Torino, 5 aprile 2012 - E’ stata condannata all’ergastolo Maria Teresa Crivellari, la donna che, nel 2010, fece rapire la moglie del suo amante, Marina Patriti, la uccise somministrandole del veleno e poi la tenne seppellita per oltre otto mesi nel giardino di casa, a Sant’Ambrogio di Torino (Torino). Sono stati condannati a pene tra i 15 ed i 16 anni anche il figlio della donna, Alessandro Marella, e i due esecutori materiali del sequestro, Andrea Chiappetta e Calogero Pasqualino.

Il pubblico ministero Eugenia Ghi, aveva chiesto l’ergastolo per la Crivellari e 20 anni a testa per gli altri tre imputati. Il giudice oggi ha anche disposto risarcimenti di 300mila euro a testa per i tre figli della casalinga ammazzata, mentre nessnu risarcimento è stato liquidato al marito che anzi dovrà compensare le spese legali sostenute.

Prima della sentenza, l'imputata, rea confessa, ha chiesto scusa ai familiari della sua vittima. Crivellari ha letto una lettera con ha ammesso anche di avere calunniato Bellorio per ripicca. "Mi aveva illusa per anni di essere la donna della sua vita", ha detto. Poco dopo la lettura della sentenza, Guglielmo Patriti, padre della vittima, ha respinto le scuse: "Non me ne faccio nulla", ha detto.

Marina Patriti scomparve dalla sua abitazione di Bruino, nel torinese, dove abitava con i tre figli e il marito Giacomo Bellorio, nel febbraio 2010 e il suo corpo venne trovato solo 10 mesi dopo, a novembre, sepolto nel giardino della casa di Sant’Ambrogio di Torino della Crivellari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la Crivellari aveva sequestrato la Patriti per gelosia con l’aiuto di Pasqualino e Chiappetta e l’aveva poi uccisa nel suo garage nascondendone il cadavere in giardino con l’aiuto del figlio. Il processo si è svolto con il rito abbreviato.