Palermo, 31 gennaio 2012 - La sorella ottantaseienne della bambina mummificata, i cui resti sono custoditi a Palermo nelle catacombe dei Cappuccini, meta ogni anno di decine di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, ha denunciato gli studiosi che avrebbero provocato il deterioramento della salma imbalsamata, conosciuta come la “Bella addormentata”.

La mummia diventa dunque oggetto di querelle giudiziaria, adesso in mano al Gip Lorenzo Matassa, che dovrà valutare se veramente, come sostiene Rosalia Lombardo, sorella e omonima della bimba morta nel 1920, all’età di due anni, la salma “conservata per l’eternità” dall’imbalsamatore Alfredo Salafia, sia stata deteriorata e alterata a causa di un intervento effettuato dagli studiosi di un istituto di Bolzano, l’Eurac, ripreso dalle telecamere di National Geographic.
 

La denuncia della Lombardo, secondo la Procura di Palermo, è da archiviare, ma l’anziana donna ha presentato richiesta di opposizione e adesso il giudice Matassa dovrà valutare il da farsi: potrebbe chiudere il caso, disporre nuove indagini o imporre la formulazione del capo d’imputazione.

Dal 2009 la mummia della piccola Rosalia è stata collocata in una culla “hi-tech” di vetro e di acciaio: l’anziana Rosalia sostiene di essere stata tratta in inganno, perché nessuno le avrebbe spiegato i guasti irreparabili che il procedimento avrebbe potuto provocare (e che secondo lei avrebbe provocato) e inoltre alcuni interventi sarebbero stati svolti prima che lei desse l’autorizzazione.


L’assoluta necessità di interventi urgenti e indispensabili a mantenere nel tempo la mummia di Rosalia e altre, custodite nelle catacombe, fu rappresentata dallo studioso messinese Dario Piombino Mascali, che ha curato gli interventi. Un lavoro che, secondo la Lombardo superstite, avrebbe danneggiato la sorellina bella addormentata, su cui lei ritiene di avere diritti specifici: e così il visetto dolce e sereno si sarebbe trasformato in una faccina tumefatta e sofferente. Piombino Mascali ha sempre sostenuto di non avere ingannato nessuno e di avere chiarito tutto prima ai familiari, circa l’assoluta necessità e urgenza di procedere.