Irridente. Tracotante. "Ehi pecorella, sei venuto a sparare? Per quello che guadagni non ne vale la pena...". "Fatti riconoscere. Io non so chi sei. Parla. Noi ci divertiamo un sacco a guardare voi stronzi...".
Ascoltare le offese di un No tav ad un carabiniere che riesce a restare calmo e immobile; vedere i vergognosi fotogrammi da guerriglia urbana - ultimi quelli dell'aggressione alla troupe tv che quel faccia a faccia aveva ripreso - che ci arrivano con disarmante puntualità dalla val di Susa rimanda a liturgie di un passato lontano, che però continua ad insinuarsi nella vita del nostro Paese, lasciando un vago senso di già visto e di disagio. Vecchie stagioni dense di paure, di tensioni. Barricate, treni bloccati, incendi. La vita di tutti i giorni di tante persone sconvolta.

Quelle immagini - i violenti da una parte, poliziotti e carabinieri dall'altra - hanno a ben vedere una sorta di contiguità con le troppe sequenze che ammorbano le domeniche nei nostri stadi. Gli ultras (tifosi...???) a sfasciare, a insultare, a provocare impunemente. Gli agenti, ragazzi come loro in fondo, a dover tenere a bada l'adrenalina per mantenere la calma. In un caso come nell'altro costi sociali altissimi per la comunità. Con la spiacevole sensazione che per evitare guai peggiori si sia creata una sorta di zona franca in cui è possibile tenere comportamenti altrimenti sanzionati.

Detto questo, due sono i risultati che il No tav ha ottenuto: il primo è che con questa inutile violenza i No tav finiscono per isolarsi da soli e per relegare in un cantuccio le ragioni dei valligiani. Il secondo: dopo aver visto il filmato viene proprio naturale decidere da che parte stare. Non c'è partita: da quella del carabiniere. Tutta la vita dalla parte di questo carabiniere. 

Luigi Manfredi