro soldi in ricorsi che vincono quasi sempre.

NE SA QUALCOSA l’avvocato Massimiliano Orrù, che ne difende parecchie e giudica la strategia in questione un uso improprio dello strumento fiscale. "Gli accertamenti — dice il legale — possono essere fatti a chiunque e in qualsiasi momento, ma non credo che le ragazze siano tenute a rispondere a quelle domande. E comunque non credo nemmeno che funzionerà. Fino a oggi sono rimaste indifferenti ai vari strumenti penali, e mi riesce difficile pensare che il rischio di una verifica fiscale possa essere efficace. Sono persone che non hanno niente da perdere, i 500 euro che hanno guadagnato la sera prima, il giorno dopo sono già in viaggio".

I clienti invece potrebbero essere più ‘impressionabili’, di fronte allo spauracchio dell’Agenzia delle Entrate, che potrebbe chiedere conto di una Mercedes da 50mila euro, a fronte di una dichiarazione dei redditi di 30mila all’anno.