Milano, 19 novembre 2011 - Sono state necessarie 32 ore di camera di consiglio per decidere le condanne del maxiprocesso di 'ndrangheta, scaturito dall’operazione ‘Infinito’ del luglio 2010 e relativo alle infiltrazioni della mafia calabrese al Nord. Alla fine il Gup del tribunale di Milano, Roberto Arnaldi, ha emesso 110 condanne con pene fino a 16 anni. Condanne accolte da ironici applausi e insulti all’indirizzo dei magistrati e anche degli avvocati da parte dei detenuti seduti nelle gabbie nell’aula bunker di Via Ucelli di Nemi.

 

La sentenza, in sostanza, ha confermato in pieno l’impianto accusatorio della Dda di Milano, guidata da Ilda Boccassini, sull’esistenza di una ‘cupola’ lombarda dell’ndrangheta, con infiltrazioni nel mondo imprenditoriale e istituzionale. In particolare la pena più alta (16 anni di reclusione) è stata inflitta ad Alessandro Manno, presunto capo della ‘locale’ di Pioltello, una delle 15 ‘locali’ individuate dagli inquirenti tra Milano e i comuni limitrofi. La richiesta di condanna per lui era stata di 20 anni.

 

Cosimo Barranca, presunto boss della cosca di Milano, è stato condannato a 14 anni. Una condanna a 12 anni è stata invece data a Pasquale Zappia, che dall'accusa era considerato il 'capo dei capi' eletto nel summit ripreso dalle telecamere e che avvenne il 31 ottobre 2009 nel centro Falcone Borsellino di Paterno Dugnano. Alla lettura della sentenza l'uomo si è sentito male ed è stato portato via in ambulanza.

 

Un anno e 4 mesi per turbativa d’asta a Pasquale Valdes, ex sindaco di Borgarello (Pavia), mentre è stato assolto l'ex assessore provinciale milanese Antonio Oliverio, come avevano chiesto i pm. Cinque imputati, ai quali non era stato contestato il reato di associazione mafiosa, sono stati assolti, mentre per tre è stato pronunciato il non luogo a procedere perché già condannati per associazione mafiosa e per un imputato è stata dichiarata l’estinzione per morte del reo.

 

Il blitz 'infinito' della Dda milanese era scattato il 13 luglio 2010 in parallelo all'indagine Crimine della Dda calabrese che aveva coinvolto un altro centinaio di persone. Dei 170 finiti in carcere in Lombardia, 119 imputati avevano scelto il rito abbreviato mentre altri 39 il rito ordinario. Il pm Alessandra Dolci che aveva coordinato l'inchiesta insieme a Paolo Storari e Ilda Boccassini aveva chiesto condanne da uno fino a 20 anni. Nel corso della sua requisitoria aveva parlato di "colonizzazione" in riferimento alla presenza delle cosche nel territorio lombardo.