Bari, 26 febbraio 2012 - Il metodo Di Bella torna alla ribalta dopo anni. A far discutere, la decisione di un giudice della sezione Lavoro del Tribunale di Bari, che ha accolto il ricorso presentato da un malato di tumore che chiedeva di essere curato con il metodo ideato dal professore siciliano (ma modenese d'adozione) tra il 1997 e il 1998.

Ai tempi, il metodo Di Bella fu al centro di furiose polemiche, anche politiche, salvo poi, dopo la sperimentazione, venire bollato dalla commissione oncologica nazionale come privo di validità scientifica.

Il giudice ha ordinato alla Asl di Bari la erogazione immediata e gratuita del trattamento. La Asl di Bari ha già dato mandato al suo legale di opporsi al giudizio: se la sentenza venisse confermata, la Asl dovrà trovare un medico disposto a somministrare al paziente la terapia alternativa a base di somatostatina.

LA ASL DI BARI: "ABBIAMO IL DOVERE DI OPPORCI" - Ferma e chiara la replica del direttore generale della Asl di Bari, Domenico Colasanto: "Parlo innanzitutto da medico. Io non credo al metodo Di Bella, non ci sono mai stati i presupposti scientifici per ritenerlo valido. E’ chiaro che siamo in un settore della medicina, quello della oncologia, dove il razionale della terapia puà avere anche dei limiti. Con questo non voglio assolutamente criticare l’ordinanza del giudice, che si sarà basato sicuramente su una relazione medica".

"Non ho ancora esaminato il caso specifico - prosegue Colasanto - lo farò nelle prossime ore. Come pubblico amministratore, però, ho il dovere di oppormi, perché ci sono sentenze che riconoscono l’inefficacia di questo metodo. Se la terapia avesse un effetto palliativo, sarebbe già qualcosa, ma non è così".

"Purtroppo devo dire che ci sono stati in passato colleghi, anche non specialisti in oncologia, che si sono fatti alfieri di questo metodo, e così facendo hanno dato vita solo ad una speculazione concettuale".

"NON NEGHEREMO LE CURE" - "Noi non neghiamo mai le cure, ora penso faremo quello che ha disposto il giudice. Ma è giusto, da amministratore di cosa pubblica, che mi opponga all’applicazione di una terapia che non ha rilievo scientifico".

GLI ONCOLOGI: "FALSE SPERANZE" - La sentenza del giudice di Bari è stata subito contestata dalla comunità degli oncologi, che invita a non riaprire la strada a "false speranze" per tanti malati, e dal senatore del Pd Ignazio Marino.

IL FIGLIO DI DI BELLA: "OLTRE DUEMILA LE SENTENZE COME QUESTA" - Un commento alla vicenda arriva pure da Giuseppe Di Bella, medico otorinolaringoiatra e figlio di Luigi, il dottore a cui il metodo deve il nome e che morì nel 2003 all'età di 91 anni. 

"Non conoscevo quest’ultima decisione di un giudice - ammette Di Bella -, ma rilevo che sono oltre duemila in Italia le sentenze che hanno condannato le Asl a erogare la terapia di mio padre".