Roma, 7 aprile 2012 - Oltre dieci suicidi nell’ultimo mese, una ventina dall’inizio dell’anno. Sono le cifre che raccontano la crisi che uccide. Bollette impossibile da pagare, pensioni falcidiate, debiti insormontabili e il cittadino disperato sacrifica sull’altare della vergogna la propria vita.

L’ultimo episodio a Napoli, due giorni fa. Un anziano disabile ha tentato di darsi fuoco durante la visita del premier Mario Monti. L’uomo, circa 50 anni, ha estratto da uno zaino una bottiglia di plastica piena di benzina. L’ha salvato la pronta reazione di un poliziotto. L’aspirante suicida deve avere un rimborso di oltre mille euro da parte della Asl che non arriva: "Non voglio chiedere la carità, voglio solo vivere dignitosamente”, ha spiegato fra le lacrime.

CGIA DI MESTRE: "AUMENTERANNO" - Dati che, secondo quanto segnala la Cgia di Mestre, non sono destinati a scendere. Tra il 2008 ed il 2010, segnala l'associazione, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficoltà economiche, hanno segnato un + 20%. La Cgia di Mestre, rifacendosi a dati Istat, ha calcolato che a fronte di 150 suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 (ultimo anno disponibile) i gesti estremi per motivi economici sono saliti a 187, mentre i tentativi di suicidio sono passati da 204 a 245.

Per il segretario, Giuseppe Bortolussi "è necessario intervenire con misure emergenziali. Nel 2011 ben 11.615 aziende hanno chiuso i battenti per fallimento, un dato mai toccato in questi ultimi quattro anni di grave crisi economica". Un record "che ci segnala quanto siano in difficoltà le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni che continuano a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese". La stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli a portare i libri in Tribunale.

Purtroppo, questo dramma non è stato vissuto solo da questi datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una nostra prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro. "La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi - prosegue Bortolussi - sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche".