Roma, 22 febbraio 2012 - Dopo lo scandalo Umberto I e le polemiche sui Pronto Soccorso ormai al collasso in molti ospedali, il ministro della Salute {{WIKILINK}}Renato Balduzzi {{/WIKILINK}}sottolinea che il problema principale è “l’organizzazione e il raccordo ospedale-territorio”.

“Gli accessi ai pronto soccorso italiani sono quasi 23 milioni - dice Balduzzi - di cui il 15% sbocca in un ricovero mentre l’85% in dimissioni. In questo 85% c’è un ricorso non appropriato”. Inoltre una migliore organizzazione “non è attraverso il ritorno alla corsa dei posti letto”. “Ci sono parti del territorio nazionale - spiega - dove la riorganizzazione è stata fatta, non ci sono carenze”.

Una possibile ricetta, secondo il ministro, potrebbe essere l’apertura degli studi dei medici di base “sette giorni su sette”. Parlando poi degli effetti del decentramento regionale in materia di sanita’, Balduzzi afferma che “è stata una grande conquista e non va ripensata. Permette un’assistenza misurata ai bisogni ma va fatta all’interno di protocolli condivisi a livello nazionale”.

LO SCANDALO UMBERTO I - Intanto il direttore del Dea del policlinico Umberto I di Roma, Claudio Modini, si difende dopo la sospensione per 90 giorni decisa ieri dal direttore generale dell’ospedale romano: “Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale”, spiega.

“Tutta Italia sa che io sono stato sospeso, ma io non ho la comunicazione formale. Non so neppure cosa sia, una sospensione. Comunque l’ho saputo davanti al telegiornale”. Modini sottolinea la situazione drammatica negli ospedali: “è nota da anni. Io curo tutti quelli che arrivano, se non ho dove mandarli, li tengo dove sono”.

Che la situazione nei pronto soccorso degli ospedali italiani e romani sia problematica è ribadito anche dal presidente della Regione Lazio {{WIKILINK}}Renata Polverini{{/WIKILINK}}. “Il Policlinico Umberto I ha una serie di complessità - dice - noi avevamo individuato un team di medici di medicina generale come elemento di rafforzamento del pronto soccorso nel momento in cui, come in questo caso, ci sono le influenze, ma non li hanno fatti lavorare. C’è stata una barriera degli stessi medici del pronto soccorso che in qualche modo non hanno apprezzato lo sforzo che la Regione aveva fatto”.