Fermo, 6 gennaio 2012 - Benvenuti dal benzinaio più caro d’Italia, forse più caro del mondo. Siamo nell’area di servizio Piceno Ovest della compagnia Shell, lungo la corsia sud dell’A-14, nel territorio comunale di Campofilone, in provincia di Fermo. Qui un litro di benzina costa la bellezza di 1,865 euro, mentre per uno di gasolio ce ne vogliono 1,757. Considerando la capacità del serbatoio di una vettura di classe media, circa 45 litri, i conti sono presto fatti. Per un pieno di benzina bisogna tirar fuori dal portafoglio un patrimonio: 84 euro, 80 per il diesel. Quasi 10 euro in più rispetto ad altre zone d’Italia.
Ma Aristide Corazzi, il gestore, riminese trapiantato da vent’anni e più in questo angolo di Fermano, alza le mani. «Le nostre responsabilità sono praticamente nulle» si difende.

«Basti pensare — aggiunge Corazzi — che la gestione degli impianti autostradali è sistematicamente in passivo e a fine anno sono le stesse compagnie che intervengono per ripianare il quadro economico. Per limitare questo passivo il gestore ha la facoltà di incrementare il prezzo fino a un massimo 0,015 centesimi al litro, che però vengono assorbiti dalle spese di gestione della stazione di servizio. Come vede, non è colpa nostra. Il gestore ha un peso quasi insignificante nel determinare il prezzo finale del carburante».

Già, ma allora perché benzina e diesel qui costano così tanto? «Guardi — fa di conto Corazzi —, se non ci fossero le accise, un litro di carburante costerebbe sì e no 80 centesimi. Ormai siamo diventati dei veri e propri esattori dello Stato, e questo non vale solo per noi gestori, ma anche per le compagnie petrolifere». Demonizzare i gestori degli impianti per i continui rincari, dunque, è inutile, oltre che sbagliato. «Gli automobilisti — continua Corazzi — devono comprendere che i ‘criminali di turno’ non sono i gestori; anzi, come loro noi siamo vittime di questo sistema che alla nostra categoria non porta certo dei guadagni».

Ma all’area di servizio Piceno Ovest il carburante è d’oro anche per un altro motivo: la stazione non ha colonnine all’avanguardia. «Parliamo di uno degli impianti più obsoleti dell’intera rete autostradale italiana — spiega ancora Corazzi —, noto per questa sua caratteristica anche alla Società Autostrade». Ad esempio qui non è possibile usufruire del self service e la tecnologia che gestisce le varie pompe di benzina è abbondantemente superata. «Sono tutti fattori che influiscono sul costo — dice ancora il gestore — perché i macchinari hanno bisogno di continua manutenzione e l’impossibilità di automatizzare l’impianto comporta maggiori costi per il mantenimento del personale».

Insomma, la corsa a rialzo dei prezzi della benzina è da considerare inevitabile? «Finché il peso delle accise sarà così elevato, difficilmente si potrà fare qualcosa — ammette Corazzi —. L’unica soluzione al momento per limitare i prezzi è investire nella tecnologia degli impianti e impegnarsi per far cambiare la mentalità degli utenti italiani allineandoli con quelli della maggior parte dei paesi europei dove il ‘fai da te’ è la regola».

Intanto però la pazienza degli automobilisti è ormai agli sgoccioli, come raccontano gli operatori dell’area di servizio. «Ci dicono che non si riesce più ad andare avanti — ammettono —. Gli agenti di commercio e gli autotrasportatori sono le categorie più imbestialite. Sono lamentele giustificate, per carità, ma noi possiamo fare ben poco».