Caserta, 13 marzo 2012 - Dall'alba i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, nell'ambito di indagini coordinate dalla Dda di Napoli, stanno dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di tipo camorristico.

Come riferiscono i carabinieri, tra i destinatari del provvedimento vi sono l'attuale sindaco del comune di San Cipriano d'Aversa (Caserta) Enrico Martinelli di 41 anni, un consigliere di maggioranza dello stesso comune, due persone ritenute elementi di vertice del clan dei Casalesi Antonio Iovine ed Enrico Martinelli, entrambi di 48 anni e arrestati dopo lunghi periodi di latitanza, sette affiliati al gruppo camorristico attivo a San Cipriano d'Aversa e facente capo a Iovine.

L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata al sidnaco nella sua abitazione.

 

IL BOSS MANDAVA PIZZINI AL SINDACO - `Pizzini’ inviati dal boss dei Casalesi Enrico Martinelli al suo omonimo, sindaco di San Cipriano d’Aversa. E’ quanto emerso nel corso delle indagini che hanno portato all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare e all’arresto del primo cittadino del piccolo centro del Casertano, avvenuto all’alba nel corso di un’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Caserta e coordinata dalla Dda partenopea.

Secondo quanto accertato, anche grazie a una serie di intercettazioni, il sindaco Martinelli avrebbe ricevuto messaggi dal boss sia per ricevere precise disposizioni sull’assegnazione degli appalti pubblici ad imprese contigue al clan, sia per rimproverarlo di non aver eseguito i suoi `ordini’ alla perfezione. Alcuni `pizzini’, inoltre, come oggetto numerose vicende dell’amministrazione comunale e non mancavano di ricordare al politico che era stato eletto grazie ai voti del clan.

A certificare l’invio di messaggi al sindaco è stato il ritrovamento, l’11 maggio 2010, di un nastro carbo-grafico di una macchina da scrivere elettronica rinvenuta all’interno di un sofisticatissimo bunker sotterraneo, ricavato all’interno dell’abitazione di Danilo Raffaele Locusta, che era stato utilizzato da Martinelli durante la sua latitanza terminata nell’agosto 2007.

Nel covo, il boss aveva soggiornato con i propri familiari e aveva ricevuto anche persone fidate per effettuare il rendiconto delle attività illecite del clan. Dal nastro della macchina da scrivere sono stati estrapolati 35 pizzini scritti dal latitante, alcuni dei quali inviati proprio al sindaco Martinelli. I fatti contestati sono stati “ampiamente documentati - scrive in una nota il procuratore aggiunto della Dda, Federico Cafiero de Raho - con intercettazioni telefoniche e con materiale documentale”, appunto i `pizzini’.

Le indagini della Dda sono inserite nell’ambito delle investigazioni compiute, nel corso degli anni, per risalire ai componenti del gruppo che faceva capo dell’ex ‘primula rossa’ dei Casalesi, Antonio Iovine, e che ne aveva favorito la sua latitanza consentendo il mantenimento della leadership all’interno del clan. Tra i destinatari del provvedimento eseguito oggi c’è, infatti, anche Iovine e il suo luogotenente storico, Enrico Martinelli, entrambi già detenuti.

Il boss Martinelli è ritenuto uno dei personaggi storici della camorra casalese, fin dall’epoca di Antonio Bardellino.

Rivestendo le mansioni di killer, ha partecipato alla cruenta guerra intestina al clan dopo l’eliminazione di Bardellino, alleandosi con Michele Zagaria e Francesco Schiavone `Sandokan’.

Tristemente famosa - ricorda la Procura antimafia partenopea - la sua partecipazione alla cosiddetta `strage di Casapesenna’ del 1988 quando furono uccisi il killer calabrese Michele Pardea e Antonio Salzillo. Martinelli ha anche partecipato al quadruplice omicidio di Antonio Pagano, Giuseppe Gagliardi, Giuseppe Mennillo e Giuseppe Orsi, avvenuto a Casal di Principe il 22 aprile 1989.

Negli ultimi anni è stato vicinissimo ad Antonio Iovine e con lui, Michele Zagaria e altri 63 indagati, è stato destinatario di un’altra ordinanza cautelare, eseguita il 26 maggio 2008, per i reati di associazione camorristica, estorsioni e altro. Nel provvedimento dell’operazione ‘Galassia’ emerse il suo ruolo di controllo delle scommesse clandestine nel Casertano.